Come abbiamo detto qui , quest’anno per quanto riguarda i vitigni definiti internazionali e coltivati in Alto Adige, Trentino e Friuli Venezia Giulia, abbiamo pensato di presentare i risultati in parallelo, in modo da permettere ai nostri lettori di avere un panorama più ampio. Se ve li siete persi potete trovare qui e qui i risultati “triregionali” relativi al Sauvignon e allo Chardonnay.
Naturalmente i risultati dei vini da altre uve, quelle autoctone o comunque coltivate solo in una regione, saranno presentati a parte come negli altri anni.
Oggi ci concentriamo sul Pinot Grigio che potremmo definire il vitigno più “Giano Bifronte” dell’enologia italiana. Sicuramente deve la sua fama a milioni di bottiglie di vino semplice e beverino, ma vinificato con tutte le attenzioni del caso porta anche a grandi vini da invecchiamento. Non sono però molte le cantine nelle tre regioni prese in considerazione che puntano solo su Pinot Grigio da lungo invecchiamento e il motivo è appunto la sua “fama” di vino semplice, immmediato. Qualche tempo fa un tecnico friulano con molta esperienza mi disse che il pinot grigio “era stato ucciso”, trasformandolo in prodotto da largo consumo, quando invece potrebbe dare vini di altissimo profilo.
Ma i dati parlano chiaro: primo vitigno per ettari piantati sia in Alto Adige ( 700 ettari abbondanti, 12.1% del totale), sia in Friuli Venezia Giulia (quasi 8000 ettari, 24.6%) che in Trentino (quasi 3000 ettari 29.3%). Quindi siamo di fronte ad un vitigno basilare per le economie enoiche di queste regioni ma che quasi sempre sceglie la strada della facilità di beva, dell’elevata produzione nel vigneto e, giocoforza, della semplicità in bottiglia.

Pinot Grigio del Trentino
Da queste premesse ogni anno non ci aspettiamo certo molto dagli assaggi del Pinot Grigio trentini e anche quest’anno, complice un’annata non certo favorevole, dove l’acidità ha toccato “punte” piuttosto basse e i pH sono più alti della media, i risultati non ci hanno certo fatto saltare sulla sedia. Vini d’annata che al massimo possono mostrare un buon equilibrio e profumi accennati ma puliti, ma anche e soprattutto prodotti semplici, sicuramente adatti ad un mercato che questo richiede ma non ha chi vorrebbe avere un po’ di più da un vino.
Punti di forza dell’annata 2024: equilibrio e pulizia aromatica
Punti deboli dell’annata 2024: eccessiva semplicità, leggerezza al palato
Vini Top: 0
Voto all’annata: 5

Pinot Grigio dell’Alto Adige
Potremmo fare un copia incolla di quanto scritto sopra se non fosse per alcuni vini di annate precedenti che provano (evitando dosi da cavallo di legno) a dare un’immagine meno standardizzata del vitigno. Per il resto si tratta di un compitino che non arriva alla sufficienza.
Punti di Forza dell’annata 2024: equilibrio e pulizia aromatica. Qualche vino di annata precedente con buona rotondità.
Punti deboli dell’annata 2024: leggerezza al palato. Come al solito eccesso dell’’uso del legno in alcuni (pur famosi) vini
Vini Top 0
Voto all’annata 5.50

Pinot Grigio del Friuli Venezia Giulia
Nonostante l’acidità media anche qui si sia attestata su livelli più bassi degli ultimi anni e il pH si sia innalzato i Pinot Grigio friulani hanno risposto meglio di quelli delle altre due regioni e lo hanno fatto sia in Collio che nei Colli Orientali. Vini dove i profumi non sono “timidi” e il corpo ben definito li troviamo un po’ ovunque e infatti siamo su un 60% di vini che hanno raggiunto o superato i nostri 80 punti ( lo ripetiamo sempre, per noi non sono pochi perché non spariamo punteggi come mortaretti alla festa del patrono). Due righe sul Pinot Grigio ramato, tipologia a cui i friualni tengono molto: sinceramente non ci sembra che, colore a parte per chi ama i vini rosa dal colore tenue, la “ramatura” porti vantaggi al vino, sia in fatto di corpo che di freschezza. Forse se si lavorasse in maniera più incisiva e dedicata, sia in vigna che in cantina, i vini potrebbero caratterizzarsi in maniera chiara e sicuramente positiva.
Punti di forza dell’annata 2024: buona rotondità e sufficiente pienezza.
Punti deboli dell’annata 2024: scarsa potenza al palato, tipologia “ramato” poco incisiva
Vini Top: 0
Voto all’annata 2024: 6
Conclusione
Il Pinot Grigio, ora come ora, è un prodotto che non stimola certo le passioni di chi nel vino cerca qualcosa di particolare. L’annata 2024 nelle tre regioni non ha certo aiutato il vitigno a dare di più, invece è stata molto adatta per vini semplici, scarichi, poco aromatici, fatti per chi vuol bere un calice senza pensare al fatto che sia un vino.