Da Riparbella arriva Inbianco: ovvero quando sottrarre vuol dire aggiungere eleganza3 min read

“Prima di uscire di casa, guardati allo specchio e togliti qualcosa”

                                                                                  Coco Chanel

Icona di stile indiscussa, queste sue parole  mi sono sembrate le più azzeccate per introdurre uno dei vini più eleganti che abbia mai degustato, che nel “sottrarre” ha la chiave di volta.

Si chiama Inbianco ed è firmato Colline Albelle, una nuova realtà emergente sulla costa toscana, a Riparbella.

Inbianco è un 100% Vermentino affinato 90% in acciaio e 10% in barrique. E fin qui nulla di originale. Ma i suoi 10,2°, avete letto bene 10,2 gradi alcolici, lo rendono qualcosa che Coco Chanel da brava francese avrebbe, a mio modesto parere, menzionato per eleganza.

Inbianco ha una complessità floreale con in testa la ginestra che ti accarezza appena lo avvicini al naso. La parte fruttata la trovi solo dopo che ti sei stufato di stupirti di tutto quel bouquet, per chiudere infine con una nota di mandorla.

Il vino è indubbiamente verticale, complesso e di grande piacevolezza: confesso che è stata una di quelle rare volte in cui mentre degustavo si stava materializzando sopra la mia testa.una nuvoletta con l’immagine di casse di vino da portare a casa.

Inbianco è in conversione biologica e anima biodinamica, e questo potrebbe far storcere il naso (a me ha fatto questo effetto, prima di degustarlo ovviamente).

Poi quando il suo enologo, Julian Reneaud, ha cominciato a raccontare delle sue tecniche di coltivazione, tutto è diventato scienza esatta. Come ha fatto emergere la parte floreale in testa a questo vino? Reneaud, di origine francese, ‘italianizzato’ per emanciparsi da una madre patria enologicamente imponente, ci ha spiegato che sul cordone speronato con cui coltiva il vermentino, dopo la fioritura  e con alcune “mosse” calibrate, modifica la maturazione di 2/3 grappoli, ‘distribuendo’ i profumi nel vino.

Reneaud parla con semplicità, in un italiano accentato ma molto chiaro, facendoti sembrare esperto quanto lui delle sue tecniche. Come quando illustra la sua tecnica di prevenzione della peronospera attraverso il monitoraggio di un gruppo di foglie campione, accelerando la manifestazione eventuale della malattia grazie alle temperature delle mura domestiche. Con alcune foglie posate in acqua è in grado, nebulizzando del miele sulle viti, di dare la possibilità alla pianta di reagire autonomamente all’attacco.

Coco Chanel diceva che se avessero rubato le sue idee ne avrebbe concepite altre. Reneaud parla senza il timore di essere ‘copiato’, trasmettendo la ricchezza di assi nella manica da poter giocare.

Di Inbianco sono uscite nel 2021 solo 5.000 bottiglie di cui 3.000 già partire per la Bulgaria (Reneaud condivide la proprietà di Colline Albelle con Dilyana Vasileva e Irena Gergova, già produttrici di vino insieme ai loro mariti nella valle dello Struma sulla costa del Mar Nero).

Una wine experience, come si suol dire, incorniciata da un pranzo altrettanto “experience” con la cucina stellata del ristorante La Pineta di Marina di Bibbona, dove la vista sul mare occhieggiava alla malinconia estiva. Vi sveliamo cosa abbiamo mangiato bevendo Inbianco: tartar della Pineta, millefoglie di baccalà mantecato su vellutata di porri, straccetti di pasta fresca con le triglie. E i 10,2% del Vermentino hanno fatto la differenza calice dopo calice dopo calice…

Barbara Amoroso Donatti

Appassionatissima di vino e soprattutto “liquidi con qualche grado in più”. Punto di riferimento del giornale per tutto quanto riguarda il mondo dei superalcolici.


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