Interviste Covid-19. Matilde Poggi, Presidente FIVI: “Il governo sta varando le misure che avevamo chiesto.”9 min read

Intervistiamo Matilde Poggi,  Presidente di FIVI, associazione che attualmente raggruppa quasi 1300 viticoltori.

Winesurf “Buongiorno Matilde, la prima domanda non è una domanda ma vi faccio i complimenti perché, lo ha ammesso anche il Vinitaly, li avete convinti a rimandarlo al 2021. Siete una potenza!”

Matilde Poggi “Non credo sia stato il nostro intervento a farli decidere, ma non c’erano le condizioni per farlo, specie per un vignaiolo che ha forse i mesi più impegnativi di lavoro (vendemmia esclusa) in maggio e giugno. Per noi era impossibile pensare che dei vignaioli potessero prendersi da 4 a 6 giorni per andare a Verona. Immaginare di fare un grande evento a giugno era impossibile, anche se adesso sembra che i contagi stiano calando e comunque tutte le fiere del vino sono molto delicate sotto questo punto di vista.”

W. “Quanti siete in FIVI adesso?”

M.P. “Siamo circa 1300.”

W. “In FIVI ci sono grandi cantine dal punto di vista numerico?

M.P. “Non ci sono grossi produttori. La stragrande maggioranza sono piccoli, ma ci sono anche aziende che hanno 50 ettari di vigna, però quello che ci interessa è che tutta la filiera sia seguita dalla stessa persona, cioè che il vignaiolo sia colui che gestisce la vigna, che vinifica e che imbottiglia e che non si serve per vendere di una società commerciale a latere.”

W. “Leggevo proprio ieri un comunicato del Presidente del consorzio delBardolino e del  Chiaretto che diceva come nei primi tre mesi dell’anno abbiano aumentato le vendite, grazie alla GDO e non solo. Visto che lei produce proprio quel vino può confermare questo dato?”

M.P. “Io non vendo in GDO ma nel canale Horeca e all’estero, quindi non saprei dire. Probabilmente il primo trimestre per alcune aziende può portare a numeri importanti. Per esempio dopo il “No ai dazi” di Trump abbiamo spedito molto vino, quindi è probabile che ci possano essere state delle vendite interessanti, anche perché su tre mesi il canale ristorazione è stato fermo solo un mese.  Ma la cartina tornasole sarà questo trimestre, da qui a giugno, perché adesso si vedrà il peso della ristorazione ferma. Inoltre mi domando un’altra cosa e cioè quel vino che abbiamo venduto nello scorso trimestre quando lo incasseremo?”

W. “Questa è, purtroppo, l’altra faccia della medaglia.”

M.P. “I ristoranti hanno chiuso e la stragrande maggioranza delle ricevute di marzo sono tornate indietro, cosa che non era più usuale, anche in Italia. Sono molto preoccupata perché mi dispiacerebbe tanto si creasse una spirale negativa per cui il ristorante non paga il vino, il produttore non paga le bottiglie, chi produce bottiglie non paga i suoi fornitori e avanti così.”

W. “problema non da poco.”

M.P. “Certo, quando i ristoranti riapriranno dovranno in primo luogo far fuori il vino in magazzino e prima che si metteranno a riacquistare di nuovo ne passerà di tempo. Ho sentito anche che qualche ristoratore ha detto che alla riapertura prenderà solo vino in conto vendita: questo assolutamente no! Non si può pensare che i produttori di vino siano una categoria da trattare a questo modo: il vino si compra e si paga, come gli altri prodotti. Non lo voglio sentir nemmeno dire e se qualche produttore si presterà a questo sistema sbaglierà e farà del male a tutta la categoria.”

W. “Il Governo ha varato o sta varando delle misure: vi soddisfano oppure cosa chiedete?”

M.P. “Oggi non sono ancora riuscita a leggere i giornali però che quelle messe in campo dal Governo siano proprio le misure che noi avevamo chiesto. Avevamo chiesto di prorogare tutti i bandi OCM, PSR, Piani di riconversione dei vigneti e questo è stato fatto.  Il discorso della liquidità era proprio il pilastro delle nostre richieste: noi crediamo che un vignaiolo indipendente abbia bisogno di maggior liquidità perché deve continuare a lavorare ed ha così un flusso di uscite costanti a fronte di incassi che sono praticamente nulli. In questi giorni hanno parlato anche di distillazione…”

Consiglio FIVI.

W. “Proprio questo le volevo domandare: cosa pensa della distillazione di crisi?”

M.P. “E’ vero che c’è una grande necessità di alcol ed è sicuramente intelligente distillare del vino più che  importare del grano dall’estero per distillarlo, però non credo che questa sia la soluzione per i soci FIVI e non credo che aderiranno se la misura verrà varata. Credo per noi sia molto più interessante avere liquidità per potere, anche, stoccare il vino. Non c’è interesse a distillare il vino a 20/30 centesimi al litro. Ieri ho parlato a lungo con dei colleghi francesi: là stanno parlando di distillazione, ma il prezzo su cui stanno convergendo è 80 centesimi. A questo prezzo se ne può parlare ma a 20/30 centesimi non credo che un vignaiolo sia interessato, perché sono misure fatte per le grandi aziende, non per i piccoli. In Francia pensano che distillare voglia dire aiutare il produttore: a 80 centesimi lo puoi aiutare ma a 25/30 centesimi non lo aiuti di certo.”

W. “Cosa vede di diverso, rispetto a due mesi fa, nel mercato del vino del futuro? Crede che qualcosa cambierà e cosa?

M.P. “Credo che questa crisi stia cambiando molte cose: penso che ci dovremo reinventare un nuovo sistema, anche produttivo, diverso da prima. Per esempio la vendita online è esplosa e quindi credo che si svilupperà ulteriormente anche in futuro. Sicuramente ci sarà un’altra geografia dei consumi e qualche azienda, magari qualche ristorante, dopo questa botta non riaprirà mai più. Cambierà anche il modo di fare turismo. Spero che si possa meditare di più su questo tipo di mondo, basato su una finanza che dirige  un po’ tutti i traffici: spero quando sarà passato il momento dell’emergenza sanitaria questo tema rimanga ben presente. MI auguro che non ritorneremo alla vita di prima senza pensare a quello che abbiamo vissuto adesso.”

W. “A proposito di futuro, visto che sarà sicuramente uno dei temi del domani.  Biologico, biodinamico, tradizionale: qual è la posizione della FIVI?”

M.P. “La FIVI non ha posizione perché noi rappresentiamo una categoria di produttori e non siamo interessati al loro sistema produttivo. E’ vero che ci sono dei vignaioli della FIVI biologici ma non è assolutamente un requisito interno, non è una cosa su cui puntiamo. Noi puntiamo a rappresentare presso le istituzioni il nostro tipo di azienda. Credo però che la sostenibilità e quindi il biologico, il biodinamico , l’attenzione alla nostra vigna sia uno dei temi che raffiigura molto un vignaiolo FIVI: noi abbiamo la vigna e il nostro patrimonio è tutto lì e quindi siamo particolarmente interessati a preservarlo.  Non dimentichiamoci che comunque la natura ci sta dicendo qualcosa, che si sta ribellando e credo che un’attenzione maggiore alla terra e a madre natura sia assolutamente doverosa da parte di tutti.”

W. “Come anche lei ha detto questi sono momenti di riflessione: in quest’ottica se dovesse evidenziare i principali errori nel mondo del vino pre-covid, quali segnalerebbe?”

M.P. “Dico sempre che un errore che noi italiani spesso facciamo  è che siamo sempre troppo pronti a seguire le mode, mentre nel vino ci può essere una tendenza, ma non una moda. Il vignaiolo deve essere fedele al proprio territorio, alla propria vigna, a quello che è il suo patrimonio e quindi cercare di adeguare la sua produzione a quello che chiede il mercato per me è un grosso errore. La rincorsa al rifermentato o alla bollicina rosa, tanto per dire. Lasciamo invece che ogni territorio esprima il massimo della sua natura, perché non si fanno gli stessi vini dappertutto. Non corriamo dietro alla moda perché saremo sempre perdenti e in ritardo, visto chei tempi della vigna sono più lunghi delle mode. Quello che un vignaiolo deve fare è di essere lui quello che detta la tendenza dei suoi vini e quindi indirizza il mercato verso i suoi vini. Ho visto tante volte richieste di cambio di disciplinare per assecondare tendenze di mercato, ma quando i disciplinari erano pronti le tendenze eran già cambiate. L’Italia è un paese meraviglioso, con vigne ovunque: ogni angolo ha la sua specificità, il suo vitigno tipico, le sue tradizioni. Restiamo fedeli a quello! Anche se siamo grandi produttori, abbiamo comunque delle microaziende, dei microterroir: cerchiamo di dare valore a questo. Un’altra cosa importantissima riguarda la promozione che deve essere unificata: deve esserci un  ente che porta avanti il made in Italy, con un logo ben distinto, con un’immagine ben distinta. Abbiamo i più grandi stilisti del mondo, facciamogli fare uno studio per un marchio italiano che identifichi le nostre bottiglie in Italia e nel mondo. Deve essere un marchio evocativo perché ricordiamoci che l’Italia è il paese più bello del mondo, sfruttiamolo!”

W. “E all’opposto: quali saranno le grandi opportunità  che , dopo il Covid-19, il mondo del vino ha davanti?

M.P.“Le grandi opportunità saranno quelle che abbiamo detto prima: lavorare per essere più sostenibili, più pronti a capire quello che succederà dopo, quindi anche il sistema distributivo dovrà cambiare.”

W. “A proposito di cambiare, il vostro mercato di Piacenza non cambia, rimane sempre nella stessa data?”

M.P. “Per il momento Piacenza è assolutamente confermata.”

W. “Forse quest’idea vi toccherà nel vivo come organizzatori di Piacenza,  ma rendere gratuite per tutti i produttori le fiere del 2020, con i costi che si ripartiscono tra minor introiti degli organizzatori e biglietti più cari per gli appassionati, come la vede?”

M.P. “In realtà da quando abbiamo iniziato a fare il mercato di Piacenza il nostro sogno sarebbe stato quello di non far pagare niente al vignaiolo che partecipa. Ancora non ce la facciamo, ma Piacenza non è una fiera ma un mercato e quindi si vende vino: noi speriamo in futuro, grazie magari ad una percentuale sul venduto di tutti i produttori, di pagare i costi senza gravare sui vignaioli. Quindi sarei proprio d’accordo sul non far pagare i produttori.”

W. “Domanda da un milione di dollari: Cosa beve la Presidente FIVI quando non beve Bardolino e Chiaretto?”

M.P.“Bevo molto volentieri vini di altri vignaioli FIVI…”

W. “(scherzando) Non se la cava così, voglio i nomi!”

M.P. “Anche se non sempre bevo gli stessi vini devo dire che uno dei miei vini preferiti è la Schiava dell’Alto Adige. Una volta in un convegno mi chiesero cosa avrei voluto produrre al posto del Bardolino; c’era chi diceva Pinot Nero, chi Riesling, chi Champagne, chi Barolo. Invece io dissi che avrei voluto produrre una grande Schiava, anche perché è un vino che sento molto vicino, producendo Bardolino dal 1984. Inoltre mi piacciono molto i bianchi campani, quelli altoatesini e poi, anche se adesso non andrebbe detto perché dovremmo bere italiano, mi piace molto lo Champagne.”

W. “Grazie mille Matilde per la disponibilità.”

M.P. “Grazie e speriamo di vederci al Mercato FIVI di  Piacenza.”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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