Come sempre ai primi di agosto andiamo a degustare a Gavi, quest’anno accolti da un clima quasi invernale, con precipitazioni e venti forti che nei giorni precedenti avevano creato grossi problemi nella zona di Alessandria.
Per fortuna le vigne di cortese non avevano subito danni e per la prima volta da quando degustiamo a Gavi abbiamo potuto farlo senza sudare, le proverbiali sette camicie.
La 2019 si presenta come una vendemmia di buon livello, con una produzione leggermente più bassa rispetto alla prolifica 2018.
Mentre degustavamo non riuscivo a non pensare a come era cambiato il Gavi negli ultimi 20 anni. All’inizio del secolo c’erano sicuramente delle punte molto più interessanti ma meno produttori con vini di buon livello, oggi ci sono molte più cantine che producono buoni vini, ma le punte si sono “smussate” . Diciamo che da un paesaggio dolomitico siamo passati ad uno composto da colline più dolci e armoniche, senza però le particolari e (per me) piacevoli “brezze enoiche” montane.
Fuor di metafora dolomitica il 2019 ci ha presentato un quadro di buoni vini a cui però manca un po’ di spinta aromatica (che nel Gavi, in verità, non ha mai brillato) e di “scapigliata” freschezza.
Magari mi sbaglio ma credo che molto dipenda dal vigneto e da un mancato adeguamento ad un cambiamento climatico che è sotto gli occhi di tutti. Le vigne a Gavi non sono mediamente giovani e quindi potrebbero forse dare di più, ma il cambiamento climatico in un territorio di vini bianchi con altezze medie attorno ai 300 metri richiede anche un cambiamento sia in vigna che in cantina. In cantina i produttori si sono attrezzati e infatti ci sono sempre più aziende che producono vini ineccepibili e buoni, mentre in vigna è più difficile e quindi, alla fine dei salmi, vengono a mancare quei “picchi qualitativi” di cui parlavo all’inizio.
Per carità, vini buoni e molto buoni ci sono, non per niente più della metà dei vini ha ottenuto punteggi superiori agli 80 punti (3 stelle, che per noi rappresentano già un vino di buon livello), però ci portiamo dietro l’idea che il Gavi potrebbe dare molto di più, anche e soprattutto con vini con possibilità di maturare per anni.
Se parlare di anni può sembrare eccessivo (ma non credo!) parlare di almeno un anno di maturazione in più penso sia una cosa quasi obbligatoria. Per questo lancio una proposta al Consorzio del Gavi: tenete da parte una bottiglia di tutti i vini degustati quest’anno e l’anno prossimo veniamo un giorno prima, degustiamo i Gavi 2019 “Un anno dopo” per poi passare ai 2020. Credo che potrebbe essere un modo interessante per parlare di Gavi e magari anche per capire quale possa essere il momento adatto per entrare in commercio.
Con iniziative così semplici si può far capire quanto sia importante la maturazione in bottiglia anche per un bianco e quindi indirizzare i consumatori verso la giusta strada e il giusto momento per stappare un Gavi.