fermate il meeting, voglio scendere! (Ultima parte)6 min read

Ultimo giorno. Serata precedente inconsolabile, niente grandi Porto, qualche improbabile bollicine metodo “tradiccional”, qualche vino più decente ma nulla di che.

Però ci aspetta l’emozione delle  40Rarities40 della mattinata e poi le degustazione delle diverse aziende giunte da ogni dove del Portogallo.

Esordio più infelice non poteva esserci.

Ci prelevano con il bus e ci portano alla degustazione dei Porto, Madeira, Muscatel de Setubal ecc., vini anche molto vecchi, qualche annata del ‘800. Arriviamo in sede per capire che siamo vittime di una ennesima delusione. Scopriamo ( tranne me, che avevo scoperto l’arcano qualche giorno prima,  gli altri non sapevano niente) che la degustazione è effettuata solo da 9, dico nove, sommelier internazional mentre i giornalisti potevano solo assistere alla press conference e al limite, sperando in un colpo di vento particolare, sniffare da lontano una esalazione odorosa da qualche bicchiere mal versato.

Ribellione di massa!! Ma senza alcun risultato. Ci propongo intanto di fare un tour di Linhares de Beira, amena località con castelletto e varie pietre a valore storico. Promessa, solo un ora e poi alle degustazioni con i produttori. Questo all 9.25. iniziamo il tour alle 11.10 e così giungiamo al palasport/lager solo alle 12.30 dove ci aspettavano 46 produttori per farci conoscere le loro produzioni.

Ahh! 46 produttori ripartiti in tre giorni con mediamente 6/7 vini a testa sarebbero stati una bella esperienza, anche perchè a posteriore posso dire di aver sentito diversi bei vini di piccoli produttori, molto interessanti, molto identitari, vitigni assolutamente sconosciuti, almeno per me e per molti italiani che conosciamo il Portogallo del vino solo come Porto o peggio, come Mateus Rosè e affini.

Invece tutto lì, in piedi e in fretta, alle 13,00 via per il pranzo fino alle 15,30 e poi di nuovo degustazioni fino alle 18.00. io passo, niente pranzo, ho un pò di ciccia da smaltire. Qualche crostino con il Serra de Estrela più fermentato, quello fluido più che molle, e continuo le mie degustazioni imperterrito anche in assenza dei produttori. Prima i bianchi, poi i rossi e infine i dolci. Niente bollicine, banali fin dai primi assaggi.

Tra i vini bianchi  un lungo elenco di vitigni autoctoni da interesse all’assaggio. Ogni zona con le sue peculiarità: il viosinho, il rabigato e il Fernao Ripes per i bianchi del Douro, l’alvarinho, l’avesso ed il loureiro per le produzioni del Vinho Verde (che non è solo un bianco ma un’area dove si produco con tale denominazione anche rossi interessanti), il bical, il cercial e l’incrocio cercialinho per i vini dalla Bairrada, il siria, il fonte cal e l’arinto per il Beira Interior, la malvasia fino e l’encruzado per il Dao, il moscatel, l’antao vez per i vini della zona di Setubal ed ancora il roupeiro, il robo de Ovelha, il verdelho (chiamato gouvejo in Dao) nella zona dell’Alentejo e il vital a Lisbon.

E finalmente respiro un’aria interessante, fatta di aromi di territorio e di vini a volte molto emozionali.  Molto legno, in particolare in tutti i “reserva”, pare che da queste parti abbondino i falegnami, anche se diverse etichette hanno un’ottim a proporzione vino/legno come nel caso di Curva ’09 di Sogevinus, un Douro da vitigni antichi molto accattivante o l’eccellente Quinta de San Joannes Superior ’07, un Vinho Verde da Alvarinho e Malvasia Fino di Casa de Cello molto minerale , macerato sulle bucce. Come eccellenti si sono mostrati i bianchi (legnosi ma equilibrati) di Julia Kemper.  Grande impressione da un arinto dalla Bairrada di Campo Largo e a dar onore alla terra ospitante ci ha pensato Quinta dos Currais, del Beira Interior con un siria che a tutto frutto della passione e un assemblaggio di Siria, Fote Cal e Arinto del’08 veramente notevole.

E poi i rossi.

Anche il panorama dei rossi  portoghesi presente è stato fortemente caratterizzato da una grande varietà di vitigni locali e poche presenze internazionali.
First of all il Touriga Nacional , beniamino nazionale, buon pertutto dappertutto. E  poi vini a base di aragones (tinta roriz ne Douro e nel Dao o tempranillo in Spagna), trincadeira, alicante bouschet, castelao e alfrocheiro (non sono parolacce, traquilli!), touriga franesa, tinta cao e altri.

Degna di nota la produzione della regione del’Alentejo, l’area dalla maggior quantità prodotta nella nazione.
Nel Douro nascono i vitigni rossi più rappresentativi del Portogallo.  Jean è un vitigno presente nel Dao, con funzione di ammorbidente per gli spigoli a volte scontrosi del Touriga Nacional, onnipresente. 

La regione della  Bairrada mi consente di conosere uno dei personaggi più folli della enoloia portoghese, Luis Pato, strenuo difensore dei vini territoriali con un grande amore per il vitigno Baga con cui fa vini d’ogni tipologia: rossi elegati e maturi, giovani intriganti, rosat e anche bollicine metodo “tradicional”. Bel vino anche il Grande Escolha (grande selezione)di Quinta de Baixo da Baga, Touriga e un goccino di Sirah. Nella Zona di Lisbona, a pochi chilometri dal mare alentejana  dllo sesso vitigno di Malhadinha Nova. Anche nel  Beira Interior il Touriga fa la sua bella figura con il Casas Alta di Josè Madeira Alfonso. Nel Douro mi ha impressionato l’Old Vines di Quinta de Popa, assemblaggio  simil porto (Touriga nacional e francesa, tinta roriz e tinta barroca).

Ancora dal Dao mi giunge a proposta che preferisco: ancora Casa de Cello con il suo Quinta da Vegia ’07 reserva, touriga nacional e tinta roriz,molto bello, profondo, complesso, lungo.

Non da meno i rossi di Lavradores de Freitoria, legno leggermene abbondante ma grande polpa in tuti i vini. Il Tres Bagas Grande Escolha ’07 da vigna di 60 anni e il Quinta da Costa dos Aguaneiros sono le migliori interpretazioni del touriga nacional qui presenti.

Appendice di chiusura per i pochi Porto presenti distribuiti da Sogevinus e da Lusovini.

Molto accattivante il Tawny Colheitas ’01 di Kopke e il Burmeser Tawny  20years, ma ancora superiore una bela progressione di Andresenche parte con handicap con il LBV ’05 (lat bottled vintage), ma si rifà ala grande con il Tawny Special Reserva  ed in particolare con un coinvolgente Tawny Colheitas 1992.

1° International Meeting & Tasting of Porto Wines: iniziato male, continuato peggio, concluso decisamente meglio. Ero lì per degustare vini, non per sentire convegni. Alla fine ci sono riuscito con oltre 200 assaggi. Maria Joao Almeida, l’organizzatrice, ha fatto sicuramente degli errori, anche gravi, ma mi/ci ha dato delle interessanti spunti di riflessione e di conoscenza. La  prossima volta sarà sicuramente più brava e perciò la ringrazio comunque.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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