Degustazione bianchi del Friuli Venezia Giulia: annata 2023 complessa, ma con “San” Friulano8 min read

Se dovessimo trovare una parola per definire la vendemmia 2023 in Friuli potremmo usare quella che si trova al termine di “Le stagioni e le uve”, la pubblicazione che il Consorzio Friuli Colli Orientali propone ogni anno per capire realmente tutti i risvolti di un’annata viticola.

La parola in questione è “complessa” e pur riferendosi alla 2023 nei Colli Orientali può essere, mutatis mutandis, utilizzata per fare il quadro di praticamente tutti gli altri i territori vitati friulani, Collio in testa.

L’annata 2023 è stata complessa per vari motivi, ma volendo sintetizzare al massimo perché è stata una vendemmia con molta pioggia ma anche calda. Il numero di giorni di pioggia risulta il più alto degli ultimi 27 anni ma allo stesso tempo la sommatoria termica pone la 2023 molto oltre la media, quasi ai livelli della 2003 e poco sotto la 2022 e la 2018, le tre annate più calde dal 2001 ad oggi.

Settembre è riuscito a riequilibrare un po’ le cose sul fronte piogge ma i bianchi friulani del 2023 mostrano,  in generale, da una parte un grado alcolico leggermente inferiore e dall’altra pur avendo acidità inferiori alla media (friulano a parte) si ritrovano con accumuli maggiori di acido malico e con pH nella norma. Tradotto in soldoni: hanno una discreta freschezza, sono meno alcolici, più facili, un po’ meno intensi e concentrati al palato. Non certo una grande vendemmia ma comunque una  dimostrazione che i produttori friulani hanno lavorato bene, rimediando ai problemi che ci sono stati.

Ma veniamo a parlare dei vini: ne abbiamo degustati più di 250 e alla fine ci siamo trovati con 10 Vini Top e tanti ottimi consigli da darvi.

Friulano: 8

Partiamo con il Friulano la nostra carrellata anche perché è forse l’uva simbolo di questa vendemmia complessa. Parlando con i produttori della 2023, per farci capire la sue stranezze e difficoltà tutti la presentavano come “Quella in cui il tocai è stato vendemmiato per primo”. Il tocai, alias friulano, è un’uva che in 24, massimo 48 ore, passa da essere matura e equilibrata ad avere un calo repentino dell’acidità e surmaturare. Lo scorso anno stava per accadere proprio questo e quindi tutti sono dovuti correre a vendemmiare, anticipando la raccolta sia temporalmente sia rispetto a tutte le altre uve bianche. Detto questo, bicchiere alla mano, il Friulano è sicuramente il vino che ci è piaciuto di più, che ha maggior concentrazione, pienezza, giusta freschezza e equilibrio. Questo sia che si parli di Colli Orientali, di Collio, di Isonzo o di altre DOC. Questo vitigno è talmente in simbiosi con questa terra che, pur in un annata difficile, mostra le sue belle caratteristiche: aromaticità fine, rotondità, equilibrio acido, buona pienezza. Ben 5 Vini Top e più del 70% dei vini sopra gli 80 punti (che per noi, ripetiamo, non sono pochi) lo stanno a dimostrare. Chapeau al vitigno e ai produttori che hanno saputo condurlo in porto.

Pinot Grigio: 6.5

Risultati non certo eclatanti ma siamo più contenti quest’anno che in passato perché il Pinot Grigio di qualità sta perdendo da una parte quella “voglia di internazionalità” che lo rendeva duro e legnoso e dall’altra si allontana decisamente da un limbo di semplicità che in passato era l’altra faccia della medaglia. I Pinot Grigio del 2023, oltre che spiccare per colorazioni molto scariche (ramati a parte), sono comunque ben fatti e in qualche caso mostrano piacevoli note di muffa nobile. Se poi andiamo a parlare di quelli di annate precedenti potremmo definirli “la riscossa dell’Isonzo”, perché ai primi 5 posti della nostra classifica ci sono ben quattro Pinot Grigio dell’Isonzo, cosa mai successa in passato. Non sappiamo spiegarcelo nemmeno noi, ma guardando indietro negli anni notiamo nell’isontino una qualità mediamente alta e costante. Certo è che queste terre di pianura devono essere viste come uno sbocco reale e sicuro per la viticoltura di qualità friulana e i Pinot Grigio da noi degustati lo stanno a dimostrare.

Chardonnay: 6

E la riscossa dell’Isonzo continua anche parlando di Chardonnay, in particolare di Chardonnay con qualche anno sulle spalle. Infatti ai primi 4 posti della nostra degustazione troviamo altrettanti Isonzo e questo non può essere più visto come un caso. Molto probabilmente in Isonzo, aldilà delle cantine blasonate che ci sono da molti anni, molti altri produttori, anche con vigne in Collio e nei Colli Orientali, hanno capito meglio come approcciarsia questo territorio, solo sulla carta più facile da lavorare ma sicuramente non facile da comprendere. Per quanto riguarda invece gli Chardonnay 2023 di ogni terra friulana, pur aspettando quelli che usciranno tra qualche anno, non possiamo certo gioire: leggerezza e semplicità sono le parole d’ordine

Sauvignon: 5.5

Non siamo rimasti molto soddisfatti dei Sauvignon:  anche se sono stati vendemmiati più avanti rispetto ad altri anni e hanno beneficiato di un buon mese di settembre il risultato finale ci è sembrato il meno convincente delle ultime annate: aromi non molto intensi e una mancanza di “ciccia” è il tratto generale. Non abbiamo trovato grandi differenze tra territori. Forse i migliori dovranno uscire l’anno prossimo: lo diciamo perché abbiamo assaggiato da vasca alcuni sauvignon 2023 veramente interessanti.

Pinot Bianco: 6

Un vitigno che noi amiamo ma che nel 2023 non sembra poter dare grandi soddisfazioni. Peccato perché crediamo veramente in quest’uva e siamo felici quando, come accade nel Collio, produttori si uniscono per promuoverla. Stiamo parlando di “Pinot Bianco nel Collio”, un piccolo gruppo di bravi vignaioli che avranno sempre il nostro appoggio perché il Pinot Bianco è un vino estremamente moderno, elegante, duttile e serbevole.

Malvasia Istriana: 7

Meno alcol non fa certo male a questo vino e pare che più del caldo la pioggia abbia tenuto “in fresco” i profumi fini e piacevoli. Sommando tutto le Malvasia degustate ci hanno in buona parte convinto, sia per aromi, per corpo, per giusta freschezza e per mancanza di note amare finali. Alcune dei Colli Orientali sono veramente buone.

Uvaggi: 5

Con gli uvaggi naturalmente non si parla di annata 2023 e in una terra dove quasi tutte le tipologie di bianchi invecchiano bene o benissimo dovremmo qui trovare il meglio del meglio. Invece, forse perché poche cantine sentono l’urgenza di farci assaggiare i loro uvaggi, non riusciamo praticamente mai a trovare quelle “scintille” che ci aspetteremmo. Anche quest’anno, con vini che vanno dal 2019 al 2022 abbiamo trovato ben poco di interessante: sicuramente i legni sono meglio dosati ma molto spesso mancano concentrazione e/o dinamicità. Peccato, perché con annate complesse come le ultime l’uvaggio, magari quello classico di friulano, ribolla e malvasia, potrebbe essere un bel paracadute.

Ribolla Gialla: 7-

“San Settembre” ha fatto una piccola grazia alla Ribolla Gialla! In altre parole una vendemmia molto più ritardata rispetto ad altri anni accanto ad un settembre soleggiato hanno portato questo vino/vitigno ad un buon risultato. Acidità un po’ più basse lo rendono piacevole sin da subito, ma forse non certo adatto ad invecchiare. Comunque in una regione dove esistono centinaia e centinaia di ettari di ribolla gialla di pianura senza alcuna espressività, constatare un buon risultato in Collio e anche nei Colli Orientali, ci fa ben sperare per il futuro di questo vitigno, non per forza legato mani e piedi a vini spumanti.

Per tirare un po’ le somme  dobbiamo andare giocoforza oltre l’annata 2023 perché Colli Orientali, Collio e Isonzo (le tre DOC da noi più degustate e visitate) mostrano qualcosa che va aldilà della singola annata e cioè una crescita in consapevolezza, che si ripercuote in maggiore organizzazione in vigna e in cantina ma soprattutto nella promozione. Mai come adesso queste terre sono pronte per fare il salto di qualità nel marketing e soprattutto nel marketing di territorio. Ma da soli non si va da nessuna parte e fino a quando non avranno al loro fianco una ristorazione numericamente molto più importante e che, a vari livelli, proponga qualità e si renda conto di non dover puntare solo sulla gente del posto ma sul turismo, tanti sforzi saranno vani.

Prima di chiudere dobbiamo spedire un GRAZIE grosso come una casa all’ Unione dei Consorzi Vini DOC del Friuli Venezia Giulia e al Consorzio Friuli Colli Orientali per averci ospitato e organizzato al meglio le degustazioni. Poi degustare in un luogo come la Tasting Accademy a Corno di Rosazzo ha sempre un notevole valore aggiunto. A proposito di aggiungere: le degustazioni dedicate ad alcuni rossi friulani, cioè Merlot, Refosco e Schioppettino, verranno pubblicate quando il clima sarà meno mite.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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