Degustazione Amarone, Valpolicella, Superiore, Ripasso: due tipologie in crescita, le altre con troppe somiglianze7 min read

Iniziamo facendo una cosa mai fatta prima in un articolo di presentazione delle degustazioni  di un territorio: parliamo di una cantina.

L’azienda Massimago di Mezzane di Sotto è l’unica cantina tra quelle che ci hanno inviato i vini che usa una bottiglia al di sotto dei 500 grammi per imbottigliare l’Amarone della Valpolicella. A lei va il nostro plauso per una scelta che riteniamo logica, non solo per loro ma per qualsiasi cantina e qualsiasi vino. Purtroppo la Valpolicella è sorda a questo chiaro messaggio.

I nostri lettori e molti produttori italiani sanno quanto sia importante l’uso delle bottiglie leggere e trovarsi, in una degustazione di oltre 50 Amarone, solo una bottiglia leggera con invece vetri che da vuoti pesano oltre 1200 grammi (1200!!!)  e mediamente tra gli 800 e 1000 grammi ti fa veramente cadere le braccia.

Ormai sappiamo che il vetro inutilmente pesante non serve a conservare meglio il vino, non serve per prevenire rotture, non serve se non ad un marketing miope e inquinante, schiavo di un’immagine da cui nessuno (o quasi) in Valpolicella, ha il coraggio di smarcarsi.

Detto questo passiamo a parlare dei vini, cioè delle quattro tipologie degustate:  Valpolicella, Valpolicella Superiore, Superiore Ripasso e Amarone. (i Recioto saranno inseriti all’interno dell’articolo sui vini dolci)

Valpolicella

Qualche anno fa sembrava che il Valpolicella non fosse più il vino della Valpolicella: battute a parte non solo diversi produttori non lo producevano (preferendo venderlo come un indifferenziato Veneto IGT ) ma anche chi lo produceva si vedeva che avrebbe preferito fare altro. I risultati erano spesso vini scarichi di colore, con poco o pochissimo corpo, aciduli e poco piacevoli. Sembra (anche perché i mercati si muovono) che questa tendenza stia cambiando, che si ritorni a dare importanza alla tipologia: non per niente  abbiamo trovato dei Valpolicella 2021 con profumi intensi e anche complessi, corpi di buona importanza, equilibrio e giusta freschezza. Addirittura qualcuno era anche più completo e piacevole di diversi Superiore e Ripasso. Un segnale importante quindi nell’ottica della fine o del ridimensionamento della “sbornia dolce” dell’Amarone e soprattutto del Ripasso.

Voto alla tipologia: 7

Valpolicella Superiore

Segnali molto interessanti anche da questa tipologia, che rischiava di essere “messa in pensione” per far posto ai Ripasso. In effetti non proprio tutti i Superiore degustati sono esenti da “ripassini”, cioè da qualche grammo di zucchero residuo, ma la tipologia sembra non stia lasciando le uve migliori ai Ripasso, riconquistando una sua quadratura che porta con sé corpo e potenza accanto a una sufficiente e equilibrata freschezza. In qualche caso si rischia, secondo noi, anche di esagerare, proponendo dei Superiore monolitici, impegnativi, che hanno bisogno di molti anni di affinamento per esprimersi al meglio. Se questo da una parte può essere positivo perché  fa pensare alla ricerca di un grande vino da invecchiamento al di fuori “dell’Amarone style”, dall’altra rischia di dilatare i confini della denominazione rendendola meno inquadrabile, proprio ora che propone tanti vini interessanti, profumati e dal giusto corpo, mettendo in mostra anche le doti da “mezzofondisti” della corvina e del corvinone.  Da sottilineare che, tra le 4-5 annate degustate, spicca in maniera particolare la 2019 mentre si rivela abbastanza deludente la 2020. Però anche il fatto che l’annata dia una grande impronta al vino va considerato in maniera positiva, visto che l’appassimento o il ripasso tendono a rendere le annate piuttosto simili e quindi ben vengano le diversità. In generale  siamo rimasti molto soddisfatti dell’assaggio, che ha visto bel il 75% dei vini degustati ottenere almeno 80 punti (per noi, lo ripetiamo, non sono pochi) dimostrando che la tipologia garantisce una qualità media molto alta, con tanti vini veramente convincenti e a prezzi interessanti.

Voto alla tipologia 8

Superiore Ripasso

Lo amavamo tanto 30 anni fa, quando aveva un senso migliorativo nei riguardi dei Valpolicella, lo amiamo molto meno adesso perché sembra sempre più un vino “make up”, fatto per soddisfare la voglia di alcuni mercati importanti verso un vino rotondo, immediato, anche di semplice beva ma con un buon corpo. Peccato che la maggior parte dei Ripasso utilizzi troppo il concetto di Make up, proponendo dolcezze che non riescono a mascherare vini di livello non altissimo, spesso con semplici gamme aromatiche oppure affiancate da tanto legno e dal corpo non certo importante. Il fatto che un Ripasso, cioè un vino che dovrebbe sfruttare gamme aromatiche particolari, venga spesso addormentato dal legno è per noi un vero controsenso e fa sempre più capire come l’idea di base sia quella di produrre un “Amarone di serie B” a prezzo più basso. Niente di male in questo ma poi non ci si deve lamentare se l’Amarone non viene più venduto come un tempo. Altro fattore da mettere in evidenza è che il metodo del ripasso tende ad appiattire le differenze tra annate e anche questo non ci vediamo niente di male, salvo che a lungo andare al consumatore verrà a mancare un reale contatto con il terroir , con l’andamento stagionale, con le logiche differenze tra vendemmie e questo non ci sembra molto positivo. Dal punto di vista degli assaggi , anche se il livello qualitativo ci è sembrato più basso rispetto ai Superiore, quelli buoni o molto buoni ci sono, anche se sono un numero limitato. Non per niente se i Superiore hanno ben il 75% di vini con almeno 80 punti tra i Ripasso si supera a malapena il 50%.

Voto alla tipologia 5

Amarone

E’ molto difficile parlare degli assaggi relativi all’Amarone perché si può dire tutto e il suo contrario: fermo restando che un Amarone comincia a mostrare complessità e profondità non prima di 6-7 anni, la nostra degustazione ci ha presentato una gamma di vini che è praticamente tutta ben fatta, ineccepibile dal punto di vista tecnico. L’appassimento e i successivi passaggi tecnici cresciuti nel tempo hanno reso questo vino, anno dopo anno, sempre meno soggetto a sbalzi qualitativi. L’abbassamento della volatile (per noi non obbligatorio, anzi…) ha ancor più standardizzato la gamma aromatica, specie se ci mettiamo un uso del legno sicuramente più efficace ma comunque abbastanza coprente nei primi 3-4 anni. Inoltre sembra che i produttori stiano puntando su Amarone più equilibrati ma meno potenti, forse per rendere più pronta la beva. Il risultato è che quasi l’85% dei vini degustati ha ottenuto un buon punteggio e solo pochissimi sono sotto la media.

Quindi un risultato indubbiamente positivo ma proviamo a vedere la cosa da un altro punto di vista: i vini, specie nei primi anni, si somigliano troppo e anche se ben fatti alla fine risultano noiosi, anche perché mentre assaggi provi a pensare a degli abbinamenti gastronomici ma te ne vengono in mente ben pochi.

Forse “rischiare” un po’ di più, lasciando andare la volatile ad almeno 0,70-0,80, o usare meno legno nuovo e in qualche caso provare a portare a pochi grammi lo zucchero residuo, potrebbero essere modi per differenziarsi. Anche il concetto di Amarone Riserva rischia di arenarsi in prodotti che “invecchiano rimanendo giovani” mantenendo tanta struttura ma poca eleganza, invecchiando lentissimamente ma senza mai spiccare il volo.

Voto alla tipologia 7-

In conclusione: un bel numero di Vini Top  e tanti altri buoni vini sono i risultati dei nostri assaggi, ma la speranza è che in Valpolicella, piano piano, si torni a considerare basilari le differenze e non le somiglianze tra vini. Qualcosa comunque si muove.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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