Guida vini. Chiaretto di Bardolino 2022: colori più intensi e voglia di longevità2 min read

Dopo anni di “rivoluzioni” coronate da successo, che hanno portato prima ad una “provenzalizzazione” del colore arrivando a dei buccia di cipolla scarico e poi addirittura al cambio della denominazione anteponendo il termine Chiaretto, il Chiaretto di Bardolino 2022 ci ha mostrato quella che, almeno dal punto di vista del colore, potremmo chiamare “restaurazione”.

Infatti la stragrande maggioranza dei campioni degustati ha tonalità più intense rispetto agli ultimi anni e che solo 2-3 anni fa erano prerogativa di poche cantine “ancora” non allineate . Questa intensità maggiore crediamo comunque sia dovuto all’annata calda e siccitosa, anche perché lo stesso fenomeno l’abbiamo riscontrato in altre denominazioni italiane.

Aldilà del colore, che comunque mostra un’omogeneità che tocca più del 90% dei vini, gli assaggi del Chiaretto di Bardolino 2022 hanno evidenziato che la strada percorsa è stata tanta ma anche che il futuro si può toccare con mano ed ha un nome: longevità.

Non stiamo parlando di Chiaretto che potranno maturare bene per almeno 10/15 anni ma sicuramente diverse cantine hanno iniziato e proporre dei Chiaretto di 2-3-5 anni che non solo sono perfettamente conservati, ma mostrano una giovinezza godibile.

Che la corvina fosse un uva da invecchiamento già lo sapevamo sia attraverso i rossi della Valpolicella che quelli di Bardolino, ma che l’evoluzione del Chiaretto potesse portare verso rosati “maturandi” era, solo pochi anni fa, una pia illusione.

Veniamo adesso ai Chiaretto di Bardolino del 2022, come detto annata calda e siccitosa, che però mantengono note di frutta ben matura (ma non surmatura) e al palato hanno mediamente una discreta freschezza. In buona parte sono Chiaretto da bersi nell’arco dell’anno, ma proprio tra questi 2022 troviamo la conferma di quella voglia di longevità accennata sopra, con alcuni vini che non si fermano all’immediata piacevolezza ma presentano aromaticità e soprattutto corpo da rosé piuttosto importante.

Un bel segnale che, se portato avanti con attenzione e lungimiranza, potrebbe veramente far fare il definitivo salto di qualità a questa denominazione in rosa.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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