Certe volte se Maometto non va alla montagna è la montagna ad andare da lui, magari sotto mentite spoglie. Anche se Il caso in questione in realtà non è importante e non ha bisogno di scomodare (visti anche i tempi..) maometti e montagne varie, quello che è successo qualche giorno fa mi ha fatto venire in mente questo azzardato paragone.
Non ero voluto entrare nel merito della strano triangolo Gambero Rosso- Lidl-Chianti Classico, che ha visto i primi farsi garante dei prodotti venduti dai secondi, nella fattispecie un Chianti Classico annata messo in scaffale, udite udite, allo stratosferico prezzo di € 3.99. Di come una rivista possa farsi garante di una cosa del genere e come una denominazione blasonata ne esca non ho creduto fosse il caso parlarne, perché oramai i giochi erano fatti.
Ma, come accennato, qualche giorno fa mi è successa una cosa strana. Ero con un gruppetto di giovanissimi enologi ed ognuno aveva portato qualche bottiglia bendata. Una delle prime in degustazione era una bottiglia piuttosto pesante, di spalla larga.
Viene versato il vino e iniziano le solite domande “Cosa vi sembra?” “Da che zona viene?”. Dopo una discussione nemmeno tanto lunga siamo quasi tutti d’accordo che il vino in questione sia un Sangiovese, anche se (cito le testuali parole di uno dei degustatori) “Magari con altre uve dentro e piuttosto taroccato…sicuramente ben fatto ma estremamente ruffiano e poco tipico”.
Gli viene riscontrata anche una strana nota di china e tutti siamo d’accordo nel dire che il vino è molto più attraente al naso che in bocca, dove non ha una grande struttura, che comunque valutiamo sicuramente più importante se si parlasse di un chianti classico d’annata.
Quindi, ricapitolando: colore porpora intenso, naso con sangiovese ma molto ritoccato e con ruffianeria moderna, bocca di medio corpo ma comunque rotonda, con tannino presente ma molto arrotondato, media lunghezza. Un vino indubbiamente poco caratteristico dal punto di vista del territorio (se fosse un Chianti classico) ma alla fin fine bevibile.
Scopriamo il vino e vediamo quello che vedete anche voi. Un Chianti Classico Riserva che la Lidl vende a € 4.90, dico 4.90.
Ora facciamo due conti: se ci mettiamo almeno un euro tra bottiglia (pesante), tappo, etichetta e imballaggio arriviamo a 3.90. Quando ci ricaricherà a bottiglia la Lidl, considerando la pubblicità a livello nazionale e magari un eventuale contributo al partner Gambero Rosso….diciamo tra il 25 e il 30% e facciamo una media di almeno un altro euro abbondante a bottiglia?
Ci vogliamo considerare IVA e balzelli vari per almeno 40 centesimi? Ci ritroviamo così ad un costo di circa 2.50 euro a bottiglia, che al litro fa meno di 3.50 euro per un vino che , recita l’etichetta, viene invecchiato almeno per due anni, ma visto che è del 2009 (anche sembra molto più giovane..)il produttore se lo è tenuto in cantina per almeno 4 anni pieni.
Se consideriamo però che in questo periodo il prezzo del Chianti Classico di annata in cisterna è attorno ai 200€ al quintale, possiamo tranquillamente ipotizzare che una riserva vada attorno ai 3€ abbondanti e quindi affermare che il consumatore finale paga praticamente questo vino come se lo avesse comprato sfuso…in bottiglia. Quest’ultimo quindi fa sicuramente un affare ad acquistare il vino.
Bisogna poi capire che affare abbia fatto il produttore a liberarsi (vendere credo sia una parola grossa)di tali quantitativi (a vedere dalla retroetichetta il vino verrà venduto in molti paesi) e che vantaggio (oltre a quello meramente finanziario) abbia avuto una rivista così importante ad avallare una chiara operazione promozionale.
Ma quello che vorrei capire adesso è quanto REALMENTE un’operazione del genere porti discredito alla denominazione Chianti Classico. Ragioniamo: anche i sassi sanno che ogni denominazione che si rispetti ha il suo “ventre molle” e che questo si ritrova sempre nella grande distribuzione. Quindi chi oggi si scandalizza per una cosa che è accaduta, accade e accadrà ovunque credo non veda la reale portata della cosa, specie considerando il fatto che il prezzo pagato al produttore di vino è sicuramente basso ma quasi in linea con il prezzo del vino sfuso.
Ma torniamo a noi…il signor X, non esperto di vino, acquista ad un prezzo bassissimo (all’opposto probabilmente non l’avrebbe fatto mai) un vino di una denominazione blasonata e, per fortuna, quel vino è pure qualitativamente in linea con tanti prodotti della stessa denominazione che, proprio perché i produttori devono guadagnare e non solo far girare i soldi, hanno prezzi più alti. Magari non è proprio “tipico” ma questo al nostro signor X non interessa, anzi la rotondità aiuta a bere.
Gli interessa invece che quel vino valga alla grande il prezzo pagato e magari lo consiglierà al signor Y o, ancora meglio, comprerà un’altra bottiglia di un altro Chianti Classico Riserva e magari ne parlerà.
Ripeto, non mi riferisco agli esperti magari con la puzza sotto il naso ma a persone che spendendo 5 euro per un vino qualsiasi pensano di acquistare un prodotto di fascia alta. In questo tipo di mercato, che ha regole finanziarie ferree, quest’operazione per la denominazione credo sia vincente. Nell’altro mercato, quello dove i vini hanno il prezzo che meritano, non penso incida più di tanto, proprio perché esistono da sempre quantitativi che devono essere smerciati in qualche modo e questo non è certamente il modo peggiore. Basta dare un’occhiata ai volantini delle varie catene di distribuzione per capirlo.
Alla fin fine credo serva solo ad alimentare discussioni tra impallinati……a proposito di impallinati…chi imbottiglia vino in Via di Gabbiano 34 a San Casciano Val di Pesa?