Ciliegiolo d’Italia a Narni: un vitigno Cenerentola che può diventare principessa2 min read

Amando le battutacce, per me saranno sempre “I sette Narni”.

Sette sono infatti i produttori dell’Associazione Ciliegiolo di Narni che anche quest’anno hanno dato vita a Ciliegiolo d’Italia, manifestazione dedicata a questo vitigno che, visto il numero esiguo di ettari piantati in tutta Italia (diciamo attorno a 500) più che Biancaneve  potrebbe essere chiamato Cenerentola.

Ma una Cenerentola che, come sappiamo dalla fiaba, quando viene invitata a corte non sfigura per niente, anzi.

Quindi non solo i ciliegiolo assaggiati (quasi sessanta, provenienti soprattutto da Umbria e Toscana) hanno mostrato caratteristiche positive (di cui parleremo dopo), ma la manifestazione è stata organizzata in maniera impeccabile, a cominciare dalla notevole cena a La Trota a Rivodutri.

Ma veniamo al “ciliegiolo-cenerentola”, vitigno dotato di colore, buon corpo e trama tannica abbastanza rilevante. Quello prodotto dalle cantine della zona di Narni mostra un’alcolicità importante, una bella frutta in gioventù, una buona freschezza e trama tannica di buon livello, che però mostra un po’ la corda (cioè diviene ruvida, rustica, pungente) nel caso di prodotti più concentrati, magari pensati per un lungo invecchiamento.

In effetti è proprio l’invecchiamento uno dei problemi riscontrati, non tanto perché non maturi bene, quanto perché la terziarizzazione non propone note complesse e importanti al posto del bel fruttato iniziale.

Questa della mancanza di terziari e del rischio di ruvidezza tannica è un po’ una caratteristica generale del ciliegiolo, trovata anche in buona parte di quelli provenienti da altre regioni, non ultima la Toscana.

La Toscana, in particolare la Maremma, è forse la terra d’elezione del vitigno, potendo contare su quasi la metà della superficie piantata. Oltre ad avere ettari mi sembra abbia anche, almeno adesso, una qualità superiore, specie in freschezza e complessità aromatica nei ciliegiolo giovani o giovanissimi.

Infatti, pur trovando molto interessanti alcuni ciliegioli narnesi del 2016 e 2015 alcuni ciliegiolo maremmani avevano una marcia in più  in complessità aromatica, spinta, corpo e freschezza, pur venendo da zona molto calda. La stessa cosa non vale per altri ciliegiolo toscani ma non maremmani, figli di interpretazioni molto , troppo personali.

Mi scordavo! Nonostante molti non li abbiano apprezzati mi sembra che il ciliegiolo sia un buon vitigno per produrre dei rosati, sicuramente dotati di alcol importante, buon frutto e corpo adeguato.

La manifestazione non presentava soltanto l’assaggio per la stampa specializzata: c’erano laboratori, convegni e banchi d’assaggio per il pubblico con tutti i vini presenti alla manifestazione .

Bisogna  fare i complimenti ai produttori narnesi per aver portato avanti con forza e determinazione questa manifestazione, che permette  anche di puntare i riflettori su un territorio non certo conosciutissimo dal punto di vista turistico. Narni è stata infatti una sorpresa, una chicca medievale sicuramente al livello di altri borghi umbri molto più blasonati.

Saremo felici di tornarci l’anno prossimo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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