“Giocheremo con i fiori” e ci divertiremo molto4 min read

Il mio primo approccio con Giocheremo con i fiori fu nell’ottobre 2014, assaggiando l’annata 2013. Rimasi colpito sia dall’etichetta che dal nome e per questo motivo mi decisi ad acquistare una bottiglia: alla fine rimasi colpito anche del vino.

Nove anni dopo, avendo la necessità di raccogliere informazioni sull’etichetta per un articolo in lingua greca intitolato “Le strade sconosciute del vino in Italia”, ho parlato con Fausto Albanesi. Alla fine Fausto mi ha chiesto l’indirizzo di casa per potermi inviare nuove e vecchie annate in modo da farmi valutare l’evoluzione del vino. Alcuni giorni dopo mi è arrivata una mini verticale (2019, 2020, 2021, 2022) di cui non potevo non scrivere.

L’azienda nasce nel 1999, quando Fausto Albanesi, insieme alla moglie Adriana Galasso, decise di rilevare il vigneto del padre di lei, Rocco.

Il nome dell’azienda deriva da un particolare di un grande affresco del 1400 nella locale chiesa di S. Maria in Piano. Nella rappresentazione del Giudizio Universale, la “Torre dei beati” descrive la meta finale a cui, con gran fatica e attraverso difficili prove, aspirano le anime appena giunte nell’aldilà.

La loro avventura inizia con la conversione al biologico e la prima bottiglia viene imbottigliata nel 2000.

Le prime viti di Pecorino sono state piantate nel 2005, Fausto mi racconta di essersi rivolto all’addetto regionale alla viticoltura, al quale chiese dei suggerimenti sulle migliori varietà e ricevendo consigli indirizzati verso con il Nero d’Avola e il Refosco dal peduncolo rosso che, secondo quel funzionario. avevano ottenuto ottimi risultati ottenuti in Abruzzo… Fausto fa finta di niente e comincia a piantare il Pecorino, un vitigno al tempo quasi dimenticato.

Il Pecorino è un vitigno autoctono di bassa produttività (50 hl/HA) e di grande interesse enologico.

A Torre dei beati La vendemmia viene effettuata solitamente all’inizio di settembre, le uve vengono raccolte a mano, ne segue una pigiatura soffice e quindi una fermentazione alcolica che avviene a 15-18 °C per circa 10 giorni. Dopo un periodo di maturazione in acciaio, il vino viene lasciato nelle stesse vasche di acciaio a maturare sulle fecce fini per 6 mesi.

La prima annata in produzione fu la 2009 quando ancora si chiamava “Primo bianco” mentre dal 2010 il nome venne cambiato in “Giocheremo con i Fiori” e come etichetta riporta un disegno della loro figlia.

La degustazione delle 4 annate

Abruzzo DOC Giocheremo con i Fiori 2022

Giallo paglierino intenso con riflessi dorati, aromatico e vivace al naso, mostra un’elegante miscela di note erbacee e floreali. In bocca gusto morbido ma energico, armonico e piacevole, equilibrato da un’acidità vivace e  da una intensa  nota minerale  con un retrogusto sapido.  Un vino bianco non solo per l’estate.

Abruzzo DOC Giocheremo con i Fiori  2021

Intenso giallo paglierino con leggeri riflessi dorati, al naso fragrante e vivace con note floreali e  di erbe officinali come salvia e camomilla, anche qualche spruzzo di frutta esotica . Assaggio morbido ma di energica sapidità, armonico e piacevole. Finale di buona lunghezza e abbastanza persistente. Nonostante l’annata difficile è sicuramente un bel vino!

Abruzzo DOC Giocheremo con i Fiori  2020

Fausto ritiene che la 2020 sia una delle migliori annate e trovo conferma dal momento in cui porto il bicchiere al naso… fino all’ultimo sorso.

Color oro, naso poliedrico, di fiori, erbe aromatiche e un aroma di salvia che colpisce per la sua pulizia.  In bocca è caratterizzato dalla perfezione: il trittico di acidità, mineralità e sapidità si sposano armoniosamente e regalano una splendida bevuta con un finale di lunga e stimolante persistenza. Ha ancora molto da dare ma è già un grande vino con un piccolo prezzo.

Abruzzo DOC  Giocheremo con i Fiori  2019

L’annata 2019 ha visto picchi di caldo africano intervallato da piogge molto importanti. Storica la grandinata di luglio con sfere di giaccio cadute dal cielo grandi come pesche: nonostante questo le vigne si sono salvate.

Colore oro leggermente più opaco da quello del 2020. Al naso, note di agrumi, fiori bianchi e miele. Al palato è sapido. Trovo che la mineralità si senta meno, più oleoso di altre annate, con un finale sapido più duraturo.

Questi quattro vini sono stati un’esperienza bellissima ed è sicuramente nato un nuovo amore. Con che piatto lo abbinerei? Con uno di casa mia, la musakà!

Haris Papandreou

Arrivato a Firenze nel lontano 1985 con studi in economia e commercio. Attualmente segretario del Consolato Onorario della Grecia a Firenze e responsabile della parte economica in un studio tecnico. Appassionato di vino e organizzatore di diverse degustazioni di vino greco a Firenze.


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