Come provare a fare il LaVin Lover e vivere (felice)4 min read

Questo articolo nasce per celebrare la penna di una signora che di mestiere fa altro. Raffaella Guidi Federzoni, per gli amici di facebook “Nelle Nuvole”, lavora nel mondo del vino ma ha una bravura incredibile a trattare arcomenti anche piuttosto hard. Ne sono prova i molti articoli scritti per un sito ora deceduto, Endovinosa, nonche tutto quello che ha scritto per la vivissima Accademia degli Alterati.

E così ho così pensato “Se una signora scrive (e come scrive!!) sull’infinito mondo del Bacco/niente tabacco/ parecchia Venere, perché non posso farlo anch’io?”

Così, armato di pluridecennale esperienza in entrambi i campi (esperienza ho scritto, non successo) mi accingo a snocciolare una serie di consigli per destreggiarsi nel complesso mondo dei maschi  enonoauti naviganti nel tempestoso mare tra Scilla (la gnocca) e Cariddi (il vino). Mi fate notare che Scilla e Cariddi non si incontrano mai? A chi lo dite…

Insomma, una specie di vademecum sul non morigerato e sempre all’avanguardia tema “Se divento esperto di vino, raccatto più gnocca?”  che potrebbe intitolarsi “Come provare a fare il LaVin Lover e vivere felice”.

Premessa: tutto nasce da un errore atavico, perpetratosi nei secoli. Da sempre si sostiene che l’uomo sia il cacciatore e la donna la preda. Mai cosa fu più falsa! In realtà la donna si atteggia a preda nello stesso modo in cui il leopardo si finge morto per far avvicinare l’ingenuo facocero. Anche se noi abbiamo in mano le possenti armi di Bacco caricate a tannini, antociani e terpeni, il gioco non cambia. Dobbiamo diffidare sempre e comunque dei leopardi che sembrano morti.

Il  vademecum sarà diviso in due parti.

1.Livello Lavin Lover base (tu non molto esperto di vino, lei non molto esperta o per niente esperta di vino)

2. Livello Lavin Lover avanzato (tu esperto o sedicente tale, lei inesperta oppure esperta o spesso sedicente inesperta:quest’ultima è ovviamente la categoria più pericolosa, dove i leopardi sembrano flagellati da venefiche epidemie).

 

Iniziamo con le informazioni per il corso base.

1. Potrà sembrarvi impossibile ma il primo motivo per cui una donna si iscrive ad un corso di degustazione NON è imbroccare.  Capisco, dall’alto della enomaschiopensiero questa è pura follia, ma tant’è. Non vi chiedo di comprenderlo (non lo capisco io per primo), solo di prenderne atto.

2. In un corso mettersi a sedere accanto a quella carina porta con se l’inevitabile conseguenza di non capire una mazza di quello che insegnano e quindi di buttare i soldi al vento. Conosco anche chi in un corso con trenta energumeni ed una sola ragazza bruttarella è riuscito ad ottenere lo stesso risultato, ma qui sto parlando di maschi normopensanti.

3. Nel fraseggio enognocchico  tendente all’imbrocco, evitare accuratamente terminologie da Bar Trivio del tipo “Questo vino ha tannini turgidi” “Senti come entra in bocca” “Quanto è lungo (con fare ammiccante..)”. In questi casi il pensiero di lei sarà immancabilmente  “Ma questo è proprio una testa di cazzo!”, con immaginabili conseguenze nefaste.

4. In una tenzone con la gnocca in palio, non fate MAI con una o più donne gare per azzeccare vini bendati. Se perderete (cosa molto facile) passerete da quaquaraquà enoico, da cazzetto rosè, con repentina perdita irrevocabile di immagine. Se vincerete, la boria mal trattenuta (nel migliore dei casi) vi renderà antipatico all’universo mondo femminino.

5. Invitare una donna a cena e snocciolarle tre cazzate sui vini, magari con fare dottorale, riesce sicuramente a farvi andare in bianco. Se chiedete anche il perché allora siete sostenitori agguerriti di una causa persa ed è inutile sprecare tempo con voi.

6. Sempre a ristorante: se ( in caso di enognocca abbastanza esperta )  fate la mossa giusta di far dare a lei la carta dei vini, NON dovete assolutamente mettervi a sbirciare da sopra o di lato alla suddetta carta, magari dicendo “Guarda se c’è X o Y”.

7. Se sceglie Petrus del 29 vuol dire non solo che non ve la vuole dare, ma che vi vuole proprio male. In questo caso potete tranquillamente fare la figura del pezzente (tanto la gnocca è andata) e scegliere voi il vino.

8. Sempre a ristorante: avete invitato lei a cena, non il vino. Più parlate di lui e più si annoia lei. Anzi, più parlate e più si annoia. Quindi, fatela parlare (ovviamente interrompendola spesso, sennò che maschi  saremmo).

9. Roteare il bicchiere come un lazo e immergervi il naso inanellando profumi che esistono solo nella vostra testa è direttamente proporzionale all’aumento della distanza tra voi e la gnocca. Al sesto profumo l’interesse di lei per voi sarà pari a quello per le macchie d’umido sul soffitto.

10. Se, alla fine di una cena dove avete gestito perfettamente la situazione, scelto il vino che piace a lei e magari l’avete fatta anche ridere, vi beccate una dose non omeopatica di gnocca, non gloriatevi! Lei aveva già deciso prima della cena di darvela; voi potevate solo perderla.

Queste sono le regole per approcciarsi al corso base, sicuramente il più facile.

Salendo di grado (o pensando di farlo) le cose si complicano, e non poco. Lo scopriremo la prossima volta.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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