InvecchiatIGP: Fiano di Avellino DOCG Colle dei Cerri 2008, Di Meo2 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Ho avuto modo di scriverlo in più di una occasione, ma vale sempre la pena di ricordarlo e non solo perché repetita iuvant ma anche perché la memoria collettiva si sta smaterializzando come il calcolatore Al in 2001 Odissea nello Spazio.

Era l’ormai lontanissimo 1993 quando ebbi occasione, proprio nella cantina di Roberto e Generoso Di Meo, di provare dei vini bianchi dimenticati da alcuni anni e scoprire dunque la bontà del Fiano di Avellino come poi tanti studi scientifici hanno confermato. Si tratta di una delle uve bianche più preziose e interessanti in assoluto.
Ci è voluto tanto per avere produttori che uscissero in commercio con qualche vendemmia di ritardo: il primo fu Mastroberardino con il suo More Maiorum all’inizio degli anni ’90, poi nel 1997 Antoine Gaita e Guido Marsella partirono con una annata di ritardo, seguiti poi piano piano da parecchi altri produttori.

Dopo 20 anni di attesa finalmente è stato riconosciuto il termine Riserva al Fiano di Avellino. Roberto Di Meo ha iniziato ha commercializzare i vini facendoli sostare molto a lungo sulle fecce e negli ultimi anni la reputazione dei suoi vini è enormemente cresciuta, ormai è accreditato nei migliori ristoranti sempre più assetati di bianchi invecchiati.
A differenza del Greco Vittorio  e dei Fiano Alessandra ed Erminia, il Colle dei Cerri 2008 fresco di uscita è un Fiano che fermenta e si eleva in tonneaux senza conoscere l’acciaio perché poi attende altri tre anni in bottiglia prima di essere messi in commercio.Si tratta di uno dei pochi cru che può vantare l’Irpinia, nasce dall’omonima vigna piantata nel 1995 a Salza Irpina dove ha sede l’azienda.

Il risultato finale potrebbe confondere molti appassionati della Borgogna. Il naso esprime un’ampia complessità in cui riconosciamo la frutta matura, le note ancora fresche balsamiche, sbuffi di pasticceria che ritroviamo anche al palato con molta chiarezza. Qui il vino si esprime con molta forza ed eleganza al tempo stesso, il sorso, freschissimo, è arricchito da una buona struttura, alcol e  legno appaiono perfettamente bilanciati.

Un grandissimo vino destinato a camminare ancora per molti anni.

www.dimeo.it

Luciano Pignataro

Luciano Pignataro è caporedattore al Mattino di Napoli, il suo giornale online è Luciano Pignataro Wineblog.


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