InvecchiatIGP. Barolo Bricco Cerretta 2001, Schiavenza: poteva andare meglio…3 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Sono passati vent’anni da quando sono andato a trovare Luciano Pira nella sua azienda a Serralunga d’Alba, ricordo che poi mi fermai a cena presso la sua trattoria, dove mangiai benissimo, tanto che ci tornai in più occasioni, considerandola uno dei punti di riferimento in Langa.

Assaggiai per la prima volta il Bricco Cerretta 2001 dalla botte, ricordo che era austero, tannico, di nerbo, ma davvero terragno e profondo, c’era solo da aspettare che finisse il suo percorso.

Nel 2006 finalmente lo riassaggiai dopo che aveva finito l’affinamento in bottiglia ed ebbi la conferma di non essermi sbagliato. Ora sono 22 anni dalla vendemmia, perfetti per verificarne anche la tenuta nel tempo.

Mentre lo lascio ossigenarsi nel calice, noto che il colore è granato con unghia tendente al mattonato e mi arrivano profumi decisamente terziari; tenendo conto che il tappo era in condizioni perfette e non ho avuto alcun problema ad estrarlo, vengo colto da una leggera preoccupazione… forse non ce l’ha fatta, penso.

Agito dolcemente il calice per vedere cos’altro mi racconta, se l’aria gli sta facendo bene: va meglio, ma le note di funghi, sottobosco, terra umida, goudron, spezie camaldolesi non sembrano voler lasciare spazio al frutto. Dopo circa 20 minuti la situazione cambia, i profumi precedenti sono più celati, emerge la prugna e la confettura di ciliegie, si aggiungono cuoio e tabacco, liquirizia, leggero chiodo di garofano.

In pratica ho di fronte un vino maturo ma non stanco, testimoniato anche dall’affiorare di sfumature di arancia rossa, forse non tutto è perduto.

Bene, assaggiamolo… tenendo conto che è stato coricato nella mia cantinetta a temperatura di 12-13 gradi, mi sembra comunque abbia tenuto meno di altre bottiglie, perché anche al palato la sensazione è piuttosto incerta, le note evolute sono evidenti e stonano con un tannino ancora aggressivo, virile stile Serralunga. Sembra come se non sia riuscito a trovare la quadra, passando progressivamente alla terza età senza averne acquisito la saggezza.

Che dire, non è certo da buttare ma mi aspettavo di meglio, non credo abbia ulteriori chances future, del resto non sempre tutto può andare al meglio e noi IGP diciamo sempre la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, è questa la nostra garanzia.

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani è il direttore di Lavinium. È anche un appassionato e bravissimo fotografo.


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