Due “scandali” diversi4 min read

In pochi giorni mi sono arrivate due notizie che sembrano frutto dello stesso calderone ma in realtà sono una l’opposto dell’altra.

Mi riferisco da una parte all’accordo tra Slow Wine e Vinitaly Wine Club con cui il secondo (sito di e-commerce sul vino del Vinitaly) utilizzerà i risultati della guida di Slow Food per acquistare (e rivendere) i vini del suo catalogo, dall’altra alla lettera che Luca Maroni Editore ha spedito a moltissime aziende dove propone una consulenza a pagamento per migliorare il loro prodotto (questo, tanto per capirci,  parte del testo inviato “Produci vini ad alto indice di Piacevolezza! I tuoi possono raggiungere una qualità eccellente! Il servizio di consulenza organolettica, svolto dal Dottor Luca Maroni, consiste in sedute di analisi sensoriale nel laboratorio di Roma, alla presenza dei titolari dell’Azienda e degli addetti al processo di vinificazione, durante le quali si individuano le modulazioni necessarie per migliorare, prima di imbottigliare il prodotto, la qualità analitico – organolettica del vino.”)

Il bello è che sulla prima qualcuno ha gridato allo scandalo mentre la seconda è passata tranquillamente senza che nessuno abbia sentito il bisogno di commentare.

Ma andiamo con calma: devo ammettere che non solo non mi scandalizzo dell’accordo tra Slow food e Vinitaly ma, neanche tanto sotto-sotto, provo una certa invidia. Magari capitasse a noi di essere presi come punto di riferimento da un grande sito di vendite online. Come prima cosa le aziende sarebbero più invogliate a inviarci i campioni per gli assaggi ed eviteremmo almeno le estenuanti telefonate  di sollecito. 

Inoltre questo accordo chiude virtuosamente il cerchio dove il giornalista A assaggia il vino dell’azienda B e lo trova buono: a quel punto il sito C, che crede validi i giudizi di A, mette il vino di B nel suo catalogo e lo consiglia a ragion veduta al consumatore finale che, fidandosi di A, compra B tramite il servizio offerto da C.

Quando nacquero le guide cartacee questo processo (sito a parte) era nella natura delle guide stessa, cioè di servire ai consumatori per scegliere a ragion veduta. Non capisco quindi lo scandalo. Forse il problema potrebbe stare nel compenso che A riceve da B per poter segnalare i vini da lui recensiti.

Anche qui non vedo nessun scandalo e tantomeno conflitto di interessi, ma solo uno dei pochi modi che i giornalisti enogastroguidaioli possono avere per guadagnare due lire. Se il mio lavoro vale e tu, rivenditore,  ti fidi dei miei giudizi e li utilizzi, mi sembra giusto che paghi anche in parte il mio lavoro.

Tanto per tornare a battere il solito chiodo: se noi di Winesurf avessimo 3-4 siti di e-commerce che ci riconoscono un tot per poter scrivere su quel vino “4 stelle di winesurf” o roba simile, sicuramente saremmo molto più tranquilli noi e il nostro direttore di banca.

Non capisco perché chi fa una cosa seriamente e con competenza debba anche farlo per forza gratis!

 
Per una guida online o cartacea vedo molto più difficoltoso dal punta di vista etico organizzare manifestazioni o tour a pagamento con le aziende da loro selezionate. Però questo viene fatto regolarmente e nessuno ci trova niente da ridire (mentre noi che la pensiamo diversamente, per organizzare la nostra manifestazione annuale abbiamo chiesto solo pochissime bottiglie di vino alle aziende, niente soldi e gli abbiamo dato anche due ingressi gratuiti..ma forse sbagliamo noi).

Ma torniamo a bomba: cosa ne pensate invece della richiesta fatta in nome e per conto di Luca Maroni, che mi sembra editi anche una guida cartacea dove vengono valutati moltissimi vini? 

Vi sembra normale, tanto per fare il solito paragone,  che il giornalista A chieda soldi all’azienda B per valutarne i vini e dare consigli su come migliorarli e poi lo stesso giornalista A valuti (spesso molto bene) i vini della stessa azienda B sulla sua guida?

Certo, se i vini grazie ai suoi consigli sono migliorati perché non valutarli bene?  Sembra tutto logico e conseguente, fatto alla luce del sole.

O forse mi sbaglio? Mah..

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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