Saranno quasi 20 anni che degustiamo i Trento DOC e possiamo dire di averli visti non proprio nascere, ma sicuramente crescere.
I primi anni ammiravano la loro austerità, che talvolta sconfinava in scompostezza, mantenendo però la barra dritta sull’idea (non proprio avvalorata dai fatti) di “spumante di montagna”.
Erano i tempi in cui i Franciacorta (deii cui assaggi parleremo tra pochi giorni ) mostravano delle rotondità e morbidezze eccessive e quindi era facile per i Trento DOC presentarsi come alternativa.
Purtroppo l’alternativa non aveva molto peso sul mercato perché, a parte il gigante Ferrari e le tre mastodontiche cantine cooperative locali (Cavit, Lavis, Mezzacorona) il numero di produttori e di bottiglie era veramente esiguo.
Piano piano sono cresciuti entrambi e adesso siamo a circa 50 cantine che producono e commercializzano circa 60.000 ettolitri di Trento DOC. Alcune sono microscopiche ma ogni anno si assiste comunque ad un aumento dei produttori.
Ogni anno si assiste anche ad un aumento qualitativo dei vini, culminato quest’anno con più del 70% delle etichette che hanno raggiunto almeno gli 80 punti (le nostre vecchie 3 stelle). Stiamo parlando non soltanto di millesimati ma anche di spumanti “base” senza annata, non solo figli dello chardonnay ma anche rosati dove il pinot nero comincia ad avere una sua precisa identità.
Insomma, sembra che il percorso qualitativo sia in grande e continuo sviluppo, mentre quello quantitativo si muove più lentamente, ma si muove.
Quindi il futuro appare roseo per questa denominazione, però ci viene spontaneo farci una domanda:”E adesso che succede?”
Infatti la qualità è salita ma accanto a questa si è persa un po’ di quella riconoscibilità che era comunque una carta da giocare sul mercato. Oggi i Trento Doc sono buoni ma, perché uno dovrebbe comprarli al posto di un Franciacorta, di un altro metodo classico italiano (Oltrepò, Alta langa tanto per fare due nomi) o addirittura di uno Champagne? Magari perché uno Champagne costa di più , ma a parità di prezzo cosa può far pendere la scelta sul Trento DOC? Oramai non certo l’austerità e quindi cosa li differenzia e li caratterizza rispetto alle altre bollicine italiane di livello?
Non sapremmo dirvelo e non basta citare un nome importante come Ferrari, perché lo stile di questa Maison e praticamente unico e comunque molto lontano da quello degli altri Trento DOC.
Non abbiamo idee e consigli, possiamo solo notare un miglioramento netto della qualità ma a questa non corrispondono connotazioni stilistiche precise e facilmente riconoscibili dai consumatori.
Possiamo dire che un Trento DOC è buono, che forse costa meno di una fetta della concorrenza, ma oltre non possiamo andare e ci piacerebbe invece che la strada percorsa fino ad ora approdasse ad una riconoscibilità non diciamo certa ma comunque abbastanza chiara.
Passiamo la palla ai responsabili della denominazione e, naturalmente, al mercato. Per quest’ultimo vogliamo sottolineare che ben nove spumanti su poco più di sessanta hanno raggiunto l’empireo dei vini “top” : sono quindi vini consigliabili a prescindere, assieme a molti altri che solo per poco non ce l’hanno fatta.
Adesso tocca a voi, cari lettori: assaggiateli e, magari, trovate anche una forte motivazione (oltre alla qualità) per consigliarli.