Guida vini. Puglia: grandi vini e grossi problemi6 min read

Purtroppo non possiamo unirci al coro di quanti parlano della Puglia in termini di crescita: non lo faremo perché negare i problemi non aiuta nessuno. Non vorremmo però che le nostre parole venissero interpretate negativamente correndo il rischio, come direbbe qualcuno, di “buttare il bambino con l’acqua sporca”, ma alcuni dati che sono sotto gli occhi di tutti non possono passare inosservati ed ancor peggio sottovalutati.

Le congiunture come le chiamano gli analisti del mercato, sono cicliche per cui non c’è nulla di cui preoccuparsi, dicono:  passeranno come sono passate altre. In parte può essere vero e in parte no. Questa volta le cose sono un po’ più complicate e non basterà ricorrere a qualche correttivo. Iniziamo con il dire che in verità una crescita produttiva del vino in Puglia, stando ai dati ISTAT del 2022, c’è stata e infatti abbiamo battuto ogni record di produzione arrivando a superare i 10 milioni di ettolitri (10.846).

Si è trattato, è vero,  di una annata eccezionale, ma se analizziamo gli ultimi anni la crescita di vino prodotto è stata costante: partendo dai 7 milioni del 2015, in un continuo crescendo, si  arriva agli oltre 9 milioni del 2021.

In un mercato globale che continua a registrare una costante contrazione dei consumi è quanto mai anomalo che le produzioni continuino  invece a crescere, con la Puglia in testa.

Grafico estrapolato da “I Numeri del vino” che ringraziamo

Scendendo nello specifico eccovi un dato che farà riflettere: sul totale di vino prodotto nel 2022 i vini DOC rappresentano solo il 7 %,  gli IGT il 32% (con un forte aumento percentuale rispetto agli anni precedenti) e tutto il restante, oltre il 60%, è vino comune (leggi sfuso).

Le proporzioni sono storiche e croniche con, nell’imbottigliato, una netta prevalenza degli IGT. Tutto questo per dire che solitamente il nostro osservatorio di degustatori si limita a quel 40% (ma nelle annate precedenti arriva a malapena al 30%) di vini che finiscono in bottiglia e che bene o male fanno dire ad alcuni che  la Puglia è in crescita, ma ignorare tutto il resto è miope.

Non posso non essere d’accordo con Fabio Piccoli quando scrive su Wine Meridian che occorre essere ottimisti perché ci sono mercati emergenti da esplorare e non ancora saturi, ma questo è vero per quel 40% e il resto?

Che ci sia una sproporzione tra domanda ed offerta è innegabile, risulta dai dati e se a Bordeaux chiedono l’espianto di migliaia di ettari vitati una ragione ci sarà.

Non abbiamo ricette da proporre, ma una riflessione che non può essere parziale, ma che parta anche dalla Puglia è urgente e necessaria. Forse quello che manca è una strategia che vada oltre i tatticismi e che affronti i problemi con una visione globale del vigneto non solo pugliese. Ridisegnare l’intero comparto agricolo della Puglia è sicuramente visionario, ma a volte bisogna farlo se non per oggi almeno per il domani. In questo senso siamo ottimisti anche noi.

E da ottimisti passiamo a parlar dei vini degustati.

Primitivo

C’è Primitivo e Primitivo! Sulla qualità media delle produzioni IGT di Primitivo targate Puglia-Salento, con rare e significative eccezioni, meglio stendere un velo pietoso. Per fortuna a riscattare il comparto ci sono le  DOC di Gioia del Colle e quelle di Manduria, che pur con alcune contraddizioni, mostrano quanto potrebbe ancora esprimere questo vitigno se ben interpretato.

Negroamaro

E’ sempre in continua ricerca di autore, affidandosi più alla reputazione di  brand storici, che a una rappresentazione territoriale chiara e identificabile. Sarebbe però ingeneroso anche qui non dare merito ad alcune aziende che tengono alto il  livello.

Negroamaro

Nero di Troia

Eterna Cenerentola !  la terza gamba offre molte volte dei vini che nulla hanno da invidiare ad altri. Castel del Monte resta la terra d’elezione e quella che più d’altre rappresenta il vitigno, anche se non mancano in Capitana altrettante valide interpretazioni che si affidano alle IGT anziché alla mai decollata denominazione Tavoliere.

Susumaniello  

Anni fa il Susumaniello sembrava una curiosità, oggi è una certezza a cui molte aziende si affidano per la produzione di vini rossi, ma anche rosati.

Tradizionalmente usato in uvaggio con altre varietà  è ricco di zuccheri, ha un buon tenore acido ed una elevata quantità di antociani per giunta facilmente estraibili, il che lo rende, appunto, particolarmente  adatto alla produzione dei rosati.

Malvasia Nera

Da partner del Negroamaro ad interprete principale il passo non è stato né breve né facile, ma quando si riesce a far quadrare il tutto si ottiene un ottimo vino, anche di una certa longevità, ma sono ancora troppo poche le produzioni per tirare le somme.

Primitivo

E tirando qualche somma occorre notare che i vini di alta qualità in Puglia ci sono! Ben 13 Vino Top, con il Primitivo di Gioia del Colle in prima fila, lo stanno a dimostrare. 13 vini di assoluto livello che toccano tutti i principali vitigni rossi pugliesi e  dimostrano come, volendo, si può volare alto, molto sopra al quel 60% di vino sfuso.

In conclusione torniamo a parlare di un argomento a noi caro da quando siamo nati: le bottiglie pesanti. Pare che anche altri colleghi, per esempio quelli del Gambero Rosso, inizino a stigmatizzare questa insana voglia dei produttori pugliesi (e non solo) di usare bottiglie inutilmente pesanti. Oramai lo sanno anche i sassi e ci sono decine di studi scientifici che dimostrano come il momento di maggior produzione di CO2 in una cantina è l’imbottigliamento e la bottiglia pesante è quella che (sembra un gioco di parole) pesa di più in quel momento produttivo, anche perché ogni grammo di vetro prodotto produce un grammo di CO2. Oramai monopoli e autorità del nord Europa, del Canada e degli Stati Uniti richiedono e richiederanno bottiglie sempre più leggere, quindi vedere la stragrande maggioranza di vini pugliesi dentro bottiglie che pesano in qualche caso più di un chilo fa male al cuore e al pianeta.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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