Francesco Monchiero, Presidente Roero “Non c’è più tempo! La lentezza burocratica ci ucciderà!”9 min read

Torniamo in Piemonte per intervistare il Presidente del Consorzio Tutela Roero. Ha presentato agli organi competenti alcune interessanti e fattibili proposte che purtroppo la burocrazia non riesce a rendere attuabili in tempi brevi.

Winesurf  “Prima di tutto la salute. In questi giorni il Piemonte ha molti più contagi rispetto ad altre regioni: nel Roero come sta andando?”

Francesco Monchiero “La provincia di Cuneo è stata fin dall’inizio la meno colpita del Piemonte. Considera che in città come Alba, che hanno 36.000 abitanti, ci sono 33 casi. Per carità, bisogna fare attenzione però la situazione è sotto controllo.”

W. “Se dicessi che il Roero è una terra di rossi che adesso vende principalmente bianchi tu cosa mi risponderesti?”

F.M. “Ti risponderei che non è vero, perché ci sono sempre molti più ettari di vitigni a bacca rossa che a bacca bianca. Poi se parli solo di denominazione Roero ti dò ragione. E’ una terra che è nata come terra di rossi e lo è tuttora, ma nell’ultimo decennio ha saputo sviluppare molto bene il settore dei vini bianchi.”

W.”Quanti ettari vitati avete, sia di bianchi DOC che di rossi DOC?”

F.M.“Abbiamo 889 ettari di Roero Arneis e 280 di Roero, mentre come ettari totali, fermo restando che gli  889  del bianco restano così , a quelli di Roero si sommano i 550 ettari di Nebbiolo d’Alba e i 600 ettari di barbera. Quindi in totale gli ettari a rosso sono quasi il doppio rispetto ai bianchi. Bisogna anche dire che l’Arneis negli ultimi anni ha avuto una notevole crescita esponenziale e, dall’altro lato, Il Nebbiolo d’Alba sta perdendo terreno a vantaggio del Roero: quattro anni erano 199 ettari e oggi ce ne troviamo quasi cento in più . Quindi il trend del Roero rosso sta cominciando di nuovo a crescere, anche perché ci sono diverse aziende, specie di giovani, che stanno entrando nel settore del vino imbottigliato lasciando la vendita di uve o di sfuso.”

W. “Altra provocazione: se dicessi che nel Roero dovreste smetterla di provare a fare “il Barolo del Roero”, cioè un vino da grande invecchiamento e invece puntare sui nebbiolo giovani, profumati, piacevoli cosa mi risponderesti?”

F.M. “Questo è vero in parte. Il vitigno nebbiolo lo conosciamo bene e diventa un vino che per avere una piacevole beva ha bisogno di più o meno invecchiamento a seconda di dove viene coltivato. Nel Roero abbiamo molte varietà  di terreni e in particolare quelli molto sabbiosi ci permettono di fare dei nebbioli più freschi e profumati. Ma nelle nostre piccole colline  la composizione del terreno cambia continuamente e abbiamo zone con percentuale di argilla e  di calcare maggiore: queste pretendono dai vini un invecchiamento più lungo per far maturare i tannini. Però, se mi permetti, nel disciplinare del Roero è previsto,  nel senso che il Roero ha un invecchiamento di 22 mesi e un passaggio in legno molto leggero, quindi adatto per vini giovani.  Ma nel disciplinare c’è anche  il Roero Riserva, per quei nebbioli che, in terreni più calcarei e argillosi, hanno bisogno di maggior tempo per arrotondare i tannini.”

Mappa del Roero e dei suoi cru

W. “Veniamo alla situazione attuale, alle  difficoltà che voi produttori vivete. Problema aiuti al settore: so che hai una proposta da fare.”

F.M. “Di proposte ne avrei tante… Il mondo del vino è per sua caratteristica sia resistente e abituato alle difficolta  che abbastanza lento nel muoversi. Purtroppo però  il vino è uno dei pochi comparti agricoli che sta rischiando tantissimo perché, specie per aziende medio piccole  di alta qualità,  il mercato si è azzerato. Inoltre noi non abbiamo potuto chiudere spengendo la luce ma  continuare a lavorare perchè la vigna non sipuò spengere. Sarebbe bello se lo stato ci desse una mano con della liquidità…”

W. “Sembra che lo stia facendo  con i 25.000 €…

F.M.“Lo sta facendo ma non come servirebbe. I  25.000 € per aziende come la mia o anche più piccole possono servirti ad andare avanti per 2-3 mesi e poi non sono soldi che ti arrivano a pioggia: ti puoi indebitare per 25.000 euro e lo stato garantisce. Ma i problemi sono altri, perché noi abbiamo dell’invenduto e soprattutto si prospetta la prossima vendemmia che è lontana ma è vicina, perché è tra quattro mesi. Quando noi ci arriveremo bisognerà  trovare il modo per fare spazio al nuovo vino .Se le grosse cantine, magari con la distillazione, potranno trovare spazi noi certamente no e quindi un aiuto potrebbe essere quello di dare una mano alle aziende per l’acquisto di nuovi vasi vinari di ogni tipo (vasche inox, botti n.d.r.). Questo per fare spazio in cantina, avere possibilità di stoccare e così tenere prodotti di qualità in azienda e non svenderli.”

W. “Se ho ben capito tu pensavi di utilizzare i fondi dell’OCM Vino 2020 per questo.”

F.M. “Esatto! L’OCM Vino ha tre grandi capitoli, che sono quello della promozione, del rinnovo dei vigneti e degli investimenti. Vista la situazione attuale  i fondi per la promozione 2020 non verranno certamente utilizzati,  quindi la nostra idea è quella di spostarli in un altro capitolo e utilizzarli per l’acquisto di contenitori vari per il vino da usare per la prossima, vicinissima, vendemmia.”

W.“Mi sono un po’ informato, anche da dei funzionari amici di Bruxelles, a cui ho lanciato la proposta. Loro mi dicono, pur non essendo esperti di quel settore, che se sono soldi destinati alla promozione ci vorrebbe del tempo per sbloccarli e dedicarli ad altro.”

F.M. “Questo purtroppo già lo sapevamo! La suddivisione dei fondi OCM viene fatta a monte per gli anni successivi quindi, sulla carta, non si può. Però  non riesco a capire perché, in un momento di grande emergenza, avendo già fondi stanziati, messi li  in un conto corrente da dove non verranno chiaramente tolti e utilizzati, per una volta non si possa fare un piccolo sforzo di velocizzazione burocratica. Se non è questo il momento per farlo quando mai si potrà? Non stiamo chiedendo soldi in più, stiamo solo dicendo che, visto i soldi ci sono, fate un atto di urgenza che dica che per il 2020 quei soldi verranno utilizzati in un altro capitolo. Non credo che caschi il mondo. Praticamente è come spostare dei soldi da un conto corrente all’altro, magari mettendo anche regole precise su quanto e come contribuire all’acquisto delle varie tipologie di vasi vinari.”

W. Da uomo della strada mi sembra semplice.”

F.M. Sai cosa mi fa arrabbiare di più in questi giorni? Dopo aver avuto incontri con funzionari di vari enti e a vari livelli è che tutti arrivano sempre a dire due cose :

  1. I soldi non ci sono! Questo quando si sente parlare di stanziamenti di almeno un miliardo di euro.  Sarà possibile che qualche briciola non arrivi anche all’agricoltura?
  2. Che poi è la cosa che mi fa arrabbiare di più. Nonostante il momento di urgenza non ci sono i tempi per agire!  Ma in una situazione del genere ci si potrebbe anche impegnare e muovere in maniera diversa.In un momento del genere, con il Covid-19 che ci sta uccidendo e sta uccidendo anche l’economia, non si possano velocizzare delle operazioni burocratiche? Questa è una cosa che non concepisco!

W. “Grazie per la tua chiarezza, vediamo di parlare di qualcosa di positivo.Come stanno andando le vendite online?”

F.M. Stanno crescendo, possiamo anche dire che sono raddoppiate ma i consumi di vino sono calati moltissimo, specie per il vino di qualità, e quindi i volumi che si muovono sono  minimi. Sull’online sono contentissimo per le vendite, ma rispetto al vino che si vendeva  in un mese è una goccia nel mare. In tempi brevi  non credo si possano recuperare i livelli di vendite nel settore Horeca. Anche nella GDO i volumi di vendita non sono quelli che uno poteva pensare: nel mese di marzo hanno fatto un +18% in volume che è solo un +13% in valore.”

W. “Tra l’altro forse riguarda solo il Roero Arneis.”

F.M. “Questo è vero. Ci sono aziende, però grossi imbottigliatori, che stanno lavorando forte con la GDO, ma le aziende piccole che sono nella GDO hanno avuto comunicazione che i loro vini posizionati sopra ai 7 euro vengono venduti  molto meno di prima. Il consumatore ha abbassato l’asticella!”

W. “Capisco, la situazione è molto difficile.”

F.M. “Guarda, se partendo da marzo, riusciamo a restare chiusi solo per tre mesi, diciamo fino alla metà di maggio e poi la situazione riparte ci salviamo, altrimennti non so. Sicuramente andrà ridisegnato il mondo del vino di qualità:i più esposti saranno i produttori di uva che o non troveranno spazio per le loro uve oppure le venderanno al prezzo che il commerciante stabilirà.

W. “Quindi distillazione, potatura verde, diminuzione delle rese per te sono palliativi.”

F.M. “Sono palliativi. Parliamo della diminuzione delle rese: già quest’anno il prezzo delle uve calerà, quindi ci sarà una diminuzione di resa su un prodotto che già perderà valore. Ti faccio un esempio: se io produco 100 q.li e li vendo ad un euro al chilo prendo 10.000 euro. Quest’anno, con i prezzi in calo, prenderò , se va bene, 0.60 centesimi al chilo, quindi 6000 euro. In più, se  mi dici che devo far scendere la resa a 80 q.li a ettaro, invece di 6000 €  ne prendo 4.800. Quindi produciamo pure meno ma chi subisce il danno è sempre il produttore. Un’altra proposta, con sempre la UE in mezzo, è la potatura verde che potrebbe essere usata per finanziare le diminuzioni di rese per ettaro. Però il regolamento europeo dice che la potatura verde viene finanziata solo se c’è l’abbattimento del 100% della produzione, non per l’abbassamento del 20%. Quindi bisognerebbe cambiare il regolamento europeo… cosa ti hanno detto i tuoi amici a Bruxelles?”

W. “Che ci vuole tempo.”

F.M. “E noi purtroppo il tempo non l’abbiamo e quindi la diminuzione delle rese o la potatura verde sono strade che dipendono da chi sta a Bruxelles. Un’idea che ci è venuta in mente e potrebbe non aver bisogno di tanta butocrazia è la diminuzione  della trasformazione delle uve in mosto. In altre parole, se io produco 100 chili d’uva  ottengo 70 litri di vino: invece della distillazione la UE mi permette di produrre 70 litri di vino  ma soltanto 60 sono DOC, gli altri dieci litri di vino che di solito arrivano dalla terza spremitura (cioè  il vino definito “torchiato”n.d.r)  andrebbero in distillazione. Questo avrebbe dei vantaggi: in primo luogo chi produce uva prende il 100% per il suo prodotto inoltre il vino meno buono andrebbe in distillazione e avremmo l’annata 2021 con un’altissima qualità.”

W. “E non si abbasserebbe più di tanto il prezzo dello sfuso.”

F.M.“Certo e quella parte che va in distillazione darebbe alle aziende un minimo di ossigeno.”

W. “La vostra stessa idea la stanno portando avanti in Soave. Ne ha parlato Sandro Gini nella sua intervista. Confrontati con lui.”

F.M. “E’ un’idea che potrebbe andare avanti. Grazie.”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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