Il “Piromafo” 2006 ha perso rusticità e acquistato finezza1 min read

Uno dice Salento e pensa alle vacanze, alle splendide spiagge, ma anche al cibo ed al vino che di questa parte della Puglia sono elementi determinanti del suo successo.

Se poi uno pensa al vino allora l’associazione con il Negroamaro diventa inevitabile.

Dominatore incontrastato dei vigneti e delle tavole salentine, diventa di volta in volta, giovane rosato accompagnatore di pietanze estive, ideale partner di piatti complessi ed in fine anche impegnativo amico per terminare un pranzo con “ “gran chiusura”.

La sua capacità di esprimersi a più livelli dal rosato, al rosso da meditazione, non deve però farci pensare ad un vino che si ottiene facilmente, perché il Negromaro è vitigno capriccioso ed ha bisogno di cure e di condizioni climatiche adeguate per dare il meglio.

Piromàfo, che dal greco alla lettera vuol dire combattente del fuoco, stava ad indicare quei terreni resistenti alla siccità, che in questo angolo del basso Salento è fenomeno climatico antico.

L’annata 2006, l’ultima commercializzata da Valle dell’Asso di Gino Vallone è vino di carattere ed in questo nulla di nuovo, ma in quest’annata ha raggiunto una definizione esecutiva molto precisa perdendo quel tratto di rusticità che lo aveva spesso contraddistinto.

Note vanigliose che non disturbano,donano un tocco internazionale, che sottolineano un frutto fatto di prugna nera su cui tabacco e cacao.

Molto elegante al palato con frutti neri decisi e perfettamente maturi,con vena acida contenuta ma viva a rafforzare una trama tannica ben definita e scorrevole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piromafo 2006

Salento IGT

Az. Valle dell’Asso

Tel. 0836.561470

Uvaggio: Negroamaro

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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