Enologica 2013, si può fare di più!3 min read

Quella che si è svolta da sabato 23 a lunedì 25 novembre è stata la prima edizione bolognese dopo i tanti anni a Faenza.

Abbiamo assaggiato e partecipato in uno scenario di grande suggestione, come Palazzo Re Enzo (una produttrice ha detto: “vuoi mettere bere un bicchiere di Sangiovese in questa sala?”). La sala che ospitava i produttori è piena di affreschi, con soffitti altissimi, che purtroppo generavano rimbombo; ma non fa nulla. Quando c’è tanta gente, il rimbombo cala. E così è stato.

Già da sabato pomeriggio il salone era affollatissimo e le degustazioni guidate erano “murate”: se non ti eri prenotato, nulla da fare. Ma…accanto a tanto vino niente cibo: nella sala neanche un grissino e questo è stato un limite. Nel palazzo, magari all’aperto, neanche un punto di ristoro per gli operatori o per chi avesse voluto sgranocchiare qualcosa. Ci è mancata l’osteria interna delle passate edizioni; ci è mancato un punto dove sedersi a fare due chiacchiere e farci raccontare un po’ di storie. Ci sono mancati gli espositori del cibo di eccellenza dell’Emilia-Romagna.

Certo, c’è stato “il Teatro dei cuochi” ma non era in una sala accanto, non era nel cuore della festa: era un po’ qua e un po’ là; in via Orefici, in via Indipendenza o più in là ancora.

La scelta di venire a Bologna è stata giusta, ampliare lo scenario di Enologica è bene ed importante anche per Bologna. Farla in centro storico è molto meglio che andare in un luogo asettico come uno stand fieristico e penso  sia stata una iniezione di vita anche per la città. Ma bisogna puntare più in alto. E’ stato giusto non fermarsi davanti a contrattempi più o meno grandi e voglio essere ottimista: sono sicura che l’anno prossimo si troveranno delle soluzioni migliorative, per fare in modo che  cibo e vino del territorio stiano insieme, magari allargandosi.

 Parliamo dei vini, dunque: 110 espositori da tutta la regione, dai Colli Piacentini al Bosco Eliceo. Sono andata agli assaggi con il mitico Solaroli, che ovviamente è una grande guida. All’ora della degustazione dei 24 Borgogna però mi ha abbandonato. Così in solitaria ho potuto staccarmi dai Romagna Sangiovese e tentare nuove strade.

 Il primo vino che vorrei segnalare è un’Albana: Cantina San Biagio Vecchia – SabbiaGialla IGT Ravenna Bianco 2012 (sul loro sito potete verificare che è un’Albana). E’ un vino dal sapore antico, da vigne di 25 anni, merita di essere assaggiato. Continuo con l’Albana: Fattoria Zerbina – Arrocco Albana di Romagna DOCG 2009 passito e in parte botridizzato. Qualche spumante: Azienda agricola Trerè – Viola spumante extra dry Rosato (da uva Longanesi); Cantina di Carpi e Sorbara – Lambrusco di Sorbara 100% Omaggio a Gino Friedmann 2012; Azienda vinicola Mattarelli – Bosco Eliceo Fortana frizzante 2012 (lo so, il Fortana piace solo a me, ma quel vitigno mi commuove, ha resistito a tutto, anche alle maldicenze); Medici Ermete – Unique 2010 Spumante brut Rosè met. Classico (100% lambrusco Marani).

Adesso passiamo ai Romagna Sangiovese: Gallegati – Sangiovese di Romagna superiore Riserva Doc 2009 Corallo Nero; Tenuta Casali – Sangiovese di Romagna superiore Riserva 2010 Quartosole; Cantina Spalletti – Romagna Doc Sangiovese superiore 2012 Principe di Ribano; Costa Archi – Romagna Doc Sangiovese 2011 Assiolo.

Buon Natale (ormai ci siamo!) a tutti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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