Gavi 2012: ci possiamo stare!2 min read

Oramai è tradizione che l’ultimo assaggio in bianco dell’annata sia d’agosto a Gavi ( in particolare al consorzio di Tutela, che ringraziamo). Quest’anno il clima è stato abbastanza clemente, mentre lo scorso anno i primi giorni di agosto ci avevano riservato quel caldo africano che ha reso famosa l’annata.

Dopo un anno quindi siamo venuti a degustare i vini di quell’annata, con risultati che non possiamo certo dire eccezionali ma neanche catastrofici.

Il Cortese è un vitigno strano, senza grandi aromi primari ma molto restio a cambiare (a meno che non invogliato da altre uve..) la sua gamma aromatica. Forse per questo mediamente i profumi dei Gavi 2012 non sono certo intensi, profondi e freschissimi, ma non virano verso sensazioni di cotto o aromaticità dovute a “supporti” particolari.

Bisogna quindi dare atto che generalmente l’annata 2012 è stata combattuta a Gavi senza armi prese in prestito a destra e a manca. Armi del resto utilizzate in molte altre parti, come il pacchetto “lieviti-enzini-iperriduzione” che sta spopolando in altre zone. Non esistono quindi, per fortuna Gavi che profumano di pompelmo e frutto della passione e questo ci fa solamente piacere.

Comunque un vitigno che normalmente si basa molto su note minerali e floreali non può certo trovarsi a suo agio in un’annata come il 2012, ma sono convinto che le future terziarizzazioni daranno più soddisfazioni di quelle che oggi possiamo immaginare.

Lo stesso potremmo dire per le strutture medie dei vini, non certo eclatanti ma piuttosto eleganti, a cui qualche mese di bottiglia in più darà modo di distendersi e di affinarsi.

Insomma, anche se abbiamo avuto un 4 stelle (ma è 2011) e due 3.5 stelle (2012) l’annata non è certo da ricordare negli annali, ma un buon numero di vini ci sono e la ventina di 3 stelle lo stanno a dimostrare.

Quindi la media stelle non è certo eclatante (2.29) ma in un annata calda e difficile come il 2012 non potevamo certo aspettarci miracoli.
Come oramai non mi aspetto più miracoli dai Gavi passati in legno. Quella decina che abbiamo assaggiato ci hanno confermato come, a meno di particolari congiunzioni astrali, il cortese e il legno si sposino molto male: anzi non ci provano nemmeno, rimanendo ognuno sulle sue. Il peggio è che il legno, oltre a coprire i profumi, appesantisce quasi sempre il vino, togliendogli quella freschezza che è uno dei suoi pregi.  

Se si vuole produrre un Gavi più importante bisogna seguire la strada del vigneto e non quella della cantina.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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