Gite scolastiche e alberghi: il trucco della caparra4 min read

Questo giornale non si occupa quasi mai di turismo, ma quando il turismo si occupa delle mie tasche ( quelle dei miei figli nella fattispecie, ma la musica non cambia), cercando di svuotarle in maniera non corretta di quel poco che c’è, uno si  sente in dovere di arrabbiarsi pubblicamente.
 
Per farlo voglio parlarvi delle gite scolastiche, quelle a cui tutti noi abbiamo partecipato e a cui oggi spediamo i nostri figli.
Sappiamo tutti come funzionano: alberghi a prezzi stracciati (o quasi), cene ancora più stracciate comprese nel prezzo e si parte, scortati da alcuni professori per tre-quattro giorni in Italia o all’estero.

Parlavo di alberghi a prezzi stracciati, ma fino ad un certo punto. Infatti pare che da qualche anno molte catene alberghiere abbiano trovato un modo molto subdolo per arrotondare (alla grande!!!!) il costo della camera. State a sentire.
 
Una volta fatto arrivare il gruppo in albergo, prima di consegnare  la chiave della camera, si fanno dare da ogni ragazzo una caparra di 15-20 euro che dovrebbe essere restituita alla partenza, se nel frattempo non ci saranno stati problemi. Per problemi si intendono sia rotture di qualche oggetto nelle camere, sia (e qui viene il bello) se i ragazzi faranno confusione nelle camere, tipo alzare la voce, cantare, gridare, etc.
 
Sul fatto delle rotture sono d’accordissimo: di solito chi rompe paga, anche se in questi casi la rottura, per esempio, di una seggiola in una camera non la pagano i ragazzi di quella camera ma tutti gli alunni, ai quali non viene restituita la caparra.
 
Ma sul rumore??? Infatti il trucco/scusa più utilizzato, perché il più semplice da attuare è quello del rumore nelle camere. Il giorno della partenza basta che il direttore dell’albergo dica che alcuni clienti si sono lamentati per la confusione e magari abbiano lasciato l’albergo, per fa scattare automaticamente la non restituzione di tutte le caparre.
 
A niente varranno le proteste dei professori o dei ragazzi: basta un’affermazione generica, senza specificare chi ha fatto confusione o chi ha lasciato l’albergo e i soldi della caparra sono persi.

Ma adesso viene il bello! Oltre a trattenersi i soldi (e qui si configura forse il reato di truffa e frode fiscale) questi non vengono fatturati e entrano in nero nelle casse dell’albergo.

Ma quale albergo o quale catena alberghiera agisce in maniera così poco corretta? Sicuramente gli alberghi del gruppo Ibis France: lo posso testimoniare con cognizione di causa perché sia mia figlia (lo scorso anno) sia mio figlio quest’anno, sono incappati in questa vera è propria grassazione, in queste forche caudine molto remunerative per l’albergo.
 
Facciamo due conti: mediamente una camera in queste gite costa attorno ai 30 euro a persona. Con una caparra di 15 euro trattenuta IN NERO il guadagno quasi raddoppia. Se questo viene fatto regolarmente per ogni gruppo di studenti fate un po’ voi il calcolo di quanti soldi entrano IN NERO nelle casse di queste catene alberghiere.
 
Qualcuno di voi adesso potrà obbiettare che i ragazzi possono aver fatto realmente danni o confusione di notte, del resto tutti noi siamo stati ragazzi e sappiamo che nelle gite scolastiche non si va certo a letto alle dieci….
 Sono d’accordissimo, se si va fuori dei limiti o si danneggia qualcosa si deve rimediare, ma la cosa deve essere gestita in altro modo e alla luce del sole. A monte si deve sapere quali sono gli alberghi che richiedono una caparra e decidere se utilizzarli o meno. Inoltre, nel caso che tale caparra venga trattenuta, occorre motivarlo per scritto ed allegare tutte le fatture personali o una cumulativa.

 
Non mi sogno minimamente di giustificare o di voler prendere le parti di ragazzini casinisti, voglio solo che non vengano derubati utilizzando un meccanismo che sembra diventato di uso comune.

 
Chiedo quindi alle agenzie di viaggio di tutelare realmente i propri clienti, chiedendo e informando le scuole che nell’albergo X chiederanno una caparra. Starà poi alla scuola decidere se andarci  o meno e nel caso informare i genitori.

Ma cosa fondamentale, nel caso di non restituzione delle caparre, ci vogliono le fatture!!! Se non mi restituiscono 20 euro di caparra devo avere la relativa pezza d’appoggio, alla pari di qualsiasi "extra".
 
E’ l’ora che questo metodo poco chiaro e soggetto all’abuso, se proprio deve essere utilizzato, sia utilizzato alla luce del sole!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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