Interviste al tempo del Covid-19: Silvano Brescianini, Presidente Consorzio Franciacorta4 min read

Continuiamo le nostre interviste al tempo del Covid-19 con Silvano Brescianini, Presidente del Consorzio Franciacorta.

Winesurf “La prima domanda è purtroppo d’obbligo: visto che la Franciacorta si trova  tra Brescia e Bergamo, com’è la situazione sanitaria?”

Silvano Brescianini “Onestamente è difficile rispondere, nel senso che siamo tutti con le aziende chiuse o parzialmente chiuse: con le nuove normative è chiuso anche il consorzio e quindi non è che abbia il polso della situazione,  per cui le informazioni non girano velocemente. Però non mi risulta vi siano particolari problemi nel territorio della Franciacorta.

W. “Meno male, ma le attività in campagna e in cantina sono consentite?”

S.B: “Sono consentite anche dal nuovo decreto, anche se in campagna è un periodo tranquillo: la stagione non è ancora partita e meno male abbiamo già finito di legare e di potare. Qualcuno fa manutenzione al vigneto oppure pianta nuove vigne.  In cantina si può lavorare con tutte le precauzioni del caso.”

W. “Parlavi di lavori in vigna: rispetto a vigneti che devono produrre vini bianchi o rossi, ci sono momenti in cui si deve lavorare in maniera di versa per produrre vini da base spumante?”

S.B. “Ci sono ma non adesso: soprattutto possiamo parlare della gestione della chioma nell’ottica data dalla stagione. Bisogna stare molto attenti a non avere scottature, per cui se la stagione è secca la chioma deve fare anche da ombrello ai grappoli, mentre se la stagione è piovosa servirà maggiore areazione per evitare muffe. Le differenze sono più nel finale della stagione che non all’inizio.”

W. “In cantina adesso quali operazioni vengono fatte adesso?”

S.B.“Questa è la stagione in cui si fanno i tiraggi e si preparano i vini per i prossimi anni.”

W.“Mi puoi dare qualche dato numerico sulla Franciacorta?”

S.B.“ Certo! 116-117 aziende iscritte al Consorzio, gli ettari a DOCG sono circa 2700, lo scorso anno abbiamo spedito, circa 17.500.000 bottiglie.”

W. “La Franciacorta ha come caratteristica quella di avere un mercato prevalentemente italiano: com’è la situazione adesso?”

S.B. “Bella domanda! E’ praticamente tutto fermo, c’è qualche spiraglio per la GDO e anche per chi vende online, però il grosso della nostra clientela è nel mondo Horeca e questo è bloccato al 100% . E’ un disastro per la categoria Horeca e di conseguenza per noi che la riforniamo. Siamo in una situazione mai vista e particolarmente pesante.”

W. “Visto che stiamo tutti più in casa, cosa fai e cosa stappi di solito?”

S.B. “Sono anch’io a casa e cerco di lavorare da remoto. Ho avuto tempo per rimettere a posto un po’ la cantina e così adesso sto assaggiando bottiglie che non ricordavo di avere. Ieri sera ho aperto un Pinot Bianco di Mannincor. Tendenzialmente sono per le bollicine e per i bianchi, però in questi giorni ho aperto anche un Chianti Classico e  una Barbera d’Alba. Rimettendo a posto la cantina ho anche trovato delle nostre vecchie annate (Barone Pizzini n.d.r.) che erano rimaste ben nascoste: anche queste le berrò. Ogni tanto bevo anche vini che mi hanno regalato amici. Non sono un abitudinario sul vino, mi piace molto curiosare.”

W. “Oltre alla Franciacorta avete anche un’azienda nelle Marche, nella zona del Verdicchio dei Castelli di Jesi (Pievalta n.d.r.) : Tra le varie bottiglie che hai ritrovato in cantina, hai stappato anche qualche vecchio verdicchio?”

S.B. “Ho stappato tre giorni fa un 2005, molto buono.”

W. “Come vedi gli spumanti a base verdicchio?”

S.B. “E’ un discorso un po’ complicato: è una varietà che ha sempre una buona acidità però è molto ricca di fenoli, per cui per avere uno spumante da verdicchio che sia elegante va gestito il tutto con la massima attenzione. Non è un uva facile da lavorare.”

W.“Molto più facile lavorare chardonnay e pinot nero?”

S.B. “Diciamo che sono varietà molto più povere di fenoli, sono sicuramente più adatte e più fini. Comunque ci sono ottimi verdicchio spumante e anche noi ne produciamo uno. Ne facciamo anche 30.000 bottiglie ma purtroppo non le vendiamo al prezzo che vorremmo”.

W. “Questo penso sia un problema generale per i produttori, non solo legato ad uno spumante di verdicchio”

S.B. “(ridendo) purtroppo sì!”

W. “Hai parlato di lavoro da remoto, da casa: si sta pensando che il dopo coronavirus possa portare a dei cambiamenti strutturali, tipo il telelavoro: come lo vedi questo settore applicato al mondo del vino?”

S.B. “Le attività manuali in vigna e in cantina ovviamente dovranno continuare come prima,  c’è poco da fare. Per quanto riguarda l’attività commerciale , di comunicazione e di marketing  molto lavoro potrebbe essere fatto da casa. Ma perché il telelavoro non ha mai decollato? Perché alla fine noi siamo degli animali sociali.  Anche se uscire, prendere l’auto, fare chilometri porta a dei costi, alla fine però vedersi con dei colleghi, scambiarsi due battute è comunque piacevole. Non siamo fatti per stare rinchiusi davanti ad un computer. Sicuramente ci sarà una maggiore consuetudine nell’utilizzo del lavoro da casa, però bisogna stare attenti perché socializzare è molto importante e poi c’è il rischio, stando a casa, di non staccare mai dal  lavoro.”

W.“Grazie Silvano , ti faccio tanti auguri e speriamo di uscire presto da casa e da questa situazione.”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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