Il gelatiere angelico3 min read

Dal di fuori sembra un normale negozio di gelati. Entrando però l’occhio ti cade su una specie di altarino con la foto di un signore, chiaramente indiano. Pensi ad una stravaganza e vai avanti. Invece stravaganza non è: quel signore è il maestro yoga di Paolo Coletto, il facitore di gelati (odia il termine gelataio ed a ragione) più buoni che abbia mai mangiato in vita mia.

In un’ora di sempre più sorpresi e goduriosi assaggi ho attraversato un mondo di gusti che fanno scomparire quelle cose che tutti noi siamo abituati a chiamare gelati artigianali. Dove sta la differenza? In primo luogo Paolo usa solo materie prime sceltissime: di conseguenza niente basi preconfezionate.

Ma questo non basta: le materie prime che Paolo usa devono essere, oltre che buone, anche (usando uno slogan Slow Food) pulite e giuste. Quindi niente banane prodotte utilizzando metodi invasivi (diserbanti gettati dall’aereo sulle piante e sui frutti, cresciuti e  maturati in  sacchi, etc) e per il resto solo prodotti biologici e, se possibile, prodotti in zona. Per questo le albicocche sono di una razza in via di estinzione prodotta solo in una valle vicina; le fragole, i lamponi, il ribes sono rigorosamente di bosco e raccolti a mano, le uova (non i contenitori a norma ASL  pieni di rossi d’uovo) sono di un contadino amico e non di supermercato. Potrei andare avanti per molto ma credo di avervi reso l’idea. 

Partendo da prodotti di assoluto valore Paolo arriva a produzioni che definire spettacolose è poco. La parola più adatta è forse “naturali”. E’ naturale infatti, assaggiando il suo pistacchio (da Bronte, ovviamente) pensare di mangiare dei veri ed ottimi pistacchi: la stessa cosa capita con la nocciola (Tonda di Langa, naturalmente) con la mandorla, con il caffè (solo arabica di coltivazioni particolari) con la cioccolata e via cantando. Il suo rispetto per i grandi prodotti usati lo porta a riproporli in forma “gelata” con le stesse caratteristiche organolettiche.

 A questo punto penserete: un gelato deve costare un patrimonio.Sbagliato! Costa pochi centesimi  più di qualsiasi altra gelateria e, se prendiamo i prezzi delle grandi città, costa sicuramente meno.
Allora, direte sempre voi, come mai non è famoso in tutta Italia e nel mondo? Semplice: Paolo non si è mai proposto e promosso. Ha sempre preferito creare gelati di alta qualità che dessero, in primo luogo, soddisfazione a lui produttore, invece di  seguire chimere di aumenti esponenziali di produzione.

Qui subentra il signore della foto, il maestro yoga che lo ha educato all’equilibrio, facendogli scegliere senza indugi la strada che da tanti colleghi e grandi chef (Vissani docet!)sarebbe giudicata semplicemente stupida. Invece Paolo è felice della sua scelta, anche se questo lo porta ad essere conosciuto quasi solo a Bolzano.

“Ti porto da un gelataio che, se lavorasse a Roma o Milano, sarebbe conosciuto come tra i 5-6 più bravi del mondo!” Con questa frase l’amico bolzanino Angelo Carrillo mi aveva preparato all’incontro con Paolo. La frase era riuscita solo a mettermi in guardia, in attesa della (purtroppo) solita fregatura. Con Paolo ed i suoi eccezionali gelati la fregatura non c’è. E’un personaggio talmente particolare, vulcanicamente equilibrato, simpaticamente dottrinale, da ricordarmi il grande Romano Levi, definito da Veronelli “Grappaiolo angelico”. Paolo, che riesce a farti toccare il cielo con un dito solo con un cucchiaino di gelato alla crema, credo possa essere definito a ragione Gelatiere Angelico.

Non ci credete? Se passate da Bolzano, anche se dovete allungare non di poco il vostro viaggio, entrate nella gelateria Avalon e mi ringrazierete per tutta la vita.

Gelateria Avalon, di Paolo Coletto. Corso Libertà 44, Bolzano.  Tel 04712609434

www.gelateriaavalon.com, mail: info@gelateriaavalon.com.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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