Quella relativa ai rossi dell’Alto Piemonte potrebbe essere definita, come del resto negli ultimi anni, un “degustazione di conferma”.
La conferma in questione è l’alta qualità media dei Nebbiolo, ma anche dei vini da altre uve presenti in zona. La degustazione è stata “spalmata” (i disciplinari delle DOC e delle DOCG prevedono affinamenti più o meno lunghi) su almeno tre vendemmie: 2017-2018-2019.

Ma anche tra le altre uve, in particolare vespolina, croatina, barbera e comunque tra i nebbiolo giovani abbiamo degustato cose molto interessanti delle vendemmie 2020 e 2021. Se consideriamo poi che anche un buon 2014 faceva parte della degustazione abbiamo avuto un quadro su tante annate, che porta appunto alla conferma qualitativa che oramai è un dato di fatto di queste denominazioni. Denominazioni che si trovano praticamente in un quadrilatero lungo 30 chilometri e largo circa la metà, ma con terreni che variano continuamente e che apportano nette diversità ai vini: inoltre ogni denominazione comincia ad avere una sua fama propria, con etichette molto conosciute e un numero di produttori sufficiente per essere presente non solo in zona. Per esempio oramai un Lessona (specie se nasce su terreni sabbiosi) non si può scambiare per un Gattinara e questo, last but non least, anche grazie alle altre uve che possono entrare nell’uvaggio di Fara, Sizzano, Bramaterra e compagnia.

Durante l’assaggio abbiamo spesso pensato a marzo 2023, quando l’Alto Piemonte (e Carema e Caluso) sarà la meta del nostro prossimo tour: un fine settimana che porterà la solita ventina di appassionati a conoscere questi territori, attraverso un susseguirsi di visite, incontri, degustazioni che vi presenteremo a inizio anno.
Ma veniamo ai vini presentandoveli con un dato che da solo potrebbe spiegare tutto: solo due vini hanno ottenuto meno di 80 punti il che vuol dire che quasi il 95% dei vini degustati e di buono o ttimo livello. Se a questo ci aggiungiamo che ben il 25% dei vini è rientrato tra i Vini Top potremmo fermarci qui e rimandarvi direttamente agli assaggi.
Ma invece crediamo sia bene puntare i riflettori non solo sui pregi ma anche su alcuni problemi che le varie denominazioni devono affrontare: primo tra tutti (riguarda soprattutto i produttori ma, a scalare anche i consumatori) la diminuzione delle rese, dovute spesso a grandinate sempre più devastanti. Sara il cambio climatico, sarà che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, ma in zona le grandinate sono sempre più devastanti e all’ordine del giorno.

Inoltre il cambio climatico si fa sentire e porta a un modo molto diverso di approcciarsi al vigneto. Il secondo problema può anche essere visto come un’opportunità, specie per quei vigneti dove la maturazione fenolica era spesso difficile: in effetti la rotondità dei tannini di diversi vini provenienti dall’Alto Piemonte è sicuramente aumentata negli ultimi anni e questo è sicuramente un effetto del cambio climatico che però va “diviso” con i produttori, pronti ad approfittare del cambiamento senza per questo snaturare i vini.
E’ comunque un dato che diversi vini siano più rotondi e con acidità meno marcate, in qualche caso con nasi leggermente più maturi in giovinezza rispetto al passato: questo non è affatto un difetto ma solo una constatazione, anche perché la serbevolezza non ne viene inficiata.
Insomma questo assaggio ci ha confermato tante belle cose su questi territori che non a caso sono sempre di più “sulla bocca di tutti”.