Guida vini. Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba: “gemelli diversi” dal grande futuro4 min read

Stiamo seguendo da anni le strade (quasi) parallele che queste due denominazioni stanno seguendo e, pur rimanendo ben ferme le differenze da disciplinare di produzione, ci sentiamo di dire che adesso, nel calice, la differenza tra Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba si sta avvicinando quasi inesorabilmente a zero.

In passato trovavamo nel primo più freschezza e nel secondo maggiore importanza tannica, ma ormai quei tempi sono passati e la maggiore differenza è appunto quella da disciplinare di produzione, dove forse la più importante è la possibilità per il Langhe Nebbiolo di usare un 15% di altre uve a bacca rossa autorizzate (quasi sempre Barbera) mentre il Nebbiolo d’Alba è ancorato al monovitigno.

Nebbiolo

A questo punto però crediamo che la “competizione” tra le due denominazioni  sia in pratica inesistente, mentre anno dopo anno cresce quella con i loro “padri putativi” cioè Barolo e Barbaresco. Vista infatti la continua crescita delle prime due e il blocco o quasi degli impianti per i due storici e blasonati vini di Langa, oramai nel 2022 su 100 bottiglie di nebbiolo che escono dal territorio, almeno 40 (ma punterei ad un più realistico 45 su 100) sono di Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
Che poi tra queste due la parte del leone la faccia il Langhe Nebbiolo (9.6 milioni contro 2.8) è naturale, vista anche l’estensione territoriale delle due DOC. Però occorre chiedersi se e come in futuro queste due denominazioni potranno “scalzare” Barolo e Barbaresco dai loro troni, restringendo i loro margini commerciali.

In effetti, con un miglioramento importante della viticoltura e della vinificazione, i Langhe Nebbiolo non sono più quelli fatti con “quanto resta in cantina” ma vengono da uve di ottimo livello e hanno caratteristiche sia aromatiche che gustative di alto profilo: sono vini che uniscono le caratteristiche aromatiche e strutturali del nebbiolo giovane ad una piacevolezza non certo senza corpo e potenza. Però non sono nemmeno “barolini” o “barbareschini”, sono nebbioli giovani, con meno legno ma con profumi anche più accattivanti e con un corpo sempre adeguato.

Sul fronte dei Nebbiolo d’Alba il discorso è leggermente diverso perché al suo interno convivono produttori che non hanno vigneti a Barolo e Barbaresco e quindi puntano su questa DOC le loro carte migliori per il nebbiolo, con altri che invece la usano come “ricaduta di lusso”. Però alla fine il risultato è quasi sempre improntato a Nebbiolo abbastanza giovani, poco toccati dal legno però di buona, anche ottima struttura.

Con vini del genere, proposti a prezzi che spesso sono un terzo o un quarto di un Barbaresco o di un Barolo è ovvio che si crea una situazione abbastanza delicata, che in futuro potrebbe portare addirittura a restringere gli spazi di manovra dei due “sovrani” di Langa.

Le nostre degustazioni ci hanno ancor più convinto di questa possibilità, perché ci siamo trovati di fronte a più del 70% dei vini con punteggi oltre 80 punti (e noi, lo ripetiamo, non siamo di quelli che sparano punteggi altissimi come non ci fosse un domani) e con ben 7 Vini Top.

Aldilà però dei punteggi alti è la qualità media di entrambe le denominazioni che ci ha colpito e che, in momenti dove il cambio climatico porta una parte dei Barolo e Barbaresco ad essere un po’ troppo appesantiti dall’alcol e con poca freschezza, fa prediligere (a noi e crediamo a molti altri) una bevuta sempre importante ma meno “didascalica” più fresca, disinibita e spendendo pure molto meno.

Consultando le nostre degustazioni troverete tanti ottimi nebbiolo proposti a prezzi assolutamente interessanti. Cosa volete di più?

Foto di copertina di Bianca Van Dijk da Pixabay

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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