La morte al tempo del colera2 min read

C’è molto di più del provare dolore per la morte, praticamente in contemporanea, di due amici  come Antonio Tomacelli e Franz Haas.

Il mondo del vino per certi versi è un meraviglioso giocattolo che fa sentire tutti, specie quelli che come me non devono zappare la terra, degli eterni ragazzi.

Incontri persone che si trasformano in amici, li vedi per anni, li frequenti, ci parli, ridi assieme, condividi ricordi e momenti importanti e questo ti porta a pensare che sarà per sempre.

Del resto se questo mondo ti fa sentire un ragazzo anche se hai 65 anni, trasforma in eterni ragazzi anche gli amici e così, quando in poche ore ti arriva la notizia della Morte di Franz  e di Antonio  non puoi fare a meno, nell’immediato, di stupirti.

Subito non provi dolore ma stupore, perché quelli che per te erano ragazzi in realtà avevano la tua età o erano un po’ più vecchi e, come te, usando una frase di un altro caro amico, avevano ormai da tempo la garanzia  scaduta.

Dopo lo stupore arriva il vuoto e il dolore, quello che  in questi tempi di moderno colera è una componente basilare della nostra società a cui abbiamo fatto il callo, dato che bollettini di centinaia di morti ci arrivano giornalmente.. Ma quello che ci arriva dai canali di informazione assomiglia a quando ti dicono che hanno rubato in casa di qualcuno: ti dispiace , certo, ma poi ti guardi attorno e trovi tutte le tue cose al loro posto.

Ieri invece il grande ladro è entrato in casa mia, in quella condivisa di noi tutti e ci ha portato via Antonio e Franz. Ancora non mi capacito che possa essere successo, che dopo tutto siamo attaccati a un filo, molto meno robusto di quello d’acciaio della seggiovia dove Franz è stato colpito dall’infarto.

La morte di un amico crea un vuoto, quella di due scava una voragine e non ho la forza e il coraggio di pensare al dolore dei familiari a cui le mie lacrime servono ben poco.

No, non brinderò alla loro salute, non ce la faccio! Non posso risolvere queste due tragedie con un calice di vino. Non posso fare un gesto  che non scaccerebbe nulla.

Molto meglio  parlare all’eterno ragazzo che mi ostino a essere e ripensare, come se ricomponessi i petali di una margherita di ricordi, tutti i momenti in cui loro due mi hanno insegnato qualcosa, in cui ho rappresentato qualcosa per loro. Solo così, petalo dopo petalo, fiore dopo fiore, potrò riguardare il prato spelacchiato della mia vita e dare un senso alla stramaledetta domenica in cui due cari amici ci hanno lasciato.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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