Il 2015 sarà l’anno del Pegaso d’Oro alla memoria di Gambelli?2 min read

Sono passati tre anni da quando Giulio Gambelli ci ha lasciato (era il 3 gennaio 2012) e, oltre a ricordarlo, credo sia giusto vedere cosa è nato per mantenere vivo il suo insegnamento.

E’ nato il Premio Gambelli per premiare il miglior giovane enologo che si ispira al modo di fare vino di Giulio. Questo premio ha subito trovato persone pronte a portarlo avanti sia in tanti giornalisti amici, sia nelle aziende che REALMENTE avevano avuto Giulio come consulente e amico, sia nei consorzi che per anni avevano beneficiato dell’aiuto di Gambelli. Il premio ha subito avuto successo ed oramai la premiazione durante le anteprime toscane a febbraio è un momento atteso da molti, non solo dai giovani enologi in gara.

 

Se il Premio Gambelli porta sicuramente avanti in maniera adeguata il pensiero e il lavoro di Giulio, devo purtroppo prendere atto che da troppe parti si sta usando a sproposito il termine “Gambelliano” per dei vini che in realtà lo sono ben poco. Indubbiamente è un bene che tanti si ispirino a Gambelli, ma alla fine il risultato dovrebbero essere vini eleganti, molto rispondenti alle uve da cui nascono e senza grosse e pesanti marche di legno. Invece ogni tanto mi trovo ad assaggiare vini con caratteristiche “non gambelliane” spacciati per l’opposto.

 

Come ogni tanto mi ritrovo ancora di fronte ad aziende che  dicono di aver avuto Gambelli come consulente quando al massimo gli avevano portato (senza nemmeno pagarlo)dei campioni ad assaggiare o gli avevano chiesto di passare una volta da loro per un assaggio. Questa è sicuramente la forma peggiore di sciacallaggio, che mi fa veramente arrabbiare perché sfrutta non solo l’immagine ma anche la grande bontà di un uomo che non c’è più.

 

Ma sono convinto che Giulio sarebbe il primo a minimizzare la cosa, con una scollata di spalle ed un’occhiata che valeva più di mille parole.

 E più di un milione di parole su Giulio varrebbe un  significativo gesto da parte della Regione Toscana, quello del conferimento del Pegaso d’Oro alla memoria. Del resto Gambelli è stato uno dei capisaldi degli ultimi sessanta anni dell’enologia toscana, ha creato vini indimenticabili, ha formato generazioni di enologi, ha lasciato un segno tangibile nella storia del vino toscano e un riconoscimento del genere credo che gli sarebbe dovuto. Come me la pensano molti produttori e colleghi, in primo luogo gli amici giornalisti dell’ASET , che hanno immediatamente appoggiato l’idea e la porteranno avanti con forza.

 

Insomma Giulio, come vedi qualcosina per ricordarti lo stiamo facendo.

Come dici? Non ce n’era bisogno? Sempre il solito modesto.

Ciao Giulio.

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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