Degustare in compagnia ma da soli! La grande innovazione dovuta al coronavirus6 min read

“Il mondo ci è caduto addosso” è una frase quanto mai calzante oggi. Un momento così difficile nessuno poteva immaginarselo e nessuno era preparato per questo.

Il mondo del vino è ancora sotto shock e lo si evince anche dalle interviste fatte ai vari presidenti dei consorzi che potete leggere su Winesurf.

Vinitaly annullato e con esso tutte le decine di manifestazioni primaverili che facevano da punto di riferimento per il settore.  Ristoranti chiusi, ogni tipo di turismo impossibile. Il quadro è sconfortante, eppure si deve poter reagire in qualche modo perché il mercato finale, i consumatori, malgrado siano chiusi in casa ci sono e non hanno mutato di molto le loro abitudini alimentari e il loro consumo di vino. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, il vino è diventato uno di quegli argomenti che sta facendo compagnia alle lunghe giornate di segregazione dei winelovers di tutta Italia anzi, di tutto il mondo.

E’ tempo di tentare strade nuove, sfruttare possibilità tecnologiche che solo due mesi fa sembravano follie e invece adesso pare non solo abbiano un senso, ma  funzionino.

Ci sono molti programmi in rete che consentono di creare una situazione in cui molte persone si possono riunire virtualmente, “stando a casa” e interagire tra loro. Si stanno espandendo alla velocità della luce, come alla velocità della luce si espande la voglia di uscire dall’isolamento: gruppi di amici che si ritrovano per un aperitivo a distanza, lezioni, spettacoli musicali e teatrali portati praticamente davanti al tuo divano. Senza parlare del lavoro “smart” ovviamente. Dalla massaia in poi si sta formando una coscienza multimediale che ci sarebbero voluti decenni per acquisirla.

In questa rivoluzione una parte del mondo enoico ha già capito che deve reagire velocemente  e tentare una strada nuova in un momento estremamente favorevole per farlo, con convinzione ma  anche un po’ per disperazione. Così quando ho ricevuto una mail da un’agenzia di P.R. che mi proponeva  un set di vini da poter stappare insieme al produttore in una conferenza online, mi sono affrettato ad aderire, divertito e incuriosito da questa insolita degustazione.

Si scarica il programma, ci si presenta  puntualmente all’ora indicata, muniti di bottiglie messe  a temperatura e stappate secondo le indicazioni della cantina stessa. Bicchieri di fronte e partenza. Per magia il monitor si riempie di finestrine da dove posso vedere e salutare divertito molti colleghi. Sarà la curiosità e il nuovo mezzo, sarà la voglia di interagire tra di noi, ma l’atmosfera si scalda e ci traghetta verso la degustazione. Due ore che volano via come se fossimo lì seduti, uno di fianco all’altro. Possiamo scrivere e parlare, intervenire e interagire con tutto il gruppo ma volendo possiamo anche mandarci messaggi privati con uno o l’altro, proprio come se fossimo allo stesso tavolo.

L’empatia che si crea ci porta a esprimere i nostri ringraziamenti più sinceri a chi ha organizzato l’evento; la maggior parte di noi è alla prima assoluta e tutti ne rimaniamo abbastanza sorpresi e decisamente soddisfatti.

Per la cronaca le due degustazioni riguardavano i vini di Orlando Abrigo e di Cantina della Volta: due realtà completamente diverse ma di cui ho potuto capire e apprezzare i vini, proprio come se fossi stato in cantina da loro.

I giorni successivi ho riflettuto sul potenziale enorme che il mezzo tecnologico consente: la possibilità di raggiungere direttamente le persone a casa, fornendo gli strumenti comunque per poter lavorare, ha dei grandi vantaggi, sia da parte di chi organizza che da parte di chi partecipa.

In primis ci sono vantaggi economici perché basta spostare delle bottiglie senza dover necessariamente dare ospitalità a chi scrive e dare così alla stampa la possibilità di non perdere tempo a viaggiare in lungo e in largo per lo stivale. Siamo stati costretti spesso a rifiutare tanti inviti per il tempo che non è  mai abbastanza. Pensiamo poi non solo al “laghetto italiano”, ma alla possibilità che una cantina ha di mettersi in contatto con la stampa straniera raggiungendola in ogni parte del mondo. Tutto questo  è molto interessante.

Pensiamo inoltre alla possibilità che una cantina ha di fare dei meeting con i propri importatori e clienti in tutto il mondo e infine, last but not  least, la possibilità di raggiungere i clienti finali a casa loro; la proposta di una degustazioni con esperti è attraente, accattivante e apre scenari che fino a un mese fa erano impensabili.

La mia agenda dal vuoto pneumatico di fine febbraio si è riempita di appuntamenti:  sto “visitando” cantine come mai avrei potuto fare in tempi passati, assaggio con loro interagendo quasi come se fossi nella loro struttura. A volte invito anche pubblico esterno, appassionati che mi seguono da vicino nel mio lavoro e per i quali organizzo anche sessioni  virtuali che chiamo “enolive”. Durano circa 90 minuti e non sono mai abbastanza. Inoltre  sto pensando e lavorando a  lezioni sul vino, su argomenti di attualità con ospiti che arricchiscono di contributi la sessione.

Ancora non ho sfruttato il pieno potenziale del mezzo ma di certo ne sto esplorando i suoi vantaggi e anche i suoi limiti, ovviamente. Di recente ho fatto partire  una “sperimentazione”, una  collaborazione con alcune cantine attrezzate a spedire, singolarmente ai privati, moduli di degustazione. Questa sarà la nuova frontiera: tutti a casa ma anche con i vini sul tavolo da assaggiare, insieme anche se da soli.  Considerate che a Londra i Masters of Sommelier stanno tenendo seminari per centinaia di persone che si collegano da tutto il mondo, inviando loro precedentemente dei set di degustazione con vino spillato sotto azoto (fornito da Coravin assieme alla tecnologia e alle indicazioni tecniche)  dentro fiale da 70 ml!

Il mutamento di scenario è talmente rapido e violento che impone al nostro mondo tempi di reazione immediati: chi più velocemente si è adeguato e adattato alla novità è il pubblico. Sono convinto che questo nuovo modo di lavorare, una volta finito questo incubo, non sparirà, ma potrà convivere dignitosamente, o brillantemente, al fianco del classico approccio a cui tutti noi fino a oggi siamo stati abituati.

Il pubblico si diverte e partecipa in modo attivo alla live, cosa che non può fare leggendo un articolo su una rivista o su internet. Se poi a questo si aggiunge la possibilità per un appassionato che vive a migliaia di chilometri di poter  assaggiare un vino in compagnia del produttore o dell’esperto di turno, la possibilità che la cantina ha di fidelizzare il cliente finale diventa altissima.

Le cantine che sapranno reagire più rapidamente e adattarsi a questa nuova possibilità, aldilà di espandere il loro mercato in un momento in cui tutto sembra regredire,  saranno probabilmente anche premiate in futuro per le loro scelte.

 

 

La foto di copertina è di Gordon Johnson da Pixabay

Foto di Maaark da Pixabay

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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