Lo scorso anno l’articolo che presentava i risultati degli assaggi relativi all’annata 2016 si intitolava “Degustazione Custoza: “Five grapes is megl che one?” quest’anno invece potremmo tranquillamente intitolare questo “Degustazione Custoza: “Five grapes is NOT megl che one!”.
Vediamo di spiegarci meglio: oramai che per i bianchi l’annata 2017 non sia stata di alto livello lo sanno anche i sassi. Gelate, grandine, siccità prolungata non sono certo cose facili da gestire, specie se chi le deve gestire al meglio alla fine prende 120 € al quintale se vende il vino sfuso o da 3 a 5 euro in bottiglia.

Questa è la situazione del Custoza, un bianco da diversi anni in crescita ma che nel 2017, a causa dell’annata, ha dovuto rallentare il suo trend positivo. Trend positivo che comunque non si inverte, come stanno a testimoniare diversi Custoza Superiore del 2016 e 2015.
Ma veniamo alla difficile 2017, forse ancora più difficile se il tuo disciplinare di produzione prevede un uvaggio tra trebbiano, garganega, tocai friulano, cortese, riesling italico e, per non farsi mancare niente, anche malvasia, pinot bianco, chardonnay e incrocio manzoni. Dovendo gestire molte tipologie di uva, che hanno tempi di maturazione e caratteristiche diverse , non potendo spendere molto per lavori diversificati in vigna e alla fine dover,per disciplinare, utilizzarle comunque in determinate percentuali è normale che nel 2017 qualcuno di questi vitigni, magari non al top, abbia reso più complicato il risultato finale. Risultato finale che mostra anche notevoli diversità tra i vini, dovute proprio alla gestione delle varie uve.
Per questo i 2017 non ci anno soddisfatto come i cugini delle annate precedenti, per questo “assomigliano” a tanti altri bianchi italiani degustati, con una mancanza di centro bocca e una freschezza non certo di alto livello. In più diversi produttori, per cercare di porre rimedio, hanno alzato leggermente lo zucchero residuo nel vino, con il risultato che questa è la prima sensazione (per molti magari piacevole) che senti in ingresso bocca.
Mettiamoci anche quanto accennato sopra, cioè la non omogeneità stilistica e il quadro è completo Quindi i Custoza 2017 non sono certo il massimo ma sono comunque vini degnissimi, a cui darei qualche mese di tempo per aprirsi e comunque sono figli di un territorio in crescita.
Che il territorio sia in crescita lo dimostrano i Custoza Superiore 2016 e 2015. Degustandoli si capiscono ben alcune cose:
- Oramai il territorio ha la sua personale graduatoria, con cantine di alto livello, più o meno le stesse 4-5 (in una zona così piccola non è poco), che ogni hanno si confermano e si migliorano.
- Queste cantine producono vini che niente hanno da invidiare ai migliori bianchi italiani.
- Che comunque sempre più produttori hanno intrapreso, magari ancora con qualche incertezza, la strada della qualità.
- Come accaduto praticamente ovunque la strada della qualità incrocia all’inizio quella dell’uso non appropriato del legno, ancora più percepibile qui, con vini di struttura non certo elefantiaca.
- Se la 2017 ha portato a vini abbastanza diversi, quando si parla di vini top il territorio ci consegna prodotti ben riconoscibili e con un loro stile, molto diverso dalle DOC vicine come Lugana e Soave.
Detto questo torniamo ai 2017 che comunque un grosso vantaggio comunque ce l’hanno ed è il prezzo, che difficilmente va oltre i 4-5 euro in cantina. Se considerate che anche i Superiore difficilmente superano i 10 l’ottimo rapporto qualità prezzo è generalizzato.
Invece, proprio per non generalizzare, andate a vedervi i risultati della degustazione: troverete ottimi Custoza 2017 e notevoli Superiore 2016 e 2015 che valgono il viaggio e l’acquisto.