Degustazione Vernaccia di San Gimignano: miglioramenti grazie ad un vitigno “adattativo”4 min read

Per prima cosa dobbiamo fare i complimenti al Consorzio Vernaccia di San Gimignano per come ha organizzato la nostra degustazione! In tempi in cui diversi consorzi, per motivi vari,  tendono a rendere la vita difficile a noi degustatori obbligandoci a degustare non solo in date da loro scelte, ma con tempistiche e modalità di assaggio (leggi obbligarti a degustare 100 vini al giorno) che non ci permettono di svolgere al meglio un lavoro già difficile e molto delicato, la degustazione che ha organizzato (per noi e per altre guide vini) il Consorzio è stata esemplare! Abbiamo degustato quello che volevamo come volevamo, a dimostrazione che non è impossibile e quindi grazie, grazie, grazie.

Prima di arrivare a parlare dell’annata 2023 ancora un piccolo inciso sui tappi: come sapete da quest’anno troverete sulla scheda del vino il tipo di tappo utilizzato (naturalmente delle aziende che ce lo comunicano…) e questo perché crediamo sia fondamentale oggi conoscere questo dato, che non è solamente “un dato in più” ma può dare al consumatore importanti indicazioni. Per esempio molti produttori di Vernaccia di San Gimignano usano tappi tecnici (in particolare DIAM 3 e 5) che normalmente “chiudono” maggiormente rispetto ad un sughero naturale: questo vuol dire che i produttori dovrebbero usare meno solforosa all’imbottigliamento, ma dato che non sempre lo fanno il nostro consiglio è di preferire, almeno nei primi mesi dopo l’imbottigliamento di un vino bianco d’annata quelli che usano sugheri naturali. La cosa migliore sarebbe però bere qualsiasi bianco giovane d’annata almeno 6/8 mesi dopo l’imbottigliamento, meglio ancora dopo un anno, ma questo è un altro discorso.

“Quest’altro discorso” ci serve però per presentare l’annata 2023 della Vernaccia di San Gimignano, che se dovesse essere presentata con un solo aggettivo sarebbe “adattativa”, però nel senso biologico del termine. In altre parole la 2023 è stata funestata dalla peronospora a cui si è aggiunto caldo, siccità, e per non farsi mancare niente eventi metereologici brevi, intensi e problematici (leggi grandine, piogge brevi ma torrenziali): in un clima del genere un vitigno autoctono riesce a dimostrare perché si trova in una zona da centinaia d’anni, producendo uve di buona qualità ma che logicamente portano a vini diversi rispetto ad altre annate.

Così la Vernaccia di San Gimignano 2023 si è mostrata in bocca sapida, rotonda e ampia più che fresca e verticale, con profumi che puntano più sul balsamico/floreale che sul fruttato e soprattutto con una piacevole prontezza che forse non la farà maturare per molti anni ma che sicuramente la rende molto piacevole nell’arco di 2/3 anni. Crediamo che il vitigno si sia adattato all’annata ma soprattutto i produttori abbiano assecondato questo adattamento, senza cercare forzature di cantina. Questo nella maggioranza dei casi: infatti se proprio dobbiamo trovare un punto negativo è la tendenza, per alcuni produttori, di utilizzare metodi di vinificazione che vanno contro a quanto detto prima, privilegiando aromi non del vitigno che (pur svanendo in 6/8 mesi) purtroppo lo rendono simile a troppi altri vini 

Per quanto riguarda Le Vernaccia di altre annate (2022 e 2021 in particolare) si conferma quella che oramai è una certezza e cioè che siamo di fronte ad un vino che si esprime meglio dopo uno-due anni, specie se non si cerca di trasformare la Vernaccia-Jekyll, cioè equilibrata naturalmente senza tanto uso del legno in Vernaccia Hyde, cioè dove il legno cambia faccia al vino. Capiamo che serve una tipologia da lungo invecchiamento e con caratteristiche iniziali diverse, ma allora perché presentarle adesso invece che fra tre/quattro anni e inoltre perché sentire il bisogno di oberare con il legno un vitigno che lo regge solo in dosi omeopatiche e dopo lunghi affinamenti in bottiglia.

Non per niente la migliore Vernaccia di San Gimignano dei nostri assaggi è un vino d’annata del 2021, a dimostrazione che il tempo, se non si interviene in maniera invasiva, è galantuomo per questo vitigno. Inoltre dei 6  VINI TOP due sono del 2022 e tre dell’ultima annata. Più del 10% dei vini presentati ha ottenuto il nostro massimo riconoscimento e questo è un chiaro segnale che la qualità, nonostante annate non facili, a San Gimignano sta salendo: lo dimostra anche il fatto che bel il 70% dei vini ha raggiunto la soglia, per noi importante anche se in epoche dove i punteggi alti si sprecano, degli 80 punti. Ci sembra giusto a questo punto ricordare che anche tra le Riserva troviamo un VINO TOP.

In definitiva il nostro assaggio ha mostrato un vino che sta logicamente cambiando grazie ad un vitigno che si sta intelligentemente adattando ad un cambio climatico tuttora in corso.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE