Dieci anni senza Manolo5 min read

“I vini, in base al loro aspetto, possono essere: marroni, grigi, mattone intenso, maderizzati, petillant (piccola effervescenza), viola, rosa, rubino, fulvo, ombreggiato…
A seconda del vostro gusto il vino può essere: fumoso, mandorla, avvinato, speziato, floreale, lamponi, ribes, mele, pesche, mieloso, selce, quercia, goudron, tartufo, vaniglia, verde, violette…
E può essere condannato, evoluto, caratteristico, duro, elegante, fine, corposo, flessibile, pigro, indeciso, noioso, lungo, limpido, pacificato, bullo, rotondo, solido, asciutto, setoso, testardo…
I vini possono avere oggettivamente un futuro (fare carriera) oppure possono essere oggettivamente vecchi (come metafora dell’uomo).

E’ così che ci piace ricordare Manuel Vazquez Montalbàn a dieci anni dalla morte (Bangkok, 18 ottobre 2013), con questo passaggio in  cui Biscuter, il cuoco-aiutante di Pepe Carvalho, il detective gourmet protagonista dei più famosi romanzi di Montalbàn, si muove tra i commensali di un ristorante di lusso affrontando un bicchiere da degustazione. Lo stesso Biscuter autore di ottimi spaghetti alla genovese che sapevano di cibo “antiteologico” se si considera che l’alimentazione ha una sua teologia che proibisce, ad esempio, di mescolare la pasta con le patate bollite insieme a qualche verdura come i fagiolini.
    
La grande passione e attenzione di MVM verso la gastronomia non si ritrova solo nei suoi libri. Era molto vicino a Slow Food (“ma come fate a selezionarvi?” ebbe a dire una volta durante un sontuoso convivio nel Valdarno). E proprio dal Valdarno sono iniziate le celebrazioni dei “dieci anni senza Manolo” per proseguire a Barcellona.

Eccoci allora nella città catalana il 17 e 18 ottobre scorsi per l’omaggio a uno dei suoi figli prediletti con un congresso molto partecipato all’Università Pompeu Fabra, organizzato dall’associazione di studiosi che porta il suo nome e seguito da una memorabile cena alla botiga “Matamala” con piatti preparati secondo le ricette selezionate dai romanzi Tatuaggio, Cesare o niente, La rosa di Alessandria, Assassinio al Comitato centrale, Storie di fantasmi, Ho assassinato JFK, Il centravanti è stato assassinato verso sera.

Grande emozione ha poi suscitato nel “teatro di paglia” il monologo dell’attore Joan Berlanga “Carvalho contra Vazquez Montalbàn”, una produzione del progetto MVM 10 anys d’Abséncia.

Infatti Montalbàn ha il suo alter ego in Pepe Carvalho, investigatore privato ex comunista misteriosamente arruolato dalla Cia. Pigro, indolente, amante delle donne e della buona cucina, il detective di Vazquez Montalbàn ha la curiosa caratteristica di accendere il caminetto della sua casa a Vallvidrera con le pagine di uno dei tanti libri della sua sterminata biblioteca. Perché, spiega l’autore, ne ha letti tanti ma non gli hanno insegnato a vivere: «La cultura è come un cattivo filtro, che impedisce una reazione immediata alla vita, falsificando i miei sentimenti come gli antibiotici possono distruggere le difese dell’organismo».

L’universo di Vàzquez Montalbàn/Carvalho è costellato di figure marginali, sconfitte dalla storia e soprattutto dalla vita: Charo, la fidanzata storica del detective, che fa la prostituta; il factotum Biscuter, un ladro d’auto mezzo storpio conosciuto in carcere; l’informatore Bromuro, ex volontario falangista che ha combattuto in Russia a fianco dei tedeschi e che è convinto che l’Urss metta il bromuro negli acquedotti occidentali per far calare il desiderio sessuale ottenendo così l’estinzione della razza capitalista.
    Del resto Montalbàn non ha mai nascosto la sua ostinata fede nel comunismo e a chi gli faceva presente che ormai del comunismo ci sono solo le rovine, rispondeva: consentitemi di essere quello che spenge la luce.

    Ma torniamo al Montalbàn/Carvalho gastronomo, con una ricetta-simbolo tratta da La solitudine del manager: “Voler cucinare un’anatra al tartufo all’una di notte è una delle più belle follie che possa commettere un essere umano che non sia folle. Si arrostisce in forno un’anatra giovane che scioglie i propri grassi come in una cura dimagrante con abbronzatura aggiunta. Nel frattempo Carvalho friggeva il grasso di alcuni cubetti di lardo dove affogavano un po’ di cipolla e di champignon, per aggiungervi poi vino bianco, sale, pepe e un pezzetto di tartufo nero tritato insieme ad una parte del cognac dove era stato conservato…L’anatra era ormai arrostita. Carvalho staccò le cosce e le ali e sminuzzò le carni rimaste insieme alle delicate viscere. Aggiunse al trito i succhi sprigionati dall’anatra e una manciata di olive snocciolate. Amalgamato il trito, lo mescolò ai cubetti di lardo, agli champignon e al poco tartufo con qualche cucchiaiata di pane grattugiato. Lasciò cuocere brevemente l’impasto e lo sparse sull’anatra posta in una pentola. I pezzi dell’animale ricevettero il balsamo dei liquidi e trattennero sulle parti tostate una geografia di champignon, lardo, olive, pane grattugiato, e il trito delle sue stesse carni interne ed esterne. Mise il tutto sul fuoco per cinque minuti e gratinò al forno la superficie del manicaretto per altri cinque. Un sublime aroma oscuro di vivanda profonda gli aggredì la ghiandola pituitaria nell’aprire il forno”.
    
    Dopo dieci anni siamo in tanti a sentire la mancanza di Manolo, dei suoi libri, del suo mondo, perché “Este mundo no es como lo esperàbamos”.

Fabrizio Calastri

Nomen omen: mi occupo di vino per rispetto delle tradizioni di famiglia. La calastra è infatti la trave di sostegno per la fila delle botti o anche il tavolone che si mette sopra la vinaccia nel torchio o nella pressa e su cui preme la vite. E per mantener fede al nome che si sono guadagnato i miei antenati, nei miei oltre sessant’anni di vita più di quaranta (salvo qualche intervallo per far respirare il fegato) li ho passati prestando particolare attenzione al mondo del vino e dell’enogastronomia, anche se dal punto di vista professionale mi occupo di tutt’altro. Dopo qualche sodalizio enoico post-adolescenziale, nel 1988 ho dato vita alla Condotta Arcigola Slow Food di Volterra della quale sono stato il fiduciario per circa vent’anni. L’approdo a winesurf è stato assolutamente indolore.


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