Condotto da un Adua Villa in veste di degustatrice di olio (è stata appena premiata come Comunicatrice del Vino 2025 da GoWine) la seconda edizione di EVO in Siena ha ribadito la ricchezza del settore olivicolo toscano in termini di potenziale, competenze e identità, evidenziando la necessità di interventi incisivi per affrontare le sfide attuali. L’iniziativa promossa da Unione Provinciale Agricoltori di Siena con il patrocinio del Comune di Siena e della Camera di Commercio di Siena, ha riunito istituzioni, consorzi, università, imprese e operatori della ristorazione e della comunicazione.

L’edizione 2025 ha proposto un format rinnovato, pensato per combinare tradizione, innovazione e cultura olearia, con un’attenzione particolare alle denominazioni toscane più rappresentative (tra le quali Olio Toscano IGP, Chianti Classico DOP, Terre di Siena DOP, Seggiano DOP, Lucca DOP, Laudemio).
Il programma ha previsto il convegno “EVO 4.0”, articolato in cinque sessioni tematiche:
- piano olivicolo nazionale e regionale
- innovazione nel comparto olivicolo
- valore delle denominazioni e promozione culturale
- dialogo tra territori
- esperienze di nuove realtà produttive
Tra queste, sono state valorizzate le esperienze di territori e/o marchi quali Montespertoli, Monti Pisani, Reggello, Bucine e Laudemio, considerati esempi di innovazione organizzativa e cooperazione.

Nel corso degli interventi è emersa la particolare importanza del trasferimento tecnologico e della formazione come strumenti per garantire sostenibilità e competitività del comparto. È stato sottolineato come il patrimonio genetico delle cultivar toscane possa rappresentare un’opportunità concreta per affrontare le sfide climatiche e produttive future ed evidenziato che la promozione e la comunicazione del valore dell’olio restano elementi fondamentali per rafforzarne la posizione sul mercato rispetto ad altri settori (come quello vitivinicolo), spesso avvantaggiato in termini di investimenti. La parola chiave emersa durante la mattinata di lavori è stata: OCM dell’olio?

Nel pomeriggio, i tavoli di lavoro “EVO Think Tank” hanno permesso di trasformare il dibattito in proposte operative, suggerendo la distinzione di modelli di sviluppo per olive-colture diverse: alcune da orientare verso il mercato con varietà, promozione e innovazione; altre da sostenere per il loro ruolo ambientale, paesaggistico e territoriale.

Pur essendo prodotti diversi, olio e vino condividono senza dubbio elementi comuni utili, come le strategie di comunicazione. Noi abbiamo moderato il tavolo dedicato alla comunicazione e alla domanda: “Chi volete raggiungere con la vostra comunicazione?” è emersa una criticità che non è esclusiva del settore dell’oro verde: l’urgenza di svuotare i magazzini e il non aver ancora messo a fuoco la strada da battere e soprattutto chi raggiungere.
Tema con cui si scontra qualsiasi realtà imprenditoriale e ben lo ha spiegato Giorgio Franci del Frantoio Franci quando ha raccontato il debutto commerciale della sua azienda anni prima, senza con una ‘cassetta degli attrezzi’ per potersi relazionare ai vari interlocutori. Anche l’olio extravergine d’oliva cerca il suo spazio sul mercato tra prezzi e qualità competitiva, come quella Algerina che da anni investe nel settore e oggi raccoglie i frutti. Tra le proposte emerse quella di puntare su impianti intensivi per abbattere costi e diventare più competitivi, oltre che finanziamenti statali (la cui entità non è stata esplicata ma il tono tiepido ha fatto presagire poco raggio d’azione).
Chissà che adesso che la nostra cucina è Patrimonio Unesco per il suo ruolo sociale più che culinario, forse anche i piccoli e medi produttori che da intensivo ed investimenti non sono nemmeno sfiorati, possano beneficiare di uno sguardo calzante alle loro esigenze.
