In Australia usano bottiglie leggere per vendere di più!3 min read

Devo fare i complimenti a Wine Meridian e a Fabio Piccoli! E’ sicuramente l’unico giornale online sul vino che, in Italia, permette di spaziare sull’universo mondo enoico. Ma il bello del giornale è che non esce giornalmente dai nostri confini per incontrare il vino di nicchia X  o il produttore di sei barrique Y, bensì offre un quadro che potrei definire “macroeconomico” sul vino italiano all’estero e su quello che di importante accade sui principali mercati mondiali del vino, sia come consumo che come produzione. Poca poesia e tanta bella e concreta “prosa”: molte notizie utili per chi è interessto al vino a livello planetario, ai suoi meccanismi commerciali e  non si ferma a quello di nicchia.

Per esempio oggi ho trovato un articolo che sembrava ritagliato per Winesurf, dal titolo  Nell’acquisto del vino anche l’occhio vuole la sua parte, incentrato su quanto ha pubblicato la rivista online australiana Winetitles Media dopo aver intervistato grafici e designer, non solo sulle etichette ma anche, naturalmente, sulle bottiglie.

Vengono fuori cose interessanti e in qualche caso abbastanza istintive, come i consumatori “base” che si aspettano che dentro a una bottiglia da 1200 grammi (e dal costo, per il solo vetro di più di 3 dollari!) ci debba per forza essere un vino di qualità.

La forma incide anche sulla percezione delle caratteristiche del vino: hanno chiesto le caratteristiche di due vini in bottiglie diverse: la prima era una bordolese a spalla alta e il vino è stato definito potente, di struttura e tannico, mentre la seconda era una borgognotta è il vino è stato descritto come elegante e rotondo: peccato che nelle bottiglie ci fosse lo stesso vino!

La cosa che mi ha colpito di più però è stata quando un designer ha affermato che diverse aziende vogliono delle bottiglie leggere non tanto perché sono convinte di fare qualcosa di green e di avere un basso Carbon Footprint ma perché “E’ uno stratagemma di marketing utilizzato senza alcuna forte convinzione ambientale”.

Capite? In Australia e Nuova Zelanda si utilizzano bottiglie leggere perché fanno vendere più vino! Siamo veramente agli antipodi, in tutti i sensi.

Ma facendo una breve riflessione mi è venuto da pensare che il marketing  nel mondo del vino si basa sul vecchio principio che l’essere umano è attratto dalle sirene. Non importa che le sirene non esistano, basilare è credere in quello che ti immagini, in una visione che ti promette qualcosa che in realtà non avrai.

Lo studio della bottiglia adatta per il mercato adatto è proprio questo: far cadere l’occhio su una sirena, che ti ammalia e ti far venir voglia di pensare che in lei ci sia qualcosa di positivo, di buono. I marinai esperti  e chi conosce un po’ il mondo del vino non vengono abbindolati da questi richiami, ma tutti gli altri si e non per niente profilerano  bottiglie  “sirena” che strizzano l’occhio al consumatore sprovveduto.

Questo lo sappiamo da tempo: la novità è che dal continente australe arriva un segnale importante: dei produttori che si comportano “al contrario” rispetto alla moda imperante in Italia, utilizzando bottiglie leggere per vendere di più, magari tra fasce di consumatori che ricercano prodotti biologici e verdi.

Meditiamoci sopra.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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