Per Winesurf degustiamo i Custoza (prima si chiamava Bianco di Custoza) dal 2012 e personalmente sin dai primi anni 2000 ho iniziato ad avere contatti con questa piccola denominazione, caratterizzata dall’essere un blend di diverse uve autoctone in una zona dove i bianchi sono prevalentemente da monovitigno o quasi.
Diciamo che l’ho vista crescere, quasi sempre senza fare i classici errori di altre denominazioni, che prima o poi hanno avuto derive verso vitigni più conosciuti e apprezzati come, per fare due nomi, chardonnay e sauvignon.

Piano piano ho visto migliorare il Custoza “base”e nascere nuovi orizzonti per il Superiore. Tutto questo senza, lo ripeto, che la denominazione cedesse a lusinghe di sirene/vitigni internazionali e soprattutto senza che si provasse ad irrobustire più del lecito i vini con grammi di zucchero residuo.
Anche la degustazione di quest’anno, se dio vuole organizzata presso il Consorzio (che ringraziamo) e non con la spedizione dei vini al nostro ufficio, ci ha permesso di tastare meglio il terreno e capire le novità che si preparano.
Ma andiamo con calma e partiamo dai Custoza 2023, annata non certo spettacolare, di scarsissima resa ma ben gestita. I vini hanno buona freschezza, corpi mediamente non molto ampi, nasi puliti e lineari che devono ancora svilupparsi al meglio. Infatti piano piano questo bianco dall’ottimo rapporto qualità prezzo, ha sempre più bisogno di tempo per arrivare “al top”, che oramai per una buona parte coincide con almeno un anno dalla vendemmia.
Se si tocca un anno con i Custoza base, con alcuni Superiore si può tranquillamente, come minimo, raddoppiare i tempi e in diversi casi moltiplicarli per 4/5. Questa tipologia è quella che negli anni ci ha sempre sorpreso perché si è evoluta con garbo e attenzione ai vitigni del territorio, quasi sempre senza sentire la voglia di fare “grossi vini” pensando di fare “grandi vini”.

I Superiori si sono evoluti bene anche nei numeri, passando dai circa 2500 ettolitri rivendicati nel 2019 ai quasi 12000 nel 2023. Quindi un grande balzo in avanti, che però non ha spostato il focus della tipologia, mantenendone ben ferme le caratteristiche.
Anche quest’anno i Superiore 2022 ci hanno mostrato finezza unita a concretezza, con aromi quasi mai marcati dal legno e bocche piene ma dinamiche. In poche parole una tipologia ben centrata e non vorrei che la neonata Riserva sposti il baricentro della parte alta della denominazione verso vini “psicologicamente e caratterialmente” più importanti e per questo più marcati da legno o di difficile e impegnativa maturazione. Visto che il Custoza ha evitato vari tranelli negli ultimi 10-15 anni spero riesca a superare anche quello del vinone proposto a prezzi molto più alti per “tirare su” il costo medio dei fratelli minori. Oramai si è capito che questa strada non è che dia o abbia dato (vedi Alto Adige e, in passato, Collio e Colli Orientali in Friuli) garanzie di successo. Per adesso le Riserva sono pochissime bottiglie, ma meglio mettere le mani avanti.
In conclusione una denominazione ben centrata, con prezzi indubbiamente più bassi rispetto sia ad altre denominazioni vicine che nei confronti della qualità media mostrata e con alcune punte che da anni sono una vera e propria certezza.