Guida vini 2023-2024: Fiano di Avellino, Greco di Tufo, Falanghina del Sannio e Falanghina dei Campi Flegrei: cosa volete di più?5 min read

Per la guida 2023-2024 di Winesurf iniziamo “col botto” e cioè con due vini da vitigni autoctoni tra i più importanti e famosi d’Italia e con la loro storica “damigella”. Stiamo parlando di Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Falanghina delle varie denominazioni campane.

Un trittico importantissimo che però deve essere visto con occhi diversi: per la Falanghina (anche se ne abbiamo degustate alcune con qualche anno sulle spalle e molti ne producono da invecchiamento) va rimarcato il suo carattere immediato, mentre sugli altri due vini quello che ci preme considerare maggiormente è la loro grande possibilità di invecchiamento.

Per prima cosa due parole sull’annata 2022 che è stata siccitosa e calda fino a fine luglio per poi, specie in Irpinia, trasformarsi  in una stagione piovosa che, ad intervalli più o meno lunghi, ha accompagnato i produttori fino a ottobre. In questa situazione i produttori irpini hanno dovuto fare un po’ di salti mortali e i bianchi 2022 degustati non ci hanno fatto impazzire, anche se per una valutazione completa occorrerà attendere che escano, tra un anno o due, le selezioni o le riserva.

Iniziamo questa nostra carrellata dalla Falanghina, che oramai è piantata in varie parti della Campania e assume, a seconda di dove si trova, caratteristiche particolari. Quelle del Sannio, specie da giovanissime, puntano molto su aromi apportati da vinificazioni oramai patrimonio di tutti e quindi risultano, alla fine, abbastanza simili tra loro. Sicuramente il tempo le porterà in direzione più variegate ma per adesso la tipologia che prevale è forse quella che il mercato richiede: aromi floreali o di frutta tropicale più o meno intensi, un corpo discreto ma soprattutto una piacevolezza semplice e immediata che forse potrebbe anche virare verso una maggiore complessità. Infatti le Falanghina del Sannio sembrano oramai leggermente “bloccate” nella tipologia che ha ottenuto in passato tanti successi e per questo una maggiore diversità (tra loro e  rispetto al passato) potrebbe essere anche una nuova arma commerciale. Comunque la media punteggi è più che dignitosa, anche se sarebbe interessante assaggiarle tutte con un anno di bottiglia.

 Quelle dei Campi Flegrei invece non solo hanno più struttura ma anche una diversità aromatica e strutturale che le contraddistingue e le rende molto più “divertenti” e complesse. Qui abbiamo trovato gli assaggi più convincenti anche se ci permettiamo di far notare che questa zona meravigliosa andrebbe tenuta sotto osservazione perché il rischio di ritrovarsi con produttori che in futuro possano approfittare del nome della DOC  producendo però vini non al livello dei tanti buoni che ci sono adesso non è certo da scartare.

Fiano di Avellino e Greco di Tufo li mettiamo assieme  almeno in un primo momento, riferendoci all’annata 2022. Ormai è un discorso che facciamo da anni quello sui vini di prima battuta di queste denominazioni e quelli invece che escono dopo due-tre-x anni. I primi in generale si assomigliano molto tra loro (e tra denominazioni e vitigni diversi…) e nell’annata 2022 non hanno certo quel corpo o quella freschezza che in passato li distingueva. Non si può essere, adesso, soddisfatti dei risultati 2022 di queste due denominazioni, ma la speranza è che le slezioni o le riserva future mostrino quelle stimmate che hanno fatto di questi due vini punti di riferimento per bianchi da grande invecchiamento. Infatti basta girare l’angolo, scendere di uno o due anni ed eccoci davanti a quelli che sono grandi vini (parlo di entrambe le denominazioni), esempi di come i bianchi italiani possono invecchiare. A parte alcune “fughe all’indietro” di quasi 20 anni i Fiano di Avellino e i Greco di Tufo di 3-4 anni mostrano quel carattere, forse più ruvido nei Greco, che in molti casi ne garantisce una grande e positiva tenuta nel tempo.

I migliori dei nostri assaggi sono da sempre tra i migliori (se non i migliori) a livello nazionale e anche quest’anno la cosa si ripete.

Viene da chiedersi se vale la pena, con due denominazioni che sfornano grandi vini da invecchiamento, puntare e mettere in commercio vini giovani, scarni, semplici, per non dire simili a quelle di varie zone italiane. Quest’appiattimento, che non è prerogativa solo dei DOCG irpini del 2022 ma si ripete da diverse anni, può anche essere richiesto dal mercato ma allora servirebbe una tipologia “Selezione”, oltre alla Riserva, per far capire chiaramente le differenze all’interno delle due denominazioni che non si esaurisce in un uscita ritardata ma propone proprio vini che non sembrano nemmeno lontani parenti di quelli d’annata.

Siamo tra i più grandi fans di Fiano d’Avellino e Greco di Tufo, apprezziamo ogni anno una bella fetta di questi vini ma speriamo che, in un mercato sempre più caotico, si possa almeno capire chiaramente quali bere subito e quali aspettare con tranquillità.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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