La prima cosa da sottolineare dei nostri assaggi di schiava, suddivisi nel classica tripartizione Santa Maddalena, Lago di Caldaro e Schiava DOC è che mai come quest’anno abbiamo premiato vini di due, tre e anche quattro anni.
Una vera rivoluzione solo guardando a pochissimi anni fa, quando parlare di Schiava con più di un anno di vita era quasi un controsenso. C’erano dei segnali da tempo, alcune Schiava con grandi potenziale di invecchiamento erano sotto gli occhi di tutti ma restavano sempre notizie sussurrate e ben pochi parlavano chiaramente di grande potenziale di invecchiamento per questo vitigno.
Quest’anno ne abbiamo avuto la definitiva riprova, con vini premiati anche della vendemmia 2016! Qualcuno potrebbe dire che dopotutto si sta parlando di vini di soli quattro anni, uno spazio temporale di invecchiamento che oggi qualsiasi rosso italiano può e deve avere.

Per la schiava però è diverso, perché la sua storia l’ha relegata da sempre a vino da bersi subito, tanto da convincere di questo, fino a pochi anni fa, i produttori stessi. Del resto la schiava è stata spiantata per decenni per fare posto a uve più remunerative e anche adesso, pur essendo il secondo vitigno più piantato in regione , questo trend negativo non si è azzerato.
Quindi rendersi conto che “L’uva Cenerentola” quella per il vino di casa o per i bottiglioni, può avere le stesse peculiarità di altri vitigni molto più blasonati è una vera e propria rivoluzione per l’Alto Adige che ci fa molto piacere.
Detto questo veniamo alla vendemmia 2019, di minor quantità rispetto alla 2018 e mediamente con acidità più alte e gradi alcolici più contenuti. Non la definirei fresca, perché comunque a fine giugno e ad agosto ha fatto molto caldo, forse usare il termine “diversificata” è più esatto.
In questa diversificazione la schiava sembra essersi trovata piuttosto bene se guardiamo i buoni risultati della Schiava DOC in ogni zona dell’Alto Adige e comunque il sufficiente risultato dei Lago di Caldaro, quest’ultimi sempre i più debolini ma generalmente più puliti e lineari ogni anno che passa.

Il Santa Maddalena oramai è una certezza e non credo grazie all’ausilio di un 5/10% di lagrein ma anche per merito del cambiamento climatico, che porta la schiava di quel catino naturale dove si trova Bolzano a maturazioni fenoliche impensabili una decina di anni fa. C’è stato sicuramente un miglioramento in vigna e in cantina ma i grandi risultati in Alto Adige della Schiava vanno anche valutati tenendo conto dell’aumento medio delle temperature, che permette ai grossi grappoli di maturare molto meglio che in passato. Inoltre la pergola salva dalle bruciature in periodi molto caldi come agosto 2019 e il fatto che i vigneti di schiava non siano piantati ad altitudini superiori ai 400-450 allarga abbastanza “le finestre di vendemmia” e quindi le possibilità di portare a casa uve sane e con maturazioni equilibrate.
Così il nostro “vino Cenerentola” grazie ad un insieme di fattori, è ormai diventato un “vino principessa” che vi consigliamo di portare a cena con voi o magari di tenere tranquillamente in cantina per diversi anni.