Il pinot grigio e il Trentino4 min read

Il pinot grigio è un vitigno piuttosto snobbato quando si parla di vini di un certo spessore, nonostante ciò è ormai l’uva più coltivata in Trentino. Negli ultimi anni ha sbalzato giù dal podio nientemeno che lo chardonnay, vitigno iperimpegato, anche nella produzione dello Spumante metodo classico, punta di diamante della vinificazione trentina.

Fece la sua prima comparsa negli anni ’70, periodo in cui il Trentino già aderiva ad una serie di regole che poi portarono all’introduzione delle DOC .

Secondo i dati della vendemmia 2021 del Consorzio di Tutela del Vino del Trentino, il 76,5% della produzione di uve è a bacca bianca, di cui al posto si trova il pinot grigio con il 35,4%, seguito a ruota dallo chardonnay (24,9%) e dal müller thurgau (9,0

L’areale di coltivazione è prevalentemente la Valle dell’Adige, dove rispetto agli anni precedenti si sta assistendo ad un veloce e progressivo aumento di produzione del pinot grigio, che si esprime con buona vigoria e costanza nella resa, a discapito di vitigni autoctoni o storici che in percentuale diminuiscono di anno in anno la loro presenza sul territorio. Un esempio sono merlot (5%), schiava (2%), marzemino (2%), enantio (o “lambrusco a foglia frastagliata”) (percentuali ormi irrisorie) e la quasi scomparsa nosiola (0,3%) dalla quale si ricava il prezioso Vino Santo, prodotto che meriterebbe maggiore attenzione per la sua elevata qualità anche in virtù del suo modesto  prezzo di mercato.

Il nome “Pinot” deriva dal francese “pin”, ossia il pino. Molto probabilmente il Pinot Grigio deriva da una mutazione del Pinot Nero – che è una delle più diffuse uve a bacca rossa al mondo. Documenti del lontano 1300 lo collocano in Francia, commercializzato in Ungheria e in Germania, dove veniva chiamato “ruländer”. In Italia arriva qualche secolo più tardi, alla fine dell’Ottocento, insieme agli altri vitigni francesi e inizia a essere impiantato nelle regioni del Nord.

Il pinot grigio vede le sue origini in Borgogna e proprio nella Valle dell’Adige ha trovato un “terroir” adatto alle sue esigenze. In Piana Rotaliana, le prime barbatelle importate proprio dalla Francia venivano chiamate appunto “uva borgogna”. Nell’areale al confine con l’Alto Adige invece veniva chiamato fino a poco tempo fa ruländer (come in Germania), da qui derivano alcuni riferimenti a questo nome ancora presenti in alcune etichette.

Il pinot grigio è definito un vitigno a bacca grigia perché le bucce dei suoi acini hanno una tonalità che vira dai toni del grigio al rosa ramato. Il suo grappolo è piccolo cilindrico e compatto, ricorda una pigna, gli acini sono piccoli e molto ravvicinati con buccia sottile e pruinosa.

La maggior parte dei vini a base di pinot grigio sono bianchi, questo lo si deve perché viene per lo più vinificato in bianco, cioè eliminando le bucce, ma esistono anche dei pinot grigio ramati, vinificati in rosso, quindi con la macerazione per poco tempo sulle bucce, alle volte anche solo poche ore.

Il pinot grigio dà vini equilibrati, di buon corpo ed elegante texture, decisamente piacevoli. Sono di un colore giallo paglierino dorato di buona vivacità, con profumi floreali bianchi che richiamano il sambuco la peonia, fruttati che ricordano mela verde e pera Williams e comunque frutta a bacca bianca.

 Ha un corpo medio alle volte è corposo di bella morbidezza e con una buona nota sapida e dotato di freschezza, caratteristiche che, in alcuni casi, lo rendono adatto anche alla spumantizzazione e vinificazioni dolci da vendemmia tardiva, inoltre viene vinificato anche nella versione rosata. Caratteristiche così ampie e versatili che incontrano facilmente l’apprezzamento di un vasto pubblico, adatto trasversalmente a varie situazioni, da quelle gastronomiche a quelle conviviali.

Essendo un vino bianco dotato generalmente di buona sapidità e profumi floreali delicati, il Pinot Grigio è ideale in aperitivo e con taglieri di affettati, formaggi, piatti vegetariani, asiatici e a base di pesce.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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