Chiusure a vite, non certo uno stile da “svitati”.4 min read

Il progetto di comunicazione degli Svitati (cioè le cantine Haas, Jermann, Massa, Prà, Pojer e Sandri ), del quale abbiamo parlato qui, non si ferma e continua nel suo viaggio attraverso l’Italia per far capire l’importanza di dare valore alla chiusura con il tappo a vite. Per questo secondo appuntamento hanno scelto di raccontarsi al mondo della ristorazione.

A distanza di un anno dalla prima edizione si può tranquillamente dire che di questo argomento si è discusso molto e in vari ambiti. I consumatori si sono incuriositi su questo sistema di chiusura e sembra siano meno restii nell’approcciarsi a bottiglie con tappo a vite, non paragonando necessariamente il vino in esse contenuto ad un prodotto di scarsa qualità. Anche i produttori hanno cominciato ad uscire allo scoperto manifestando il reale interesse che questa opportunità di tappatura potrebbe essere utilizzata sulle loro bottiglie.

A testimoniare questo si è affiancato al gruppo Sergio Germano, produttore di spessore nell’enologia italiana, proprietario della cantina di Serralunga d’Alba Ettore Germano. L’ho incontrato ad un evento qualche tempo fa e mi ero soffermata a parlare proprio dei sistemi di tappatura, visto che già da tempo  ha adottato il tappo a vite per il suo Riesling Herzu. Questo perché, secondo una sua condivisibile riflessione, rispetto ai tappi in sughero presenti ora sul mercato “Quando su nove bottiglie tappate in sughero solo sei sono perfette, due sono così così e una la butti via, non va bene”.

In quella occasione provocatoriamente gli chiesi perché non provare questa tappatura anche su vini di spessore come il suo Barolo, e lui con un sorriso sornione mi invitò ad andare a trovarlo nella sua azienda. Eccolo oggi uscire allo scoperto dove, con la sua presenza alla seconda edizione degli “Svitati”, si espone senza remore nel raccontare come il sistema adi tappatura a vite potrebbe essere efficace anche su un vino dal lungo affinamento. Lui lo sta testando dal 2013, dove lo utilizza su almeno 100 bottiglie per il cru, a livello sperimentale, per poter giudicare concretamente l’evoluzione del vino. Non da meno l’ironico pensiero del figlio di Sergio il quale afferma “Penso che il vino debba soffocare in bottiglia e aprirsi poi nel bicchiere”.

Lo stimolo per iniziare a utilizzare questo sistema di tappatura sui miei vini – ha spiegato Sergio Germano – è arrivato oltre 15 anni fa dal mio importatore della California. Mi disse che era pronto per fare questo passo. Dal 2011 imbottiglio i miei 3 vini bianchi Riesling, Chardonnay e Nascetta, a cui poi si sono affiancati Dolcetto, Barbera e Langhe Nebbiolo. Anche la Barbera Superiore vendemmia 2021, in vendita dal prossimo anno, avrà il tappo a vite. Il mio sogno è però quello di poter chiudere il Barolo col tappo a vite. Credo infatti nella scientificità assoluta del tappo a vite. Un sistema che consente, con i dovuti accorgimenti tecnici, come per esempio potrebbe essere un travaso in più del vino, di imbottigliare anche un vino importante come il Barolo”. Non una lotta contro il tappo in sughero ma la possibilità di interpretare un vino potendo utilizzare un sistema alternativo di chiusura che è più facilmente accettato dal consumatore se si tratta di un vino bianco, ora va comunicato quanto sia potenzialmente interessante anche per un vino rosso.

In sintesi il tappo a vite è una scelta stilistica del produttore, ora è la volta di sensibilizzare i Consorzi che sono gli unici organismi deputati a modificare i disciplinari e ad approvare regole già in vigore a livello di Comunità Europea, che li autorizzino per i vini Doc e Docg, lasciando la discrezionalità ai produttori. Sarebbe un bel segnale rivolto anche alla sostenibilità visto che l’alluminio utilizzato per produrli proviene da un virtuoso sistema di riciclo, e, già che ci siamo, sarebbe anche ora mettere un limite al peso delle bottiglie in vetro che (in modo imbarazzante) arrivano a pesare anche 1200 grammi, spesso per contenere vini di qualità discutibile.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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