La Doc Roma impone per disciplinare il peso minimo delle bottiglie, complimentoni!2 min read

In tempi in cui si fa un gran parlare di sostenibilità e piano piano l’idea che usare bottiglie leggere  sia un punto basilare per la salvaguardia dell’ambiente, ci giunge la notizia che nella bozza del nuovo disciplinare della Doc Roma, che però pare sia stato approvato dall’assemblea dei soci pochi giorni fa,  tutto questo viene spazzato via da una regola che stabilisce un peso minimo per le bottiglie.

Attenzione, non massimo come sarebbe auspicabile per tutte le DOC, ma minimo: in particolare per le bottiglie da 750 ml il peso minimo della bottiglia sarà di 550 grammi!

Non credevamo ai nostri occhi e abbiamo dovuto leggere più volte l’articolo che, se approvato, regolamenta questa presa di posizione non solo antistorica ma contraria a tutto quanto è stato fino ad oggi detto sul Carboon Footprint e sull’inquinamento causato dalle bottiglie inutilmente pesanti.

Così in tempi di notevole inquinamento e in un territorio che cerca di rialzarsi da grossi problemi relativi anche allo smaltimento dei rifiuti, la DOC che prende il nome da Roma, dalla Capitale d’Italia pare proporre urbi et orbi di inquinare di più con bottiglie più pesanti e di questo non lascia la scelta ai produttori ma lo impone per disciplinare.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i candidati a Sindaco di Roma, che magari stanno basando la loro campagna elettorale su una diminuzione dei rifiuti e su una gestione migliore di tutta la  filiera: dalla nascita del prodotto allo smaltimento.

Ma fuori da Roma il problema sarà ancora più grave perché ogni bottiglia che andrà per il mondo di questa denominazione, potrebbe essere l’emblema di una scelta antiecologica e magari si parlerà più delle bottiglie pesanti PER LEGGE che del vino che contengono.

Mi sembra strano che i produttori abbiamo approvato una regola che presta così il fianco alle critiche. Nella nostra battaglia oramai più che decennale contro il vetro inutilmente pesante (che inquina di più in produzione, all’imbottigliamento, nello stoccaggio, nella spedizione e nel riciclo) mai avremmo pensato che una denominazione potesse arrivare a tanto.

Questo perché oramai i segnali sono chiari, vanno nella direzione opposta e vengono non solo dai produttori ma da associazioni importanti come Albeisa che, con 40 milioni di bottiglie all’anno, sta sempre più utilizzando bottiglie da 450 grammi con uno studio per bottiglie da 420 grammi.

Ma si potrebbe fare molto di più e infatti molti produttori utilizzano bottiglie da 350/380 grammi e non hanno mai avuto una rottura.

Pensate invece a quelle delle DOC Roma, dove magari se passa il concetto che il  peso “minimo” è 550 grammi ogni produttore si sentirà autorizzato a “fare bella figura” e magari utilizzare bottiglie molto più pesanti.

Cari produttori della DOC Roma, se siete ancora in tempo perché non ci ripensate?

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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