Degustazione Bianchi friulani 2019 seconda parte: ottime risposte da Sauvignon e Pinot Bianco4 min read

Eccoci alla seconda parte del resoconto relativo ai nostri assaggi friulani (qui troverete la prima parte). Il primo vino che prendiamo in considerazione è il Sauvignon.

Sauvignon 2019: la qualità c’è, la chiarezza d’idee anche. Voto 8.5

Il modo giusto per presentare i sauvignon friulani del 2019 non è parlare dei migliori e dell’ottima media generale incontrata ma di come questa media sia scaturita. Fino a poco tempo fa, degustando i sauvignon friulani si incontravano due linee di condotta quasi opposte. Da una parte quella che puntava verso una spiccata “modernità”, con aromi che andavano nettamente verso frutti tropicali e in particolare sentori dove il frutto della passione (che non cresce vicino al Friuli) si sentiva spesso. Sull’altro fronte continuavano a prevalere sentori erbacei e vegetali, con note di peperone verde o comunque gamme aromatiche che concedevano poco al frutto.

Per fortuna i produttori friulani hanno dimostrato grande lungimiranza e, piano piano hanno superato di fatto questa contrapposizione. L’hanno superata non tanto in cantina ma con un serio e mirato lavoro in vigna, riuscendo a interpretare al meglio non tanto le voglie del mercato ma le caratteristiche dei vigneti. Naturalmente ci sono  diversità (per fortuna) ma non sono più dettate da mode più o meno passeggere ma da un’interpretazione attenta e consapevole delle proprie vigne.

Per questo, quando capita l’annata adatta, quella che permette di evitare (per qualsiasi motivo)  vendemmie  premature , ci troviamo di fronte a Sauvignon sia di ottima qualità che con note fruttate più o meno intense e leggeri e intriganti profumi che vanno dal vegetale alle erbe officinali. Inoltre l’acidità e quasi sempre ben calibrata e le note sapide sono spesso un valido e stuzzicante complemento. In definitiva complimenti ai migliori che, mai come quest’anno, hanno  praticamente accanto tanti sauvignon di ottimo livello e con “marca” friulana ben presente.

Pinot Bianco 2019: poco ma buono! Voto 8

Non vorremmo ritornare su un nostro vecchio pallino ma in Friuli Venezia Giulia  438 ettari di pinot bianco rispetto a 7840 di pinot grigio gridano “vendetta”. La gridano anno dopo anno, con risultati qualitativi importanti che non giustificano un disamore di base verso questo vitigno, che invece meriterebbe molta più attenzione, sia da parte dei produttori che dei consumatori. L’annata 2019 non è stata forse la migliore del decennio e qualche pinot bianco si è mostrato leggermente sottotono ma, specialmente in Collio i risultati di alto livello ci sono stati. Come sempre l’eleganza in bocca e l’importante ma mai “sparata” gamma aromatica che parte dal frutto bianco per poi puntare al floreale, sono i caratteri distinti di vini che magari non matureranno per anni e anni, ma sicuramente daranno ottime soddisfazioni per almeno 6-8.

Uvaggi: buoni con grandi diversità forse mai armonizzabili. Voto 7

Parlando degli uvaggi, che prima dell’avvento del monovitigno erano il pane (pardon il vino) quotidiano, dobbiamo per forza parlare delle annate precedenti, in particolare 2018-2017. Ma proprio la filosofia del monovitigno ha portato in regione uve importanti ma che hanno ampliato quasi a dismisura le possibilità di blend. Per questo è molto difficile avere una visione omogenea, anche perché non è detto che, da sud a nord e da est a ovest, la vendemmia sia andata bene e i dati sulle uve siano comparabili. Per questo crediamo che un punto serio sugli uvaggi si potrà fare con la vendemmia 2019, ma intanto “accontentiamoci” parlando delle annate precedenti, che comunque hanno messo ai primi posti due uvaggi classici di friulano, malvasia e ribolla. Questo non vuol dire che le altre uve non siano adatte, ma semplicemente che “la mano” è più allenata (almeno tra i vini da noi degustati) quando si parla di uve conosciute da più tempo. Non è un discorso facile, specie per farlo capire al mercato, dove un Friuli Colli Orientali  Bianco, un Collio Bianco, un Friuli Bianco un Isonzo Bianco possono nascere con uve completamente diverse e magari con vinificazioni completamente diverse. Insomma, nel mare degli uvaggi bisogna navigare a vista, in questo caso tenendo d’occhio i nostri punteggi.

Traminer e altre uve: difficile un giudizio. S.v.

Una decina di traminer, due-tre carso, un riesling e un müller thurgau non ci permettono di fare valutazioni. Possiamo solo dire che i traminer piantati in zone calde ad altitudini spesso più basse dei 200 metri sono come un purosangue messo a trainare un carretto, ma le vie del Signore e del mercato sono infinite e quasi 7000 ettari di glera piantati in regione lo stanno a testimoniare.

In definitiva

Il Friuli Venezia Giulia e in particolare le zone più vocate stanno, anno dopo anno, indubbiamente crescendo: Friulano, Sauvignon, Pinot Bianco etc  lo stanno a testimoniare. A questo punto, visto che la storia ha giocato un brutto scherzo al Friuli, facendolo passare da zona top (anche per i prezzi) a zona da ottimo rapporto qualità –prezzo, serve una seria e concordata campagna che presenti al mondo questa qualità, proposta spesso a prezzi assolutamente concorrenziali. Speriamo quindi che i principali territori si coalizzino e che i produttori capiscano che per far conoscere una realtà non certo enorme serve purtroppo uno sforzo enorme e comune, almeno per ri-mettere in moto la ruota.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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