Cocktail in scatola da “gustare” a casa: ne sentivamo la mancanza?3 min read

Lo sapete che esistono cocktail ready to drink? Per quelli allergici all’inglese come il nostro direttore vorrebbe dire pronti da bere, ma forse sarebbe meglio tradurre con“ Stappi, aggiungi ghiaccio e bevi“. Meglio ancora sarebbe “Strappi, aggiungi ghiaccio e bevi,“ dato che NIO (acronimo di Need Ice Only), la versione con cui mi sono scontrata su Amazon, è fatta da astucci poco più grandi di un porta cd, al cui interno si trova una bustina con il cocktail desiderato (forse desiderato è una parola grossa). Una sorta di bag in box per superlcolici.

L’unico pensiero che mi gira in testa da quando li ho scoperti è “Perchè?“ .Una delle certezze che non tengo mai di conto è che l’alcool non fa bene: non abbiamo necessità di berlo, se non per puro piacere. Quindi perchè, ripeto perchè?

Qualche giorno fa in treno un uomo dagli occhi tristi si è seduto, silenzioso, accanto a me. Stringeva in una mano un cartoncino da 125 ml di vino non ben identificato, che buttava giù tra un crollo soporifero e l’altro, mentro io e l’altro suo vicino eravamo ridotti solo a sperare che non lasciasse cadere il cartone, schizzando noi e la carrozza.

Questo cosa c’entra col cocktail? C’entra perchè non siamo obbligati a bere, almeno non si sia dipendenti dall’alcol e quindi perchè portarsi a casa un cocktail prefabbricato quando puoi bertelo al bar?

Ho ripensato anche alle parole della mia amica PR Selvaggia Stefanelli: «Il vino senza cultura è solo alcool». Quello dell’uomo seduto accanto a me era solo alcool (accompagnato da una patologia e un disagio profondo) e ovunque non ci sia conoscenza della qualità del prodotto, parliamo solo di alcool.

Ma io mi domando: “Se sottrai a un cocktail il piacere della location (due foto sui social non le vuoi postare?), il piacere di interagire col barman (di associali ancora non ne ho incontrati), la bellezza di vedere le bottiglie danzarti davanti mentre i liquidi colorati si mescolano, la frutta tagliata ad arte incastonata nella coppa, il trillare dei bicchieri che brindano, il profumo del drink appena fatto… cosa rimane? Alcol, appunto

Ho guardato un paio di video promozionali di NIO e mi sembra evidente che il target è lungi da prendere in considerazione winelover, cocktail lover, o simili: nel migliore dei casi strutture Horeca che vogliono offrire un servizio bypassando la necessità di un barman in loco e di  tutta una serie di norme sulla somministrazione di alcolici (il video promozionale evidenzia questo).

Ma perchè devo aprire una scatolina di cartone, strappare un angolo a un contenitore di plastica per versare in un bicchiere una miscela che non credo proprio abbia lo stesso sapore del cocktail che mi prepara, sul momento, il mio barman preferito?

Perciò, caro NIO io non so perchè ti hanno tirato fuori dal cilindro, ma una story su Instagram con la musichina e una foto con sullo sfondo il mare al tramonto con te non la farei, e nemmeno farei trillare i bicchieri per brindare.

Che storia dovrei raccontare con te? Quella dell’espositore da cui ti ho selezionato? Naaaaa. God save the barman e pure gli astemi.

Barbara Amoroso Donatti

Appassionatissima di vino e soprattutto “liquidi con qualche grado in più”. Punto di riferimento del giornale per tutto quanto riguarda il mondo dei superalcolici.


LEGGI ANCHE