Guida vini. Valtenesi e Riviera del Garda Chiaretto: quando l’equilibrio è parte del vino e del territorio3 min read

Per la prima volta da quando (era il 2006!) Winesurf propose una guida online ai vini italiani ci siamo “avventurati” sulla sponda lombarda del Lago di Garda, alla scoperta dei Chiaretto prodotti sotto il marchio DOC Valtenesi e Chiaretto del Garda.

Non sarebbe giusto però impostare questo articolo  sul confronto tra i Valtenesi Chiaretto e i Chiaretto di Bardolino, anche perché i Chiaretto di sponda lombarda hanno le loro precipue caratteristiche ed è giusto evidenziarle. La prima cosa da evidenziare è il territorio abbastanza vasto, che partendo da Peschiera del Garda e dalle sponde del lago arriva nell’entroterra, dove le influenze lacustri quasi non si rilevano, e punta poi decisamente verso nord superando Salò. La seconda cosa importante (magari potrebbe anche essere la prima) da rimarcare è l’uva principe del territorio e della denominazione, il groppello, affiancata da scudieri importanti come sangiovese, barbera e marzemino.

La prima riflessione sulle uve non riguarda tanto il “sovrano” groppello, quanto gli alfieri, vitigni considerati da sempre per avere le loro massime espressioni in rosso. Questo ci porta direttamente ad una considerazione che potrebbe anche inquadrare “la filosofia” del territorio: qui si usano uve importanti e “famose in rosso” per ottenere rosati.

Potremmo definirla operazione  in sottrazione, che però richiede eleganza e misura per estrarre da uve piene di tannini e/o di acidità il meglio per un rosato. Eleganza e misura: due aggettivi che si attagliano bene ai Valtenesi. Infatti la caratteristica principale di questi vini rosa è che hanno  un equilibrio che possiamo riscontrare anche girando per il territorio e guardandosi intorno, dove dalle colline alle sponde del lago, alle abitazioni, tutto è misurato e ben dosato.

Tutto questo non nasce per caso, perché sia il groppello che le altre uve principali presenti nel disciplinare hanno di natura ruvida potenza e fresca pienezza e non certo l’eleganza e la finezza di un pinot nero. Eppure questa sensazione di equilibrio ci ha accompagnati sia nell’assaggio che nel nostro girare per cantine.

Ne abbiamo degustati quasi quaranta e all’inizio non sapevamo come inquadrarli se non partendo dai “cugini” veneti di Bardolino, da cui però si differenziano radicalmente non solo e soltanto per le uve ma per caratteristiche generali: in primo luogo non hanno quell’omogeneità di colore dei cugini e questo, sinceramente, non crediamo possa essere visto come un difetto. Inoltre non abbiamo trovato aromaticità intense di frutta rossa ma sentori che puntano più verso i fiori, le erbe e le spezie, mentre al palato si evidenzia una sapidità maggiore, che riesce “a sopperire” in maniera perfetta ad acidità non certo altissime. Sinceramente non abbiamo ancora capito bene se questa sapidità sia frutto dei terreni o di moderne vinificazioni (per adesso ci fermiamo ad un salomonico 50 e 50) ma sicuramente questa caratteristica viene ben sfruttata dai produttori e porta anche a vini che, in prospettiva, potrebbero dire la loro anche in invecchiamenti di breve/media durata.

Dal punto di vista qualitativo l’annata 2022 ci è sembrata di buon livello ma non certamente eccezionale, con quasi il 60% dei Chiaretto che hanno raggiunto la soglia degli 80 punti e due etichette tra i Vini Top.

Un risultato che ci invoglia a ritornare in Valtenesi e a conoscere meglio le cantine e i vini di questa denominazione.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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