E’ colpa della paura delle nuove sanzioni se a ristorante si beve meno vino?4 min read

Oramai da quando sono uscite fuori le nuove norme del codice della strada, con pene fortemente inasprite per chi viene beccato fuori dai limiti alcolometrici  (gli stessi che in passato) è tutto un lamentarsi, un disperarsi. Si lamentano quelli che non possono più bere per paura dell’alcol test, si lamentano soprattutto i ristoratori perché sono diminuiti drasticamente i consumi di vino a ristorante.

Tutti invocano un ridimensionamento delle pene e delle sanzioni, presentando quadri apocalittici dove il vino, già in calo nei consumi, perderebbe ancora importanti quote di mercato, con danni per tutto il settore.

Ma anche basta!

Ogni volta che viene toccato il settore vino partono lamentele che, per me, in questo caso sono assolutamente ingiustificate se non per i bamboccioni abituati a bere come cammelli (che probabilmente continueranno anche a farlo) e per i ristoratori che acquistano vini a capocchia e perdono (almeno per adesso) una fonte di reddito.

Se andiamo a dare un’occhiata in altri paesi ci accorgiamo che in passato i consumi di vino aumentavano o diminuivano non collegati assolutamente a normative più restrittive per chi, avendo bevuto,  si metteva alla guida.

Da noi sembra sia caduto un meteorite addosso a tutti i bevitori ma forse le cause delle diminuzione dei consumi di vino sono altre, e la paura di pene maggiori è solo una scusa.

Prezzi vini a ristorante

Oramai il prezzo del vino a ristorante è arrivato a cifre iperboliche, che possono anche essere giustificate ma non sempre. Avere una carta dei vini ampia è un costo che ormai non tutti i locali e non tutte le tasche possono permettersi.

Diciamo che questa stretta (che non sarà l’ultima) ha solamente messo di fronte tante persone al vero problema che dovrà affrontare il mondo del vino in futuro: il vino non è un prodotto di prima necessità e se in momenti in cui l’edonismo, il piacere, erano la parole d’ordine si poteva anche godere tranquillamente di una buona bottiglia rischiando una multa, nel momento in cui il potere d’acquisto si abbassa a vista d’occhio il consumatore sceglie semplicemente di mangiare anche senza bere vino, godendo solo del cibo.

Se consideriamo anche il fatto che in Europa, in diversi stati non produttori di vino, il problema dell’alcol è forse molto più  grave e sicuramente più sentito, ho paura che tutto il settore dovrà trovare nuovi parametri per andare avanti.

Forse è il momento di cambiare

Nell’immediato potrebbe essere molto utile che tutto il settore ristorazione iniziasse a cambiare radicalmente modo di fare.

I ristoratori che spesso mettono in carta vini con ricarichi di 3-4 volte dovrebbero capire che il vino è un servizio che distingue un locale, non il modo per guadagnare molto di più. Del resto un modo per abbassare i prezzi ci sarebbe: da una parte diminuire l’ampiezza della carta e dall’altra non aspettare il rappresentante che ti propone vagonate di roba ma, soprattutto nel tuo territorio, andarsi a cercare vini buoni a buon prezzo e avere la forza e la conoscenza per proporli ai clienti. Passare quindi da venditore di vini a consigliere, passo sempre auspicato ma fatto da pochi.

Inoltre un servizio di “taxi-wine” cioè un auto del ristorante che porta a casa i clienti, non sarebbe un’idea sbagliata. A questo punto mi viene da dire che il metodo universalmente utilizzato, cioè  chi guida non beve non sarebbe poi la fine del mondo se venisse adottato a tappeto anche da noi.

Che poi non c’è nemmeno il bisogno di astenersi completamente dal bere: se nell’arco di una cena di 1-2 ore ti bevi uno/due calici di vino, mangiando due-tre piatti sei quasi al sicuro da multe( a meno che i due calici non li bevi 5 minuti prima di montare in auto).

In definitiva penso che questa diminuzione di consumi, che si ridimensionerà nel breve,  possa essere vista sia come un’avvisaglia del futuro che ci aspetta sia come portatrice di alcuni giusti consigli che chi produce, vende e consuma vino dovrà prima o poi recepire.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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