Quella che si è svolta da sabato 23 a lunedì 25 novembre è stata la prima edizione bolognese dopo i tanti anni a Faenza.
Abbiamo assaggiato e partecipato in uno scenario di grande suggestione, come Palazzo Re Enzo (una produttrice ha detto: “vuoi mettere bere un bicchiere di Sangiovese in questa sala?”). La sala che ospitava i produttori è piena di affreschi, con soffitti altissimi, che purtroppo generavano rimbombo; ma non fa nulla. Quando c’è tanta gente, il rimbombo cala. E così è stato.
Già da sabato pomeriggio il salone era affollatissimo e le degustazioni guidate erano “murate”: se non ti eri prenotato, nulla da fare. Ma…accanto a tanto vino niente cibo: nella sala neanche un grissino e questo è stato un limite. Nel palazzo, magari all’aperto, neanche un punto di ristoro per gli operatori o per chi avesse voluto sgranocchiare qualcosa. Ci è mancata l’osteria interna delle passate edizioni; ci è mancato un punto dove sedersi a fare due chiacchiere e farci raccontare un po’ di storie. Ci sono mancati gli espositori del cibo di eccellenza dell’Emilia-Romagna.
Certo, c’è stato “il Teatro dei cuochi” ma non era in una sala accanto, non era nel cuore della festa: era un po’ qua e un po’ là; in via Orefici, in via Indipendenza o più in là ancora.
La scelta di venire a Bologna è stata giusta, ampliare lo scenario di Enologica è bene ed importante anche per Bologna. Farla in centro storico è molto meglio che andare in un luogo asettico come uno stand fieristico e penso sia stata una iniezione di vita anche per la città. Ma bisogna puntare più in alto. E’ stato giusto non fermarsi davanti a contrattempi più o meno grandi e voglio essere ottimista: sono sicura che l’anno prossimo si troveranno delle soluzioni migliorative, per fare in modo che cibo e vino del territorio stiano insieme, magari allargandosi.
Parliamo dei vini, dunque: 110 espositori da tutta la regione, dai Colli Piacentini al Bosco Eliceo. Sono andata agli assaggi con il mitico Solaroli, che ovviamente è una grande guida. All’ora della degustazione dei 24 Borgogna però mi ha abbandonato. Così in solitaria ho potuto staccarmi dai Romagna Sangiovese e tentare nuove strade.
Il primo vino che vorrei segnalare è un’Albana: Cantina San Biagio Vecchia – SabbiaGialla IGT Ravenna Bianco 2012 (sul loro sito potete verificare che è un’Albana). E’ un vino dal sapore antico, da vigne di 25 anni, merita di essere assaggiato. Continuo con l’Albana: Fattoria Zerbina – Arrocco Albana di Romagna DOCG 2009 passito e in parte botridizzato. Qualche spumante: Azienda agricola Trerè – Viola spumante extra dry Rosato (da uva Longanesi); Cantina di Carpi e Sorbara – Lambrusco di Sorbara 100% Omaggio a Gino Friedmann 2012; Azienda vinicola Mattarelli – Bosco Eliceo Fortana frizzante 2012 (lo so, il Fortana piace solo a me, ma quel vitigno mi commuove, ha resistito a tutto, anche alle maldicenze); Medici Ermete – Unique 2010 Spumante brut Rosè met. Classico (100% lambrusco Marani).
Adesso passiamo ai Romagna Sangiovese: Gallegati – Sangiovese di Romagna superiore Riserva Doc 2009 Corallo Nero; Tenuta Casali – Sangiovese di Romagna superiore Riserva 2010 Quartosole; Cantina Spalletti – Romagna Doc Sangiovese superiore 2012 Principe di Ribano; Costa Archi – Romagna Doc Sangiovese 2011 Assiolo.
Buon Natale (ormai ci siamo!) a tutti.