“Il solito pranzo”, ecco il racconto secondo classificato nel nostro concorso5 min read

Pubblichiamo con piacere il racconto di Elisa Valgimigli che si è classificato secondo al nostro concorso “La cena più bella della tua vita”.

 

Stessa ora, stesso giorno. Il nostro pranzo del secondo sabato del mese è ormai una tradizione.

E siamo sempre i soliti. C’è quello diffidente e rigido, difficile da interpretare e amico di nessuno per propria scelta (ma, sai com’è, c’era al primo pranzo e una tradizione è una tradizione) che per la sua capigliatura a fungo è stato ribattezzato “il Toad”, dal funghetto verde di Mario Bros; c’è l’altro capellone, chiacchierone e qualche volta un po’ “sotuttoio”, che se lo paragoni all’altro gli escono gli occhi dalle orbite e il fumo dalle orecchie.

Poi c’è il chitarrista trasgressivo, rigorosamente munito di orecchino e, ovviamente, anche lui con un taglio poco convenzionale; infine c’è “l’uomo perfetto”: studioso, gentile e forse l’unico fra questi in grado di utilizzare un rasoio ma con una terribile passione per le freddure e i giochi di ruolo

Di ragazze c’è la lettrice accanita, dagli occhi azzurri e docili ma pronta a sferrare una lingua più tagliente di una lama e le abilità di una ninja alla prima provocazione. Poi c’è Chiara, l’unica di cui faccio il nome perchè è proprio emblematico, timidina ma sveglia e sagace, in una sola parola, chiara; poi ci sono io.

Come si fa ad annoiarsi con dei soggetti così? Si fa, si fa. Già al quinto pranzo ci siamo trovati tutti zitti a guardare nel vuoto con fare perso e disinteressato, cosa che prima faceva solo “il Toad”, masticando rumorosamente nella speranza di non creare quel silenzio assordante che porterebbe il capellone “sotuttoio” a esporci una delle sue fantomatiche teorie scientifiche. Ognuno di noi era troppo impegnato nei suoi pensieri e nelle sue preoccupazioni. Avevamo già troppe voci per la testa per preoccuparci di parlare anche con gli altri.

Ed eccoci andare al nostro sesto pranzo: schierati in orizzontale lungo l’intera larghezza della strada a marciare verso un nuovo posticino. “il Toad”, ovviamente, ci segue da un metro in dietro senza azzardare una rischiosa manovra di affiancamento. Si chiacchiera e l’atmosfera è ancora leggera.

Poi entriamo nel locale, completamente vuoto. E una volta seduti scatta il silenzio, scatta il timer, scatta la tensione. Tutti i problemi, prima così lontani, ci ripiovono addosso.

Arriva il cameriere, un signore sulla cinquantina, basso, dal passo deciso, il volto furbo e l’occhio fisso, che già vederlo da lontano lo si nota. Si affaccia al nostro tavolo con falsa timidezza allungando un dito come per chiedere – posso? – e al timido movimento di capo di Chiara si sente autorizzato ad avvicinarsi. Tutta la tensione crolla al suo ingresso in scena, come se quei suoi passi frantumassero in mille pezzi la bolla di vetro nella quale c’eravamo cautamente sistemati.

Facendosi strada fra quelle schegge trasparenti, come se fossero il suo tappeto rosso, arriva a destinazione e si appoggia alla spalla del chitarrista. – Oh, qua c’è gente nuova! – grida verso la cucina e un volto magro e barbuto si affaccia da una porta sorridendoci amichevolmente. Facendo un cenno col capo il capellone “sotuttoio” dalla sua posizione a capo della lunga tavola urla – Ehi! – prende uno stuzzicadenti e se lo mette in bocca mettendosi a proprio agio e ordina per primo seguito da tutti noi. – Bell’orecchino – nota il cameriere togliendo il gomito dalla spalla del chitarrista e tornando in cucina.

Questa piccola affermazione scaturisce una fitta ragnatela di vivaci sguardi. Per prima la lingua tagliente della ninja sembra dare prova del suo risveglio tramite uno sguardo malizioso rivolto al chitarrista che, un po’ compiaciuto e un po’ scandalizzato dalla posizione assunta dal capotavola, si volge a lui con esplicito disprezzo. Questo,  ormai totalmente stravaccato sulla sedia, dal retro del suo imponente ciuffo, manda uno sguardo dolce e assopito a Chiara, impegnata nel creare un occhiata che dia prova di un chiaro rifiuto, al di fuori del già chiaro imbarazzo. Poi c’è il volto perplesso e imbarazzato dell’“uomo perfetto”, che si trova ad essere il solo a non capire cosa stia succedendo, assieme al “Toad” ovviamente, il cui solito sguardo fisso al muro sembra motivo di grande interesse del cameriere già tornato.

– Veh che con quel coso all’orecchio non cuccherai mai, non venirti poi a lamentare da me – esplode la lingua tagliente della piccola ninja.

– Io ti ho capito a te –si intromette così il cameriere puntando il dito contro al “Toad” – sei un’anarchico! -. Ma “Toad” rimane impassibile.

– Perchè? Non ti piaccio?- risponde a tono il chitarrista a quella provocazione iniziando ad atteggiarsi in modo femminile con fare ironico.

– Allora devi essere un musicista! – ritenta il cameriere provocando disappunto nel chitarrista fermando così la sua piccola commedia.

– Sicuramente cucchi più di lui – disse la piccola ninja rivolta al “sotuttoio“ trovando il consenso di Chiara.

– Ah…allora è chiaro! – continua determinato il cameriere, voltandosi leggermente indietro per poi rigirarsi lentamente con l’immancabile dito puntato verso “il Toad” creando un po’ di suspance…

– Che però cucca più di me – scherza intanto “l’uomo perfetto” guadagnandosi gli occhi dolci e pieni di compassione di noi ragazze.

…– Suoni i campanelli e poi scappi! – conclude deciso il cameriere.

E a questa affermazione scoppia la nostra grande risata. Sfacciata e fatale per tutti gli altri pensieri, che dà il la al resto del pranzo nel quale pure “il Toad” ci degnò di qualche sua parola.

Mangiamo, ridiamo e scherziamo, ci viene anche offerto il dolce, oltre alla grande compagnia. E una volta usciti il passo prima marziale si fa sereno e pure “il Toad” si affianca al nostro schieramento.

È il sesto di questi “soliti pranzi” ma il “sotuttoio” mi si avvicina dicendo:

-Dovremmo proprio rifarlo-.

 

 

Elisa Valgimigli

Redazione

La squadra direbbe Groucho Marx che è composta da “Persone che non vorrebbero far parte di un club che accetti tipi come loro”. In altre parole: giornalisti, esperti ed appassionati perfetti per fare un lavoro serio ma non serioso. Altri si aggiungeranno a breve, specialmente dall’estero, con l’obbiettivo di creare un gruppo su cui “Non tramonti mai il sole”.


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