Dopo il Collio è la volta del Consorzio Friuli Colli Orientali e del suo presidente Paolo Valle.
Winesurf. “La prima domanda non è una domanda ma voglio farti e farvi i complimenti per quella bellissima pubblicazione sulla vendemmia che fate ogni anno. Veramente una cosa semplice ma chiara e esaustiva, comprensibile e nello stesso tempo approfondita. Bravi! Dovrebbero farla tutti i consorzi di tutela.”
Paolo Valle “Grazie, mi fa molto piacere perché è un’ opera a cui teniamo molto. Nasce come idea agli inizi del 2000 e viene sviluppata dal 2006: è un libro che parla dell’andamento dell’annata viticolo, metereologico e agronomico dei nostri quasi 2400 ettari di vigneto, che vengono monitorati attentamente durante tutto l’arco dell’anno, dalla fioritura alla vendemmia.
W“Oltre ad essere 2400 gli ettari nei Colli Orientali sono spalmati anche in un territorio molto allungato e che varia moltissimo.”
P.V. “Si, considera che quando sono stati creati Friuli Colli Orientali e Collio, visto che esistevano le provincie, la fascia collinare della Provincia di Udine venne chiamata Colli Orientali del Friuli e quella di Gorizia, Collio. Le due fasce sono rimaste ben divise, anche per peculiarità e storia. Pensa che in passato tra Colli Orientali e Collio passava il confine austriaco.
W. “Se dovessi dirmi una differenza sostanziale tra le due zone, quale sarebbe? Perché un vino dei Colli Orientali è diverso da uno del Collio?
P.V. “Ti parlo adesso anche da ex produttore del Collio, dove la mia famiglia ha fatto vino per quasi 54 anni”
W. “Quindi hai una bella storia alle spalle?”
P.V. “Quando mio padre ha iniziato a imbottigliare vini, non esistevano le denominazione di origine, anzi non esisteva neanche il Friuli, in senso enologico, come è conosciuto oggi. Le prime bottiglie di mio padre, siamo tra il 1954 e il 1956, se le andava a vendere in città e nessuno conosceva questi vini”
W. “Che vini erano?”
P.V. “Erano le prime bottiglie di vini varietali, che adesso tutti producono ma allora non esistevano: è stata un’invenzione di mio padre e dei primi pionieri del vino friulano di qualità.”
W. “E chi erano questi pionieri?”
P.V. “Tutti e due i Felluga, Livio e Marco, Volpe Pasini, Michele Formentini e diversi altri che adesso non mi ricordo, oltre a vari marchi storici di famiglie nobiliari che però con la fine della mezzadria iniziarono ad avere problemi.”
W. “Grazie per queste informazioni storiche, però ancora non mi ha detto almeno una differenza tra un vino del Colio e del Friuli Colli Orientali!”
P.V. “Dal punto di vista tecnico sul Collio è in generale più difficile piantare e gestire il vigneto. La fortuna di alcune zone del Collio, tipo a nord-est, è avere flussi “freddi” dalla Slovenia che quindi portano a vini più aromatici, più fini ed eleganti, anche se dipende poi da come uno vinifica e qui l’uomo e le sue idee fanno differenze notevoli. La collina dei Colli Orientali è più dolce e più facile da lavorare .Sono colline che di solito arrivano attorno ai 200-220 metri di altezza, anche perché se andassimo più in alto, e verso la zona nord della denominazione sarebbe possibile arrivare anche ai 500 metri, la vite non si svilupperebbe bene e avrebbe molti problemi. Inoltre andando verso nord la ponca (il tipo di terreno dei Colli Orientali e del Collio. n.d.r.) è più dura e difficile da lavorare.”
W. “A proposito di difficoltà, veniamo ad oggi. Come si muovono, se si muovono, i mercati?”
P.V.” Il mondo è diventato schizofrenico, i parametri sono saltati: La Finlandia , me lo dicevano poche ore fa, ha chiuso i confini e i prodotti alcolici non possono entrare, L’Inghilterra e gli Usa invece ricevono ancora vino. Visto che le norme che abbiamo in Italia per il coronavirus sono state adottate anche da vari stati americani, lì i locali sono chiusi. Un’ azienda che ha vendite solo nel settore Horeca adesso, sia in Italia che in moltissime parti del mondo, è completamente ferma, mentre stanno lavorando con numeri sempre più crescenti le aziende che lavorano con la GDO e con i canali internet. Purtroppo in Italia quest’ultimi non sono molto sviluppati, ma ti posso garantire che negli Usa, in Giappone e Inghilterra sono molto potenti e fanno numeri. Però bisogna vedere finché dura. Questi due canali danno soddisfazioni ma io credo non potrà durare a lungo, anzi mi auguro che così non potrà essere a lungo, altrimenti saremmo messi male per mille altri motivi. Questa è la situazione ad adesso (26 marzo, n.d.r.).”
W. “Domanda che ho fatto anche al presidente del Collio: Una buona parte delle cantine sono piccole o medio piccole a conduzione familiare. Quale sarà secondo te il punto di non ritorno?
P.V. “In cuor mio spero mai.”
W. “Questo anch’io ma per esempio David Buzzinelli mi parlava di un problema di liquidità.”
P.V. “Il problema di liquidità ce l’hanno sia le piccole che le grandi e forse più le grandi, fermo restando che le grandi, quelle che fanno milioni di bottiglie, da noi non ci sono. Le aziende piccole se non hanno costi fissi (dipendenti etc.) possono “tirare la cinghia” e andare avanti, cercando di non fare spese e purtroppo anche investimenti. Il problema della liquidità è IL grosso problema. Tant’è che lo abbiamo detto, FCO e Collio assieme, in Regione e a livello politico. Fermo restando che parlare mentre muoiono centinaia di persone al giorno è molto difficile, il nostro problema verrà alla fine dell’infezione da coronavirus, quando la crisi sanitaria sarà terminata e riapriranno i locali che, temo, non avranno la forza economica per ordinare o riordinare delle merci. Le aziende che hanno messo “fieno in cascina” in passato, ce la faranno, magari con difficoltà, le piccole o piccolissime, come detto sopra, andranno avanti. Le altre… non so. Come data estrema io non riesco a concepire lo stop attuale fin oltre la fine di maggio. Se dovesse prolungarsi non so proprio che consigli dare. Come Collio e FCO stiamo comunque studiando piani di promozione in mercati che si andranno a riaprire nei prossimi mesi: parlo dell’Estremo Oriente , Cina compresa.”
W. “Hai già risposto in parte alla successiva domanda, cioè se non sarebbe giusto mettere assieme le forze dei due consorzi”
P.V. “Come presidenti e come produttori siamo sulla stessa lunghezza d’onda. In zona c’è sempre stata diffidenza tra produttori, più che diffidenza una sana concorrenza. Adesso però il mondo è sempre più globale, cerchiamo di andare avanti assieme focalizzandoci sui nostri punti in comune. Produciamo praticamente nell’intera la zona collinare del Friuli Venezia Giulia e abbiamo sempre prodotto vini di alta qualità. Non abbiamo, purtroppo, mai sfondato realmente nelle vendite. Non abbiamo grandissime cantine, tipo quelle che producono dieci milioni di bottiglie, ma nemmeno cinque. Siamo piccole aziende e le le piccole aziende hanno solo uno sbocco sul mercato, quello della qualità. Come sai Il primo fattore della qualità è il terreno, l’ambiente: in questo caso la collina friulana e uno degli ambienti top; per i bianchi in assoluto e, con il cambiamento climatico, anche per i rossi.”
W. “Archiviato Vinitaly 2020, contento?”
P.V. “Contento si ma anche un po’ dispiaciuto perché noi ci stavamo organizzando per farlo. Comunque hanno fatto benissimo a rinviarlo, anche perché per noi friulani andare a Vinitaly sarebbe stato un mezzo disastro: come detto le cantine sono molto piccole e fare il Vinitaly e gestire la vigna sarebbe stato quasi impossibile e ci avrebbe portato ad un Vinitaly monco.”
W. “Ultima domanda, quando non bevi i vini Dei Colli Orientali, cosa bevi!?”
P.V. “Bella domanda: io sono uno che beve di tutto. Sono nato tra tini e vasche, papà mi ha insegnato ad assaggiare il vino, purtroppo noi siamo assaggiatori di vino, non bevitori di vino.”
W. “Ma cosa bevi?”
P.V. “Mi piacciono soprattutto i bianchi, però amo anche i rossi e i vini francesi.”
W. “(scherzando) Continui a essere un po’vago.”
P.V.“Posso dorti che amo molto i Sauvignon della Loira e la Entre deux mers”
W. “Quindi vini dove c’è sempre di mezzo il sauvignon.”
P.V. Si, anche se recentemente ho assaggiato dei Sauvignon della Nuova Zelanda che non mi sono piaciuti. Ma in generale oggi i vini sono buoni ovunque: pensa che ho assaggiato vini dalla Bolivia e dall’Uruguay molto buoni . Il bello del mondo del vino oggi è che si tratta veramente di un fenomeno mondiale.”