Decanter vol. 47: Tanto Bordeaux e poi Rodano5 min read

Bordeaux in primo piano sulla copertina di questo numero: classici contro sfidanti nella rivisitazione dell’annata 2019, con una bottiglia di uno degli Châteaux emergenti, Belair-Monange sullo sfondo. Poi il meglio del Rodano Sud saranno il focus della mia presentazione.

Georgina Hindle presenta l’esito del riassaggio dei principali Bordeaux del 2019 dopo l’imbottigliamento a verifica delle valutazioni effettuate durante le primeurs , allorquando si trattava di campioni di barrique.  Il riassaggio ha confermato un giudizio molto positivo, per alcuni aspetti anche migliore dell’opulenta annata 2018, con vini di grande densità ma tuttavia eleganti e complessi, sia sulla riva sinistra che sulla destra. Nell’articolo sono stati presi in esame i rossi, mentre, per quanto riguarda i bianchi, secchi e dolci, per i quali l’annata 2019 è stata leggermente meno brillante , la questione è risolta con una piccola finestra sintetica . Per i bianchi dry il punteggio più elevato (97/100) è stato raggiunto, oltre che da Haut-Brion, da un’altra star di Pessac-Léognan, lo Château Smith-Haut Lafitte, ma con loro è anche Le Pavillon blanc di Margaux, a conferma del fatto che anche i grandi Châteaux del Médoc , come quelli di St-Émilion e  del Sauternais (ed è una novità recente) stanno producendo anch’essi vini bianchi secchi eccellenti. Per quanto riguarda i vini moelleux , le star dell’annata, per la Hindle,  tutte con 97/100, sono Climens, Doisy-Védrines e Lafaurie-Péraguey. Ed ora i rossi: sono ovviamente numerosissimi i vini che hanno raggiunto valutazioni elevatissime, anche tra quelli non facenti parte del gruppo storico dei grandi crus. Ormai andare sotto i 95/100 è considerato quasi un risultato deludente. Hanno raggiunto 99/100 Montrose e Ch. Margaux , rispettivamente a Sat.-Estèphe e Margaux, nel Médoc, e gli Châteaux Belair-Monange e Cheval Blanc a St.Émilion  e Lafleur e il Vieux Château Certan a Pomerol sulla Rive droite. Si sono invece fermati a 98/100 Lafite, Mouton-Rotschild ,  Léoville_Las -Cases e Palmer (Médoc), Haut-Brion rouge e Carmes-Haut Brion (Graves), Le Pin (Pomerol). Top-value , con 95/100, è stato ancora una volta il classico e ormai non più sorprendente Château Sociando-Mallet.

Lo specialista Matt Wells firma, come già precedentemente per il Rodano nord, anche il report sull’annata 2020 nel Rodano meridionale, descrivendo gli assaggi per lui più significativi:  oltre  a Chateauneuf-du -Pape e  gli ormai non più satelliti Gigondas e Vacqueyras,  anche per le denominazioni ritenute minori. La  2020 è stata, secondo Wells, un’annata molto positiva , nonostante le alte temperature e la siccità, anche per il Sud del Rodano, nel quale si sono ottenuti dei vini potenti, ma sorprendentemente freschi ed equilibrati. Alla fine la valutazione complessiva è stata di quattro stelle,  come per la 2015 e la 2017, di poco inferiore  a quella di 2012 e 2019 , entrambe con 4 stelle  e mezza, e alle due annate eccezionali del secondo decennio del secolo, 2010 e 2016, valutate cinque stelle piene (il massimo). Ma tutta la stringa del decennio è stata molto positiva con la sola delusione dell’annata 2011, la più debole. Guardando più in dettaglio, a Châteauneuf i vini del 2020 non sono potenti e “flamboyant” come quelli del 2019, ma più fini e versatili sul cibo: grenache e soprattutto mourvèdre nei terroirs a galets roulés sono risultati eccellenti, come la roussanne tra i vitigni a bacca bianca, mentre è stata una stagione più difficile per i syrah dei terroirs più calcarei. A Gigondas i risultati sono stati buoni ma non omogenei e ne hanno tratto vantaggio soprattutto i Domaines dei migliori terroirs, Vacqueyras ha reagito generalmente bene all’annata molto siccitosa, Lirac ha molto sofferto, ma soprattutto per le quantità, per la gelata di fine marzo e la grandine, mentre a Tavel è andata meglio con vini freschi ed equilibrati, livelli moderati di alcol e buona attaitudine all’invecchiamento.

Gli assaggi migliori: ovviamente Châteauneuf-du-Pape è stata la star della regione, sia in bianco (99/100 a Rayas e Beaucastel e 98/100 al Clos de Beauvenir di Ch. La Nerthe), che in rosso (98/100 a Clos des Papes e allo Châteauneuf del  Domaine de la Janasse Chupin ).A Gigondas  spiccano il Le Claux dello Ch. De Sainte-Cosme , 96/100, e l’Excellence del Domaine du Grapillon d’Or e al  Ventabren del Domaine de la Gardette, entrambi a 95/100. A Vacqueyras spunta 94/100 la  Cuvée de Lopy del Domaine Les Sang des Cailloux, con il bianco Un Sang dello stesso Domaine e La Galéjade del Domaine de la Monardière  sullo stesso punteggio. Per quanto riguarda le altre denominazioni lo score più alto è quello de L’Estévenas, Cairanne rouge del Domaine Alary, con 95/100 , mentre il bianco dello stesso Domaine  si ferma a un punto al di sotto. Quota 94/100 è stata poi  raggiunta anche da un bianco di Lirac, il Vin de M.me la Comtesse dello Ch. De Montfaucon e da un rosé di Tavel, La Combe des Rieu del Domaine Moulin- la Viguerie.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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