Guida vini: Chardonnay di Alto Adige, Trentino e Friuli. Sfida a tre5 min read

Come abbiamo detto qui , quest’anno per quanto riguarda i vitigni definiti internazionali e coltivati in Alto Adige, Trentino e Friuli Venezia Giulia, abbiamo pensato di presentare i risultati in parallelo, in modo da permettere ai nostri lettori di avere un panorama più ampio. Se ve li siete persi potete trovare qui i risultati “triregionali” relativi al Sauvignon. Naturalmente i risultati dei vini altre uve, quelle autoctone o comunque coltivate solo in una regione, saranno presentati a parte, come negli altri anni.

Dopo il sauvignon eccoci a parlare, sempre per Trentino, Alto Adige e Friuli, del vitigno bianco internazionale per antonomasia, lo chardonnay.

Un vitigno che nei tre territori presi in esame ha un ruolo importatissimo ma diverso a seconda della regione. Infatti in Friuli dove ci sono più di 2000 ettari (al quarto posto tra le uve più piantate con il 6.4%) viene vinificato essenzialmente per vini fermi, mentre in Trentino, dove gli ettari sono quasi 2800 (il 27% del totale, secondo solo al pinot grigio) lo chardonnay viene utilizzato sempre più per il Trento DOC, cioè per vini spumanti metodo classico. In mezzo si trova l’Alto Adige, con circa 700 ettari (11.4% del totale al terzo posto dopo pinot grigio e sauvignon) con la spumantistica che sta crescendo ma che per adesso non raggiunge certo i livelli del Trentino.

Ma noi di vini fermi parliamo e quindi andiamo a vedere come sono andati gli Chardonnay della vendemmia 2024 e anche cosa viene proposto come chardonnay “importanti” di annate precedenti.

Collio, panorama

Friuli Venezia Giulia

Partiamo dal Friuli, dove l’andamento dell’annata evidenziato già per i sauvignon, cioè con grandi piogge in primavera, caldo estremo e siccità a luglio e agosto e con un ritorno “spezzetato” di piogge in periodo vendemmiale (primi di settembre) non ha certo aiutato il vitigno a esprimersi al meglio. Acidità più basse e pH più alti non parlano certo a favore di grandi prospettive di invecchiamento.

I migliori risultati sono arrivati dal Collio, dove  buone maturità hanno portato spesso a vini equilibrati e piacevoli, anche dinamici grazie a sufficiente freschezza. Un passo indietro i Colli Orientali e le altre denominazioni con vini più semplici ma comunque piacevoli. In generale un’annata di livello non alto.

Punti di forza dell’annata 2024: vini piacevoli e, specie in Collio, di buona rotondità

Punti deboli dell’annata 2024: poco corpo, non grandi possibilità di invecchiamento.

Vini top: 0

Voto all’annata 2024: 6-

Trentino

Anche se l’andamento vendemmiale non è stato ottimale gli chardonnay del Trentino sono quelli che ci hanno dato i risultati migliori,  invertendo un trend che durava da diversi anni e vedeva negli chardonnay trentini dei “figli poco considerati” a favore delle uve usate per la spumantizzazione. Nel 2024 invece abbiamo trovato vini compiuti, dai bei profumi, con un corpo equilibrato e una dinamicità e freschezza impensabili.

Anche i 2023 degustati si sono ben comportati, mostrando buon corpo, profumi  intensi e netti ma soprattutto un uso equilibrato del legno. Non per niente l’unico Vino Top viene proprio da questa vendemmia e, guarda caso dalla Val di Cembra, dove oramai  per questo vitigno si punta quasi esclusivamente sulla spumantizzazione. Insomma, un Trentino che, sul fronte dello Chardonnay non ce lo aspettavamo e di questo siamo felici.

Punti di forza dell’annata 2024: aromi precisi e ampi, bel nerbo e buon corpo. Anche per i 2023 degustati

Punti deboli dell’annata 2024: non grande serbevolezza e sempre più uve “dirottate” sugli spumanti

Vini Top 1

Voto all’annata: 7-

Alto Adige

Non è facile parlare dell’annata 2024 in Alto Adige sia per i non molti campioni presentati, sia perché abbiamo notato una scarsa propensione dei produttori verso gli Chardonnay giovani, sempre meno di moda e spesso messi in secondo piano o da altri vitigni più di moda o  dalle versioni  “da invecchiamento” , dove l’Alto Adige ha sempre puntato e ora sta forse puntando ancor più. Queste righe saranno così dedicate non tanto ai non certo memorabili e leggerini Chardonnay del 2024 ma alle versioni più importanti, dove purtroppo abbiamo notato quello che potrebbe essere definito un ritorno al passato.

Infatti, dopo anni in cui l’uso del legno stava lentamente dimunuendo ci siamo trovati di fronte ad un numero incredibile  Chardonnay 2023 o di altre annate precedenti letteralmente coperti da legno. Ottimo legno se vogliamo ma estremamente marcante. Da informazioni avute sembra che molti enologi stiano puntando, forse per un mercato estero, sull’aumento delle sensazioni di tostato, fumè, vaniglia, crema etc derivanti dall’uso di legni nuovi. Inoltre alcuni di questi vini non hanno la struttura per reggere tutto questo legno e forse potranno “digerirlo” (se reggono)  tra diversi anni.  Magari tra i nostri colleghi “guidaioli” ce ne sono diversi a cui piace il legno nuovo e sicuramente riempiranno di premi queste molte cantine, ma a noi  sembra veramente un passo indietro.

Punti forti dei vini degustati:  2024 facilità di beva e buoni prezzi. 2023-2022 ottimi i legni utilizzati

Punti deboli dei vini degustati: tra i 2024 molti vini scarichi, i 2023-2022 con troppo, troppo legno.

Vini top: 0

Voto all’annata 2024:  5.50

Conclusioni

In definitiva l’annata climaticamente non eccezionale fa un po’ il paio con l’idea di un vitigno che sembra perdere appeal per quanto riguarda i vini fermi e giovani, anche da parte dei produttori. Non per niente si battono sempre più altre strade: dagli invecchiamenti in legno o in anfora ai vini spumanti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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