Come è il Vinitaly da casa?3 min read

Guardando quello che arriva tramite i comunicati stampa e le esternazioni su FB l’idea che ti fai è piuttosto complicata e non proprio positiva.

 

Prendiamo i comunicati stampa: la prima domanda che mi pongo (e non credo di essere il solo) è “Per chi li fanno tutti questi comunicati?” Non certo per i giornalisti del settore che (eccetto me e magari Ernesto Gentili e Fabio Rizzari) sono tutti lì e quindi o lavorano o leggono i comunicati stampa (la terza possibilità e che li scrivano, con un effetto gatto-che-si-morde-la-coda all’infinito).

 

Comunque una cosa l’ho capita: a Vinitaly non ci vanno gli addetti al mondo del vino, i giornalisti (questi sono tutti a scrivere comunicati stampa per giornalisti), gli appassionati di vino ma solo ed esclusivamente i Wine Lover. Infatti anche il più sfigato tra i comunicati stampa si rivolge sempre e comunque a costoro, che devono essere una moltitudine.

 

Se poi ti metti a sbirciare tra i comunicati stampa, la situazione peggiora. Le “notizie” sono di quelle di cui non sentiresti mai la mancanza: dal ministro al presentatore radiofonico sino al vincitore di masterchef che visitano qualche stand e vengono immortalati con un calice di vino (notiziona!! Di solito a Vinitaly negli stand si tengono in mano chiavi inglesi o pizzi e trine), consorzi che ti fanno sapere in un momento in cui probabilmente non te ne frega niente (di solito Vinitaly serve per assaggiare, non per leggere comunicati stampa) cosa faranno nei prossimi 3-6-12 mesi.

 

Ci sono poi le notizie che spiccano, come la presentazione del quadrato del Wine Lover (rieccoli!). Proprio perché si parla di “lover” io ero rimasto al triangolo, ma evolversi non fa mai male. Quindi apro una foto che mi hanno spedito e vedo di cosa si tratta. Mi sembra di essere tornato indietro di 20-30 anni: viene evidenziata una differenza di base tra (udite, udite!) chi pensa che il vino lo faccia il vignaiolo, chi invece l’enologo, chi crede che il vino del contadino sia il migliore e chi adora il novello (il novello???). L’unico commento che mi viene lo mutuerei dal grande capo Estiqaatsi e, rimanendo convinto che il triangolo sia meglio del quadrato passo oltre, scontrandomi però con convegni su e-commerce, brand retailer, food-wine event, food design experience che purtroppo non vengono organizzati al London Wine Fair ma “da noantri” al Vinitaly. Però una spiegazione c’è: probabilmente i wine lover parlano inglese e quindi mi pare logico usare la stessa lingua.

 

Passando su Facebook la situazione cambia radicalmente. Qui se dio vuole la gente la vedi in faccia…pure troppo! Infatti è tutto un rincorrersi di autoscatti dove si vedono faccioni congestionati e stanchi ma sorridenti (che avranno da ridere, sembra stiano quasi a schiattare..) oppure foto di gruppo con produttore, con amici del produttore, con amici degli amici. In effetti qualcosa di strano c’è:  durante tutto l’anno FB è un susseguirsi di assaggi e commenti sul vino, ma in questi giorni che di vini ne vengono messi a disposizione migliaia ben pochi parlano di assaggi. Forse ne stanno facendo incetta per diluirceli durante l’anno..misteri.

 

Di twitter non parlo perché lo capisco male nei giorni normali figuriamoci durante il Vinitaly.

 

Le uniche persone di cui non ho notizie in questi giorni sono tanti colleghi, amici e produttori di vino. Tutta questa bella umanità credo sia, per fortuna, impegnata nell’assaggiare ( o far assaggiare) vino, scoprirne di nuovi, discuterne…insomma quello che si dovrebbe fare a Vinitaly.

 

Un saluto da casa!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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