InvecchiatIGP. Rosso di Montalcino Collemattoni 2013: un Brunello sotto mentite spoglie2 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Oramai il Rosso di Montalcino è un vino di cui si parla molto e su cui i produttori ilcinesi, con il consorzio in testa, stanno puntando.

L’idea è quella di un vino rosso giovane ma gagliardo, che presenti anche buone capacità di invecchiamento. Questa “versione” del Rosso di Montalcino sembra accettata da tutti ma in passato non è stato certo così.

Si andava da rossi abbastanza leggeri e freschi a dei veri e propri Brunello travestiti da Rosso.

Questo Rosso di Montalcino 2013 fa sicuramente parte della seconda tendenza o forse (sto scherzando) è un Brunello che è stato etichettato come Rosso di Montalcino.

Certo è che dalla potenza olfattiva, dove ancora del buon legno deve essere completamente armonizzato e  la nota balsamica e officinale  è imperante ma mediata da fini note fruttate, ci si aspetta qualcosa di diverso e “di più” che un Rosso di Montalcino. Forse sarà merito anche dell’annata 2013, una delle poche fresche degli ultimi 10 anni, che mantiene in perfetta giovinezza la parte aromatica.

Al palato ritroviamo non solo freschezza ma una potenza importante con tannini adesso dolci ma presenti.

Devo ammettere che in generale i vini di Collemattoni  si esprimono meglio col tempo ma questo Rosso di Montalcino è ancora giovane e promette di rimanerlo per diversi anni.

Se ne avete qualche bottiglia in cantina provate a stapparla tra cinque/sei anni e sono convinto che direte “Ma che bel Brunello!”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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